Advertisement

La Chiesa in Polonia e l’apertura a profughi e rifugiati

Migrante |  | CCEE Migrante | | CCEE

La Polonia non si trova lungo la strada dei principali flussi migratori in Europa. Non ci sono connessioni dirette con le principali rotte di migrazione verso Europa (mediterranea orientale, centrale e occidentale) che attraversino il territorio polacco. Esiste la cosiddetta rotta orientale europea che non è molto attiva e ha piuttosto impatto locale.

Come si legge in un comunicato stampa da parte di Pawel Rytel-Andrianik, portavoce dei vescovi polacchi ormai alla vigilia della Giornata Mondiale della Gioventù, nel 2015 in Polonia sono state presentate 12325 richieste di asilo. La maggior parte delle richieste riguardava i cittadini della Federazione Russa (ceceni) 7989, dell’Ucraina 2305, e di altri Paesi, per esempio: Georgia – 394, Siria – 295, Armenia – 195.

Nel primo trimestre del 2016 sono state presentate 2627 richieste di asilo. A parte le due nazionalità principali sopra menzionate, è opportuno annotare richieste dalla Turchia (curdi) e Tagikistan (circa 300). Le statistiche sono disponibili sul sito ufficiale dell’Autorità per gli Stranieri: udsc.gov.pl/statystyki

“La Polonia – scrive padre Pawel nella nota -  è un Paese omogeneo dal punto di vista etnico. Il fenomeno dell’immigrazione in generale (dei profughi e rifugiati in particolare) è nuovo, diverso, è strano per un polacco medio. Per questo motivo, anche se secondo le statistiche ufficiali relative agli stranieri che legalmente soggiornano in Polonia, la loro percentuale sull’intera popolazione polacca è del solo 0,4%, esistono grandi paure. Il motivo di queste è da ricercarsi nella mancanza del dibattito pubblico, nella materia complicata della legge e delle procedure di migrazione, in un coinvolgimento non sufficiente degli organi di governo pubblici, delle organizzazioni non governative ecc. Non esiste alcuna idea per la migrazione in UE e neanche in Polonia”.

“Sfortunatamente – continua il portavoce polacco nel comunicato - queste paure sono alimentate da alcuni partiti politici, e da dichiarazioni non appropriate fatte da politici. C’è una paura dei musulmani artificialmente creata, comprensibile del resto per certi versi (attacchi terroristici). La Polonia confina con la Germania, che ha una grande popolazione musulmana, e sul confine non vengono eseguiti alcuni controlli regolari”.

Advertisement

Grazie alla generosità dei cattolici polacchi è stato possibile aiutare i profughi provenienti dal Sudan, Nigeria, Egitto, Libano, Siria, e Iraq. I vescovi polacchi, dal 2009, organizzano nelle loro diocesi delle raccolte di fondi destinate ai profughi e dei quali usufruiscono non solo i cristiani. “E’ motivo di gratitudine – dice Padre Pawel - nei confronti dei cattolici in Polonia l’aver raccolto solamente nel 2014 oltre 5mln di zloty (1,2mln di euro) a favore dei profughi”. La Caritas in Polonia aiuta attualmente circa 3000 persone provenienti dall’Africa, Europa dell’Est e altri migranti.

La Conferenza Episcopale polacca ha registrato da sempre atteggiamenti favorevoli alla politica dell’accoglienza tanto cara a Papa Francesco: “La Chiesa cattolica in Polonia, chiamata a prestare sostegno ad altre persone, in maniera particolare nell’Anno della Misericordia farà tutto che sarà nel suo potere per aiutare i profughi nella loro drammatica situazione”, cosi come dichiarava l’8 settembre scorso.

Oppure come quando il 30 giugno 2016 nella sede della Conferenza Episcopale Polacca venne firmato Il Messaggio delle Chiese cristiane in Polonia riguardo alla soluzione del problema dei migranti: “Non dovremmo perdere di vista la ragione principale dell’attuale crisi migratoria, e cioè le guerre nel Medio Oriente, e in Africa. Da lì scaturisce la necessità di pregare per la pace, di continuare gli sforzi di mediazione e di appellarsi incessantemente alla coscienza dei governanti. Molte persone sono rimaste nei propri paesi, e lì attendono che il nostro aiuto arrivi direttamente nelle regioni colpite. Al contempo dobbiamo prenderci cura di coloro che hanno deciso di lasciare la terra dei loro avi. Chiediamo ai fedeli delle nostre Chiese di pregare e di prestare aiuto ai bisognosi. Non possiamo abbandonare la ricerca di soluzioni della crisi in atto”.