Advertisement

La Chiesa oltre la Cortina di Ferro, Pacelli al Congresso Eucaristico Internazionale

A Budapest, nel 1938, arrivò una delegazione papale guidata dal Cardinale Eugenio Pacelli, segretario di Stato vaticano.

Congresso Eucaristico Internazionale 1938 | Una immagine del Congresso Eucaristico Internazionale di Budapest del 1938  | Vatican News Congresso Eucaristico Internazionale 1938 | Una immagine del Congresso Eucaristico Internazionale di Budapest del 1938 | Vatican News

C’è un quadro, famosissimo, che ritrae il Cardinale Eugenio Pacelli, a Budapest, per il 38esimo Congresso Eucaristico Internazionale, inginocchiato a pregare davanti la corona. Un Congresso la cui preparazione era cominciata otto anni prima, arrivato in tempi in cui si sentiva già il profumo della guerra che sarebbe arrivata, in una Ungheria che stava ancora subendo il trauma della perdita dei suoi territori dopo il Trattato di Trianon. Una Ungheria cui Pio XI diede una attenzione particolare, inviando al Congresso Eucaristico il suo segretario di Stato, che sarebbe poi diventato Papa, alla guida di una delegazione di 14 dignitari vaticani. E quel quadro in preghiera di fronte alla corona avrebbe rappresentato, in fondo, una preghiera di fronte a un mondo che stava per essere distrutto.

Molto, al prossimo Congresso Eucaristico Internazionale di Budapest, parlerà di quel Congresso del 1938. A partire dall’inno, scritto da un monaco gesuita, Béla Bangha, che fu instancabile nel preparare il Congresso. L’idea del Congresso Eucaristico Internazionale comincia a nascere nel 1930, con l’Anno di Sant’Imre. Le celebrazioni per il 900esimo anniversario della morte del principe santo furono una prova generale, che ebbero una grande dimensione internazionale, confermando il primate Justinian Serédi che Budapest sarebbe potuta essere teatro di un Congresso Eucaristico Internazionale. E così fu, anche grazie al ritiro della candidatura di Varsavia, in nome dell’amicizia ungherese-polacca.

L’organizzazione fu imponente: furono restaurate 14 chiese, riorganizzata Piazza degli Eroi, drenato il Lago di Városligeti. Ci fu una grande preparazione spirituale della nazione, con un anno di incontri di preghiera, fino al 23 maggio 1938, quanco cominciò la serie di cerimonie. E fu in quel giorno che il Cardinale Eugenio Pacelli arrivò in treno a Budapest insieme alla delegazione pontificia, accolto dal primo ministro Béla Imrédy, dal conte Pál Teleki, ministro della religione e della pubblica istruzione, Bálint Hóman, ministro senza portafoglio, e diversi altri membri del governo, anche i presidenti della camera alta e il comandante in capo dell'esercito, nonché da tutti i vescovi ungheresi. E subito, dopo i primi saluti, gli ecclesiastici si sono recati nella chiesa di San Mattia, dove è stata letta la bolla di nomina a legato pontificio.

Il giorno successivo, 24 maggio, si tenne un ricevimento in onore della delegazione papale

Il 25 maggio 1938, sotto la pioggia battente, la gente iniziò a radunarsi in Piazza degli Eroi. Non sembrava esserci possibilità di un momento migliore. Ma a mezzogiorno non solo smise di piovere, ma il cielo si schiarì e venne un sole splendente. C’erano circa 200 mila persone, e tutte pronunciarono il nome di Gesù. Alle 5 del pomeriggio tutte le campane delle chiese cattoliche di Budapest hanno suonato contemporaneamente, annunciando al mondo l’inizio del Congresso Eucaristico internazionale. Fu allora che i sommi sacerdoti cattolici partirono dal castello di Vajdahunyad verso Piazza degli Eroi. Nella sua messa di apertura, Justinian Serédi ha spiegato il significato di “vinculum caritatis” (il vincolo d'amore) scelto come motto del congresso.

Advertisement

Nel suo discorso, il cardinale Pacelli ripercorse la storia della nazione ungherese, e si soffermò sull’Ungheria, definita “baluardo della cristianità”. Era un messaggio preciso, ad una nazione che era nel mezzo tra l’Unione Sovietica (e i comunisti avevano già preso il potere in Ungheria nel 1918, con Bela Kun, e vi torneranno dopo la guerra) e la dittatura nazista, la prima atea, la seconda neopagana.
Disse il Cardinale Pacelli: “Il Cristo eucaristico viene trattato ancora oggi come fu trattato nella sua vita terrena. La sofferenza di Cristo dura da Betlemme e dal Golgota fino alla fine dei tempi. Ciò può causare prova e sofferenza per il cuore cristiano, ma non può essere un ostacolo alla sua fede. Dove sono oggi Erode e Pilato? Dove sono gli apostoli di Nerone, Diocleziano e Giuliano? Dove sono i persecutori cristiani del I secolo? I nemici del cristianesimo divennero polvere e cenere. Il vincitore: il Cristo del Sacramento dell'Altare! (...) Continuerà ad essere il vincitore! Gli apostoli della negazione e dell'odio di Dio vogliono invano bandire l'opera e anche il nome di Cristo dallo stato, dal cuore dei fedeli. (...) L'esempio dei santi mostra lo stretto legame tra l'Eucaristia e la santità della vita”.

Le parole del Cardinale Pacelli arrivano mentre continuavano le confessioni su entrambi i lati della strada Andrássy, e tra i confessori c’era quello che sarebbe stato il Cardinale Jozsef Mindszenty.

Il 26 maggio, 300 sacerdoti hanno celebrato l’Eucarestia, e in 150 mila hanno partecipato. Budapest fu percorsa da una processione, con un corteo che partiva dalla Basilica di Santo Stefano, e portava un baldacchino decorato sotto il quale il Cardinale Pacelli portava l’ostensorio.

La processione è partita verso nord, dove ha aggirato l'Isola Margherita, quindi è tornata in piazza Eötvös toccando a sud il ponte Miklós Horthy (oggi Petőfi). Quando la processione è tornata alla basilica, fuochi d’artificio sono stati lanciati dalla collina di Gellért, e poi una croce alta 50 metri ha preso fuoco alla Cittadella.

Il giorno successivo, 27 maggio, alle 8 del mattino, è stata celebrata la messa alla presenza di migliaia di soldati, e poi la sera, 150.000 uomini hanno tenuto l'adorazione in Piazza degli Eroi. La Messa di chiusura si tenne il 29 maggio.

Fu un Congresso segnato dai venti di guerra, cui non poterono partecipare né tedeschi né austriaci perché impediti dal Reich. E il Cardinale Pacelli era lì. Anche quell’esperienza fu importante per il futuro Pio XII, che traghettò la Chiesa durante la Seconda Guerra Mondiale.

More in Storie