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La sinodalità in parrocchia passa attraverso la famiglia

Il teologo e parroco con Ruccia lo racconta in un libro

Una parrocchia in pellegrinaggio  |  | Santa Maria in Traspontina
Una parrocchia in pellegrinaggio | | Santa Maria in Traspontina
La copertina del libro  |  | pd
La copertina del libro | | pd

Cosa è concretamente lo stile sinodale? La risposta nel libro ‘Sinodalità e missione. Per una nuova evangelizzazione’ di don Antonio Ruccia, parroco alla parrocchia ‘San Giovanni Battista’ di Bari e docente di Teologia Pastorale presso la Facoltà Teologica Pugliese di Bari. 

“La Chiesa è una comunità.- dice Don Ruccia- Si fa presto a dirlo e si fa presto ad identificarla con la parrocchia. Per tanti, infatti, la parrocchia è la Chiesa che ‘naviga a vista’ tra sacramenti e funzioni rituali. Con estrema difficoltà si parla di persone. 

Allora, quale stile adottare per una nuova evangelizzazione?

“Non si tratta di una questione di stile. Nessuna azione pastorale può essere tale se non inserita nell’ambito biblico-teologico. La nuova evangelizzazione è una proposta sinodale. In essa è richiesta una formulazione di progettazione che parta dalla realtà e s’incentri nuovamente sul ‘kerygma’. E’ la riproposta del Cristo morto e risorto che deve ridirsi negli ambienti. La nuova evangelizzazione è la proposta della ‘parrocchia di fuori’ sullo stile della Chiesa antica, quella delle case  e dei testimoni. E’ la Chiesa degli ‘schiodanti’ e dei ‘motivanti’, che non si arrendono mai e che sanno che la dimensione della corresponsabilità richiede cooperazione e rinnovamento con il passo della misericordia”. 

Esiste una pastorale per  evangelizzare la città? 

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“La città è il cuore della nuova evangelizzazione del terzo millennio. E’ proprio sulla città, quella fatta di palazzi ma anche di periferie nate come funghi, che la Chiesa è chiamata a ridire il Cristo. RidirLo con percorsi affidati a nuove figure ministeriali come i catechisti del territorio, gli animatori del web e i nuovi operatori culturali che sappiano animare il territorio senza fare una pastorale ‘del quieto vivere’.”

Quale pastorale sinodale dopo il lockdown?  

“Il lockdown ci ha insegnato a passare dalla capanna al villaggio, a non pensare che il piccolo potesse essere il mondo. L’inaspettato e poco gradito ospite ha ribaltato anche la prassi consolidata della pastorale ecclesiale. Di qui l’esigenza di reinventarsi come Chiesa-comunità in missione. La Chiesa è chiamata a dare un senso alla sua vita e a domandarsi come agire eticamente rispetto ai temi dell’arco esistenziale che vanno dalla prenatalità all’ultimo respiro”.

 

A Roma si terrà l’incontro delle famiglie: attraverso quali percorsi sinodali la Chiesa le accoglie?

“Una Chiesa sinodale non può non avere nella famiglia il suo punto di partenza.

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Eppure … proprio all’interno dei suoi perimetri la Chiesa, composta da tante famiglie, oggi necessita di una svolta che non può essere marginale, che chiede la radicalità e il suo fondarsi sul Vangelo. Non una famiglia costruita sui sogni e sulle ipotesi, ma una famiglia giovane che non esclude né gli anziani né chi vive il senso della famiglia ferita, ma chiedendo che ognuno compia il proprio itinerario di fede in cui nessuno si senta esentato nel portare il Vangelo dentro e fuori di sé. Nessun progetto di nuova evangelizzazione, attraverso itinerari di fede per famiglie e giovani, può esser realizzato se non a partire dal Vangelo. E’ il Vangelo l’illustre sconosciuto nelle famiglie. Ed è proprio il Cristo l’amico da riportare in famiglia. L’esperienza di Roma mi auguro possa farlo emergere a trecentosessanta gradi”.