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La storia della stella cometa, dalla Bibbia a Giotto

Una congiunzione astrale che conferma la presenza dell'astro a Betlemme

La Adorazione dei Magi con la stella cometa nella Cappella degli Scrovegni di Giotto  |  | pd La Adorazione dei Magi con la stella cometa nella Cappella degli Scrovegni di Giotto | | pd

Il Papa emerito Benedetto XVI - nel suo libro “L’infanzia di Gesù” (Rizzoli-Lev, 2012) - racconta, con queste parole, i primi giorni del Bambino Gesù: “La grande congiunzione di Giove e Saturno nel segno zodiacale dei Pesci negli anni 7-6 a.C. sembra essere un fatto accertato. La determinazione della data di nascita di Gesù risale al Monaco Dionigi il Piccolo, che nei suoi calcoli, fissandola nell’ 1 a.C., evidentemente sbagliò di alcuni anni. La data storica della nascita di Gesù, e quindi da fissare qualche anno prima”. Il teologo Ratzinger, dunque, nel suo scritto fa chiaro riferimento a dati astronomici ben precisi: ci parla, infatti, di una “grande congiunzione di Giove e Saturno. 

Ed è proprio questa  congiunzione che gli stessi Magi videro nel cielo. Ormai, questo è un dato assai consolidato. La famosa “stella cometa” - menzionata nella Sacra Scrittura dal Vangelo di Matteo - ci viene così descritta: “Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da Oriente a Gerusalemme, e domandavano: ‘Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella e siamo venuti per adorarlo’ ”. Dobbiamo precisare, però, che prima del Vangelo di Matteo, altri libri della Bibbia parlano di questo simbolo messianico. Ad esempio, nel libro dei Numeri, al capitolo 24,17, troviamo la profezia di Balaam: una stella sarebbe spuntata da Giacobbe. Nel secondo secolo, Origene ed Ireneo di Lione,  richiamarono questa profezia proprio in relazione alla stella di Betlemme.

I riferimenti a questo dato astronomico, comunque, non si limitano solamente alla Sacra Scrittura. Consultando gli annali astronomici cinesi, ci sorprende - non poco - la descrizione di un “oggetto brillante” che nel febbraio/marzo del 5 a.C. fu visibile nel cielo addirittura per circa 70 giorni. Congiunzione, tra l’altro, conosciuta e seguita con molto interesse dagli “scienziati” dell’epoca. Ad attestare ciò, vi è il ritrovamento - da parte degli archeologi - di due importanti reperti. Il primo è un papiro egizio (oggi si trova a Berlino) che riporta i movimenti dei pianeti tra il 17 ed il 10 d.C. L’altro, una tavoletta di argilla scritta in caratteri cuneiformi, ritrovata nella città di Sippar, a nord di Babilonia, contenente una serie di previsioni astronomiche proprio per l’anno 7 a.C. Un punto in comune fra i due reperti? La straordinaria congiunzione tra Giove e Saturno che avvenne in quell’anno.

Questo fenomeno deve aver avuto - per l’epoca - un enorme valore: questo straordinario evento, infatti, veniva  considerato segno di premonizione della cosiddetta  “era del Messia”, chiamata anche “età dell'oro”. Il dato più affascinante di tutto ciò, senza dubbio,  è questo: secondo alcuni calcoli astronomici e geografici, Betlemme si trovava proprio nella direzione in cui questa particolare luce poteva essere percepita da “ipotetici” viaggiatori che giungessero da Oriente. A suffragio di questa considerazione vi sono - inoltre - documenti che confermano che fu proprio nel 7 secolo a.C. a comparire nel cielo della sponda meridionale del Mediterraneo,  un fenomeno luminoso  assai simile a quello che videro i Magi. 

Ma a chi dobbiamo, dunque, la tradizionale stella cometa posta sopra la “capanna” del Gesù Bambino? Per rispondere a questa domanda, dobbiamo fare riferimento a ciò che vide il maestro della pittura medioevale Giotto, nel 1301. Nella sublime Cappella degli Scrovegni di Padova, Giotto - per la prima volta nella storia dell’arte figurativa della Natività - pone una stella cometa come segno luminoso sopra Giuseppe, Maria e il piccolo Gesù. Sicuramente, fonte d’ispirazione è stato il passo evangelico di Matteo. Ma non solo. Infatti, proprio in quell’epoca - nel 1301 - avvenne il passaggio della  cosiddetta “cometa di Halley”.

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Fu proprio questa a suscitare nell’artista il desiderio di dipingere una stella sopra la grotta della Natività.  E, ancora oggi, immaginiamo tutti quell’astro luminoso - guida dei Magi d’Oriente - così come il maestro fiorentino lo ha dipinto.