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La IV Giornata delle catacombe il 16 ottobre è dedicata al significato dei simboli

Ce ne parla il professor Fabrizio Bisconti, sovrintendente archeologico alle catacombe

Città del Vaticano, Musei Vaticani. Iscrizione con nave e faro, dettaglio |  | PCAS
Città del Vaticano, Musei Vaticani. Iscrizione con nave e faro, dettaglio | | PCAS
Il professor Fabrizio Bisconti  |  | Piac
Il professor Fabrizio Bisconti | | Piac
Il logo della IV Giornata delle Catacombe  |  | PCSA
Il logo della IV Giornata delle Catacombe | | PCSA
Roma, ipogeo di via Dino Compagni. Cubicolo B. I protoparenti e l’offerta dei simboli del lavoro da parte di Caino ed Abele |  | PCAS
Roma, ipogeo di via Dino Compagni. Cubicolo B. I protoparenti e l’offerta dei simboli del lavoro da parte di Caino ed Abele | | PCAS
Musei Vaticani. Lastra di Severa con scena di adorazione dei Magi |  | PCSA
Musei Vaticani. Lastra di Severa con scena di adorazione dei Magi | | PCSA

Torna anche quest’anno la Giornata delle Catacombe, l’appuntamento è per sabato 16 ottobre. In questa edizione l’attenzione è ai simboli che si trovano nelle Catacombe cristiane, ed ebraiche, Di alcuni di loro è noto il significato, altri appaiono più misteriosi e difficili da decifrare.

Ne parliamo con il professore Fabrizio Bisconti Sovrintendente archeologico delle Catacombe della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra. 

Professore, iniziamo dal tema scelto per questa quarta edizione: un mondo di simboli. Perché questa scelta ?

L’immaginario collettivo guarda alle catacombe come ad un mondo nascosto, una sorta di «nascondiglio» sicuro al momento delle grandi persecuzioni. In realtà questi monumenti sotterranei, che ora vediamo spogli e disadorni, al momento delle loro origini erano «luoghi di attesa», in quanto coemeteria e, dunque, i «contenitori» di un sonno provvisorio, in vista della resurrezione. Questo significato peculiare comportò la decorazione dei meandri ipogei, dei loculi, degli arcosoli, dei cubicoli, con pitture, sarcofagi e mosaici. Ma le stesse sepolture mostravano chiusure con lastre incise che rappresentavano segni estremamente semplici, che ruotano attorno all’orbita del linguaggio figurativo simbolico. Rispetto alle scene iconografiche più complesse, che si ispirano agli episodi biblici, con un intento paradigmatico ed evocativo, i simboli rimandano velocemente alla visione originale della fede dei cristiani della prima ora, nel senso che fungono da spot pubblicitari, con finalità catechetiche e didattiche. I simboli sono tratti da tematiche più ampie, come quella cosmica, stagionale, bucolica, filosofica, marittima. Alcuni di questi possono anche essere raggruppati, come l’ancora, il faro, la nave e il pesce per alludere alla navigatio vitae del buon cristiano, ma anche all’accezione cristologica e battesimale. Ma possiamo fare un vero e proprio elenco di equivalenze simboliche: il mostro marino allude a Giona, la colomba con il ramoscello di ulivo nel becco a Noè, la pecora al buon pastore. Alcuni simboli trovano la loro origine nella cultura pagana, come il pavone e la fenice, che vogliono esprimere il concetto della resurrezione della carne. Il simbolo più diffuso e pregnante di significato è sicuramente il monogramma cristologico, ovvero il cristogramma, che intreccia le iniziali del nome di Cristo in greco (X e P) e lo staurogramma, che unisce ancora tali iniziali alla croce. Questo simbolo può essere arricchito dalle lettere apocalittiche alfa e omega, per caricare il significato simbolico del segno identitario dei cristiani, che confidano nella vittoria finale. 

Quali simboli che troviamo nelle catacombe sono ancora validi per noi oggi e quali invece hanno perso il loro significato? 

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I simboli delle catacombe possono essere trascinati sino all’età contemporanea proprio per la valenza salvifica che essi implicano. È chiaro che il pesce e il cristogramma, in quanto equivalenze immediate alla figura del Cristo, sono ancora ben percepibili dai cristiani dei nostri tempi. 

La pandemia ha reso le visite in catacomba difficili, ma c’è anche la possibilità di visitarne alcune “on line”, di quali si tratta?

Sul sito dedicato alla Giornata delle Catacombe www.giornatadellecatacombe.it e su quello ufficiale della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra www.catacombeditalia.va esistono due esempi importanti di visita virtuale tramite GoogleMaps, ossia le catacombe di Priscilla e quelle di via Dino Compagni. 

Dopo la prima fase della pandemia ora le catacombe sono di nuovo aperte al pubblico. Come sono cambiati l’affluenza o il genere di visitatori? 

La visita alle catacombe è ripresa gradualmente. Tutto è cominciato con piccoli gruppi familiari e parrocchiali, adesso stanno arrivando «piano piano» gruppi più numerosi, incoraggiando i gestori delle catacombe, che hanno vissuto un lungo periodo di difficoltà. 

In occasione della Giornata c’è anche la occasione per comprare alcuni libri sulle catacombe, quali consiglierebbe a chi si avvicina a questa realtà per la prima volta?

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Sicuramente il volume di V. Fiocchi Nicolai, F. Bisconti, D. Mazzoleni, Le catacombe cristiane di Roma. Origini, sviluppo, apparati decorativi, documentazione epigrafica, Regensburg 1998; per i più piccoli invece si può trovare il volume che ho curato dedicato a Le catacombe dei bambini, Todi 2017. 

Quali sono le novità di questa edizione? Quali invece gli appuntamenti ormai imprescindibili?

La Giornata delle Catacombe propone, come sempre, la visita alle catacombe aperte al pubblico, ma anche alcune normalmente chiuse (catacomba di S. Tecla, catacomba di San Lorenzo, Regione dei Fornai a Domitilla, catacomba di Pretestato, regione dell’ex-vigna Chiaraviglio e Cripte di Lucina nel comprensorio callistiano). Questa è sicuramente l’occasione per conoscere monumenti straordinari, magari restaurati da poco tempo e per questo ancora più suggestivi. Anche i laboratori ludico-didattici sono appuntamenti irrinunciabili specialmente per i bambini.