Il 29 aprile, su iniziativa della Conferenza Episcopale Polacca, si celebra la Giornata del Martirio del Clero Polacco. È una commemorazione di migliaia di sacerdoti, religiosi, suore, diaconi, vittime del totalitarismo nazista e comunista. La data è collegata all'anniversario della liberazione del campo di concentramento tedesco di Dachau da parte delle truppe americane nel 1945.

Si tratta del principale luogo di esecuzione di membri del clero polacco durante la seconda guerra mondiale. I tedeschi vi uccisero 868 dei 1773 sacerdoti e vescovi polacchi imprigionati. In totale, a Dacahu sono stati imprigionati circa 3.000 sacerdoti cattolici provenienti da diversi paesi. E tenendo conto dell'intero periodo della seconda guerra mondiale, è stato ucciso un sacerdote diocesano polacco su cinque (circa 2 mila su 10.000) Inoltre, sono stati uccisi oltre 600 religiosi e religiose. Alcune diocesi hanno perso il 70-80% del clero del periodo prebellico.

"A Dachau, il numero di sacerdoti polacchi uccisi è stato superiore al numero di preti vittime di altri paesi europei" – ha affermato il prof. Jan Żaryn, direttore dell'Istituto per il Patrimonio del Pensiero Nazionale. Il martirio dei sacerdoti polacchi era legato al fatto di essere polacchi, custodi della loro identità, così come della fede cristiana da loro professata, che era in opposizione al carattere pagano del nazismo - ha sottolineato.

Il Prof. Jan Żaryn ha ricordato che tra le vittime di Dachau ci sono sia giovani sacerdoti che ecclesiastici che erano stati a servizio della cura pastorale della Seconda Repubblica Polacca. "Come il beato sacerdote Stefan Frelichowski, un prete che oggi è il patrono degli scout, perché lo era lui stesso. È stato un simbolo del patriottismo polacco per quei giovani sacerdoti che ne seguivano le orme come don Ignacy Skorupka. Ci sono stati anche sacerdoti martirizzati a Dachau, come il beato don Edward Detkens, collegato alla cappellania universitaria a Varsavia" – ha ricordato lo storico.

I sacerdoti imprigionati a Dachau fecero voto che se fossero sopravvissuti al campo, avrebbero fatto un pellegrinaggio al santuario di S. Giuseppe a Kalisz. Il 29 aprile 1945, poche ore prima che i tedeschi progettassero di uccidere i prigionieri e di distruggere il campo, gli americani entrarono a Dachau, liberando 33.000 persone, compresi 856 sacerdoti.

In conformità con la decisione della Conferenza Episcopale Polacca, il luogo principale della celebrazione della Giornata del Martirio del Clero Polacco è il Santuario di S. Giuseppe. Le celebrazioni in questo luogo sono un ininterrotto pellegrinaggio di ringraziamento dei sacerdoti sopravvissuti al Campo di Concentramento di Dachau.

"Anche quest'anno nel santuario di S. Giuseppe a Kalisz, offriremo una preghiera di ringraziamento per i nostri fratelli nel sacerdozio che sono morti e hanno reso testimonianza di fedeltà a Cristo in così tanti luoghi di sterminio e tormento durante l'ultima guerra mondiale. La Santa Messa sarà celebrata il 29 aprile 2021 alle ore 12.00 nel santuario nazionale di S. Giuseppe a Kalisz e sarà presieduta da Mons. Grzegorz Suchodolski di Siedlce" – si legge nella lettera di Mons. Damian Bryl, ordinario della diocesi di Kalisz. A causa della pandemia, il vescovo ha incoraggiato i sacerdoti di tutta la Polonia ad unirsi alla preghiera tramite trasmissione Internet.

Il Prof. Jan Żaryn ha anche richiamato l'attenzione sull'atteggiamento eroico delle persone consacrate durante la seconda guerra mondiale. L’esempio principale è il francescano S. Maksymilian Maria Kolbe, che ha offerto la sua vita nel Campo di Concentramento di Auschwitz per quella del suo compagno di prigionia Franciszek Gajowniczek. "Eroico anche il ruolo degli ordini maschili e femminili nel salvare gli ebrei, soprattutto dal 1942, quando gli ebrei, consapevoli dell'olocausto in corso, iniziarono a fuggire dai ghetti nella cosiddetta parte ariana" – ha ricordato lo storico.

Molti ecclesiastici, vittime della seconda guerra mondiale, erano anche cappellani militari. Nel gruppo dei 108 beati martiri polacchi, beatificati nel 1999 a Varsavia da Giovanni Paolo II, c'era, tra gli altri il domenicano padre Michał Czartoryski, ucciso dai tedeschi in un ospedale insieme ai feriti gravi, durante l'insurrezione di Varsavia.


La Giornata del Martirio del Clero Polacco è anche la giornata della memoria delle diverse centinaia di sacerdoti, vittime del totalitarismo comunista. Il simbolo del martirio dei sacerdoti polacchi durante la Repubblica Popolare di Polonia è il Beato don Jerzy Popiełuszko, assassinato dagli agenti del Servizio di Sicurezza nell'ottobre 1984.

Il Prof. Jan Żaryn ha ricordato che anche il clero polacco ha subito la repressione sovietica. Questa, ad esempio, è la storia del beato don Władysław Bukowiński, parroco della cattedrale di Lutsk, prigioniero dei campi di lavoro sovietici nel sistema dei Gulag, esiliato in Kazakistan, dove condusse attività pastorali e missionarie fino alla sua morte avvenuta nel 1974.

Il Prof. Jan Żaryn ha sottolineato che durante il periodo stalinista, circa un migliaio di sacerdoti, che a quel tempo costituivano il 10 per cento del clero polacco, sono passati per le prigioni comuniste. "Erano cappellani dell'Esercito Nazionale e in seguito operatori sociali cattolici attivi. Penso a don Tomasz Rostworowski o a don Zygmunt Kaczyński (...) molto probabilmente assassinato in prigione nel maggio 1953" – ha detto il direttore dell'Istituto per il Patrimonio del Pensiero Nazionale. Lo storico ha anche richiamato l'attenzione sulla prigionia o internamento delle figure più importanti della Chiesa in Polonia, primo fra tutti il cardinale Stefan Wyszyński. "Il martirio che ha accompagnato il sacerdozio polacco dipendeva dal livello dello stato totalitario che utilizzava strumenti totalitari. Ma come sappiamo, si è rivelata fino alla fine della Repubblica Popolare Polacca la "capacità" dei comunisti di utilizzare gli strumenti più anti-ecclesiastici" – ha sottolineato il prof. Jan Żaryn.

Lo storico ha ricordato gli omicidi ancora irrisolti di tre sacerdoti nel 1989 - don Stefan Niedzielak, don Stanisław Suchowolec e don Sylwester Zych.