Al contrario di progressista, rimanere è una parola per niente amata, “sa di immobilismo, suscita il sospetto della debolezza, della paura, della testardaggine, dell'ostinazione. Ma rimanere è anche andare avanti, fedeli a una decisione presa: rimango fedele alla parola data, sto a quello che un giorno ho promesso anche in condizioni difficili, anche controcorrente”. Lo ha detto l’Arcivescovo Georg Gänswein, Prefetto della Casa Pontificia, nell’omelia della Messa celebrata stamane durante la quale ha conferito l’ordinazione presbiterale a 27 diaconi dell’Opus Dei a Roma.

“Chi riceve la consacrazione sacerdotale – ha aggiunto - ha deciso di rimanere presso il Signore. La sua vita allora sta e cade con il Signore. Nessuno può farsi sacerdote da sé. Il sacerdote è vincolato al mandato di condurre gli uomini a Gesù Cristo e di incoraggiarli a rimanere in Lui, nella sua parola. L'essere sacerdote sta e cade con il rimanere nel Signore, con la fede nel Signore”.

“Dio – ha ricordato ancora l’Arcivescovo - si serve di un uomo per esserci, per operare attraverso di lui per gli uomini. Questa audacia di Dio che nonostante conosca le nostre debolezze si affida a uomini e si fida di uomini per agire ed esserci è la vera grandezza racchiusa nel sacerdozio cattolico”.

La vostra persona – ha concluso Monsignor Gänswein - deve retrocedere dinanzi al vostro servizio sacerdotale: “quando i sacerdoti e gli stessi vescovi non hanno più il coraggio di annunciare il Vangelo con forza, integralmente, ma dispensano la propria opinione e le proprie idee è una sventura. Non ne abbiamo forse avuto più di abbastanza di recente? E chi vuole persino inventare una nuova chiesa abusa della sua autorità spirituale”.