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La Santa Sede: “I migranti? Non sono solo una minaccia alla stabilità”

Nazioni Unite, sede di Ginevra | La sede delle Nazioni Unite di Ginevra  | UN Nazioni Unite, sede di Ginevra | La sede delle Nazioni Unite di Ginevra | UN

I migranti? Non vanno considerati solo come una minaccia alla stabilità e alla sicurezza. Anzi. Devono essere visti anche dal punto di vista dell’apporto positivo che possono dare alla società. Lo sottolinea l’arcivescovo Ivan Jurkovic, osservatore permanente della Santa Sede presso la Sede alla 32esima sessione del Consiglio dei Diritti Umani, tutto dedicato al tema delle migrazioni.

Il rapporto presentato ha numeri impressionanti. Nel 2015, sono stati contati 244 milioni di migrant, ovvero il 41 per cento in più rispetto al 2000. Sono movimenti – spiega l’arcivescovo Jurkovic – “che sono spesso la conseguenza di ineguaglianze economiche e sociali, violenti conflitti, disastri naturali e persecuzioni religiose”. Non si fugge solo dalle guerre, anzi. La maggior parte dei migrant vanno via in cerca di lavoro, in cerca di una possibilità di migliorare la loro condizione economica e sociale.

Ed è per questo – ammonisce l’arcivescovo Jurkovic – che le persone in movimento “non dovrebbero essere trattate solamente come una minaccia alla stabilità nazionale, e per questo lasciate allo sfruttamento di persone senza scrupoli o trattate come meri prodotti o beni commercial, senza alcuna reale preoccupazione per i loro diritti e le loro aspirazioni”.

L’Osservatore chiede anche di considerare il contributo positivo dato dai migranti alle nazioni che gli ricevono sia riconosciuto e affermato, perché il lavoro dei migrant “rappresenta una soluzione per il problema demografico”, contribuiscono “a costruire ponti tr ale culture e a diffondere il benessere e lo sviluppo delle loro nazioni di origine attraverso i guadagni che rispediscono alle famigli e attraverso le nuove capacità che acquisiscono”.

Un contributo positivo – prosegue l’arcivescovo Jurkovic – che diventa ancora più visibile quando i migranti “diventano pienamente integrati nelle società che li ospitano e così diventano consapevoli che un future migliore possa essere costruito insieme”.

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Insomma, le politiche di migrazione devono basarsi sul “dialogo e la mutual accettazioni”, in modo da creare “una migrazione sicura e ordinate” e allo stesso tempo il “rispetto per i diritti dei migrant”.

Tra i problemi di oggi, l’Osservatore menziona le migrazioni irregolari, il traffico di esseri umani, la detenzione di minori non accompagnati, così come il fatto che molti migrant vivono in condizioni indecenti, hanno un lavoro precario, sono spesso marginalizzate e soggette a discriminazione o vittime di stereotipi negative.

Tutti fattori che è “importante superare”, implementando ed eseguendo “politiche e progetti che desiderano limitare l’impatto avverso delle migrazioni e di dare una protezione special alle categorie più vulnerabili”, vale a dire “bambini, donne e anziani”.

“Le persone – prosegue l’arcivescovo Jurkovic – non “dovrebbero essere forzate ad emigrare, ma piuttosto ad essere libere di migrare su condizioni volontarie e pianificate”, e per questo “gli Stati e le organizzazioni internazionali, così come la società civile, hanno la responsabilità di elaborare e implementare le politiche migratorie, così come le strategie e gli accordi, in modo da rendere l’esperienza della migrazione più umana e di garantire che il fenomeno abbia conseguenze positive per tutti”.

E tra queste strategie, deve essere inserita la questione educativa, in quanto – sottolinea la Santa Sede – “c’è un urgente bisogno per una maggiore condivisione della conoscenza, in modo da assicurare l’integrazione sociale e culturale”, e “l’integrazione può giocare un ruolo vitale in questo processo e nella produzione di politiche nazionali e internazionali che promuovano un senso di responsbailità e solidarietà sulla quale ogni società dovrebbe essere basata”.

 

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