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La storia dei cattolici di Cina tocca anche le Olimpiadi invernali di Pechino

Parte delle Olimpiadi invernali saranno in un villaggio a 250 chilometri da Pechino, sulle montagne che furono rifugio per i cristiani raggiunti dagli evangelizzatori gesuiti

Xiwanzi | Il vecchio villaggio cattolico di Xiwanzi, a 250 km da Pechino | Verbiest Foundation Xiwanzi | Il vecchio villaggio cattolico di Xiwanzi, a 250 km da Pechino | Verbiest Foundation

A 250 chilometri a Nord Ovest di Pechino, nella regione di Xiwanzi, c’è il villaggio di Chongli. Ed è lì che si rifugiarono i cristiani perseguitati nel XVIII secolo, arrivando in quelle montagne dove vissero in grotte, al riparo dal freddo e dalla calura invernale. Ora, quei luoghi sono stati trasformati, c’è una ferrovia ad alta velocità che vi arriva, il villaggio è diventato una città. Ma è parte della storia recente. Perché è lì, su quelle montagne, che si disputa parte delle Olimpiadi invernali di Pechino.

Oggi cominciano le Olimpiadi invernali di Pechino, e quasi tutte le gare sportive si tengono nella capitale. Tuttavia, sarà sulle montagne di Chongli che si terranno le gare di sci.

A raccontare la storia del villaggio cristiano è stata la Fondazione Verbiest, legata al nome del missionario belga Theophile Verbiest che andò in Cina, e che fondò la Congregazione Missionaria del Cuore Immacolato di Maria.

Già nel XVIII secolo c’era una comunità cristiana nella regione, visitata regolarmente dai missionari gesuiti e dai padri lazzaristi francesi, mentre i padri di Scheut (è un altro modo in cui si conoscono i missionari della Congregazione fondata da padre Verbiest) aiutarono Xiwanzi a diventare un villaggio cattolico di circa 5 mila abitanti, facendolo diventare il centro di una estesa diocesi con circa 20 missioni, un seminario, una scuola primaria e secondaria, un orfanotrofio, una macchina tipografica e persino la casa episcopale, dove si tenevano importanti e preziosi archivi librari.

La cattedrale di Xiwanzi fu costruita da monsignor Leo De Smedt, e molti missionari (circa 252 padri di Scheut) sono sepolti nel cimitero che ora ha due secoli. Una storia di evangelizzazione, che ebbe un brusco termine il 9 dicembre 1946, con l’invasione del villaggio da parte dell’VIII armata e la conseguente distruzione della biblioteca, nonché l’uccisione di diversi cristiani. Monsignor De Smedt dovette lasciare la Cina, ma vi ritornò nel 1948. Fu arrestato nel 1950 e morì in prigione nel 1951.

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Suo successore fu il giovane vescovo cinese Melchior Zhang Kexing, e anche lui fu imprigionato. La comunità cattolica si isolò, e divenne una Chiesa sotterranea. Solo nel 1980 i padri di Scheut poterono tornare a visitare le missioni, ma con molte limitazioni, a partire dal fatto che era fortemente sconsigliato prendere contatti con la Chiesa sotterranea.

È stato solo negli ultimi anni che Xiwanzhi si è trasformata nella città Chongli. Dopo l’assegnazione a Pechino dei Giochi Olimpici Invernali, il villaggio di abitanti delle caverne è diventato una città moderna di 60 mila abitanti che vivono in 10 edifici, e c’è un treno super veloce che va da Pechino alla città. Il vecchio villaggio cattolico è così scomparso. Sono rimaste, però, le testimonianze del passaggio dei missionari.

La stazione dei treni di Xiwanzi ha vicino una vecchia cappella, costruita nel 1904 dal padre di Scheut Hadriaan van der Heijden, che lì morì nel 1910 e lì fu sepolto. La cappella non viene più usata, ma è riconosciuta dalla Cina come monumento stoico locale. Ed è rimasto anche il vecchio cimitero.