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La memoria di Erminio Pampuri: il medico “santo” a Caporetto

Erminio Pampuri |  | pampurimedicocondotto.jpg Erminio Pampuri | | pampurimedicocondotto.jpg

Cent’anni fa, come oggi. Era il 24 ottobre 2017 quando gli Austriaci travolgono le truppe italiane. Del servizio sanitario dell’Esercito regio faceva parte anche uno studente di Medicina, Erminio Pampuri, 20 anni. Un soldato, ma fin dal primo giorno Pampuri si preoccupa più di salvare i militari che di uccidere i nemici. Erminio Pampuri viene beatificato da Giovanni Paolo II. E ogni 24 Ottobre viene ricordata la sua straordinaria figura.

E in effetti, la sua storia, è senza eguali. Conducendo un carro tirato da una coppia di buoi, per 24 ore sotto la pioggia battente, Pampuri mette in salvo il materiale sanitario che era stato abbandonato. Sa quanto saranno preziose quelle medicine, una volta finita quella sanguinosa ritirata.

L’Esercito lo decora con la medaglia di bronzo. Un eroe, ma anche un santo. Perché Erminio Pampuri, decimo di undici figli, originario di Trivolzio (Pavia), dopo il liceo Manzoni a Milano e l’Università a Pavia, vive con grande fede sia la professione medica che quella religiosa. Nel giugno 1927, a 30 anni, chiede di entrare nell’Ordine Ospedaliero fondato da San Giovanni di Dio nel 1537 per l’assistenza agli infermi. Il suo gesto suscita enorme scalpore e viene riportato anche dai giornali (“Un medico si fa frate” titola il Corriere della Sera il 20 agosto del 1927). Novizio nella casa religiosa di Brescia, prende il nome di fra’ Riccardo.

A 30 anni, Pampuri già gode fama di santità, ma è di salute cagionevole, forse un retaggio delle 24 ore di pioggia battente subite a Caporetto: e così insorge la pleurite. Il 1° maggio 1930, all’inizio del mese della Madonna alla Quale aveva affidato fin da bambino gli studi, a 33 anni, muore. Oggi riposa nella chiesa dei Santi Cornelio e Cipriano a Trivolzio. Chi oggi lo prega con fede, lo sente ancora vicino; ancora e più che mai medico e fratello: guarigioni e conversioni inspiegabili umanamente sperimentano coloro che si rivolgono a lui, come un continuo prodigio di carità. Nelle diocesi di Brescia e di Pavia la sua memoria si celebra il 16 maggio. 

 

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