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La discussione al Sinodo 2018: le quattro domande per una buona catechesi

Vescovo Thomas Dowd | Il vescovo Thomas Dowd, ausiliare di Montreal  | YouTube Vescovo Thomas Dowd | Il vescovo Thomas Dowd, ausiliare di Montreal | YouTube

La fede cattolica? È come un gigantesco puzzle, uno di quei puzzle grandissimi di almeno un migliaio di pezzi, e si devono mettere insieme tuti per comprendere davvero come è fatto il puzzle. Lo ha detto il vescovo Thomas Dowd nel suo intervento al Sinodo dei vescovi del 15 ottobre.

Il vescovo Dowd, ausiliare di Montreal e relatore del Gruppo Anglicus C, ha concentrato il suo intervento sulla catechesi, partendo da esperienze personali, e in particolare da una donna che si stava convertendo al Cattolicesimo e che era insoddisfatta dalla catechesi che riceveva perché c’erano molte nozioni, si andava a leggere, per esempio, “il Credo riga per riga, ma non ci mostrano come queste righe si connettano insieme”.

In pratica, criticava non la fede, ma il modo in cui questa veniva presentata, e il vescovo Dowd le spiegò proprio questa metafora del puzzle, della necessità di costruire l’immagine partendo dalla cornice e poi di riempire mano a mano, guardando spesso la foto sulla scatola come guida per mettere insieme i pezzi.

Altra esperienza personale, la catechesi che lo stesso vescovo Dowd ha ricevuto, perché anche quella catechesi forniva i pezzi del puzzle, ma non l’immagine generale, né una guida, né dava “alcune metodologia di partenza per costruire noi stessi il puzzle”. Per fortuna, lui aveva “genitori ben versati nell’insegnamento cattolico”, che dunque hanno riempito i buchi della sua catechesi.

E la sua esperienza – ha detto – non è unica, a considerare gli interventi che ha ascoltato nei giorni precedenti. “Sappiamo – ha detto il vescovo Dowd – che ci deve essere più di una componente intellettuale per essere un discepolo, ma dobbiamo anche realizzare che i giovani e anche i non più giovani hanno domande reali e profonde per cui cercano risposta”.

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Sì, ci vuole una nuova forma di catechesi, ma ci vogliono anche “i bordi e gli angoli del puzzle che ci danno la cornice”. In pratica, quattro domande chiave. E sono le quattro domande sulle quali il vescovo Dowd scriverebbe un enciclica.

Le domande sono: Chi è Dio? Se Dio è buono, perché c’è il male del mondo? Se Dio è buono ma c’è il male nel mondo, cosa ha fatto Dio per affrontarlo? Se Dio è buono, ma c’è il male nel mondo, e Dio sta facendo qualcosa per affrontarlo, come posso essere parte di questo?

“È mia convinzione – ha concluso il vescovo Dowd – che queste domande sono nel cuore di ogni persona, religiosa o no, e che la fede cristiana può dare una risposta totale a queste domande”. Insomma, si deve “partire con le risposte a queste domande, e ogni altra domanda trova il suo posto, e la foto sulla scatola è rivelata. Non ci esenta dal costruire il puzzle, perché non ci saranno due persone a fare il puzzle nello stesso modo, dato che le nostre esperienze sono differenti. Ma sapremo da dove partire e come finire, e se facciamo un errore potremo più facilmente correggerlo senza confusione”.