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L'arcivescovo Marek Jędraszewski parla del secondo attentato contro san Giovanni Paolo II

La sua voce è ancora una voce di dissenso, ecco perché cercano di distruggerlo

L'arcivescovo Marek Jędraszewski metropolita di Cracovia  |  | Diocesi di Cracovia L'arcivescovo Marek Jędraszewski metropolita di Cracovia | | Diocesi di Cracovia

Giovanni Paolo II rimane ancora un nemico per chi diffonde l'ideologia gender, per sostenitori dell'aborto e dell'eutanasia, motivo per cui si tenta di distruggerlo, indebolire la sua autorità e deridere il suo santo nome - ha detto l'arcivescovo Marek Jędraszewski nell’omelia nella Basilica della Santissima Trinità a Cracovia, il 7 marzo.

Nel periodo della Quaresima l’arcivescovo di Cracovia celebra le sante Messa nelle chiese stazionali della città. Il 7 marzo ha celebrato l’Eucaristia nella Basilica della Santissima Trinità. Nella sua omelia, riferendosi alle letture della Messa, mons. Jędraszewski ha richiamato l'attenzione sulla rettitudine interiore come atteggiamento necessario verso Dio e verso le persone. Ha spiegato che il martedì della seconda settimana di Quaresima la chiesa stazionale di Roma è la Basilica di santa Balbina sull'Aventino. Ricordando la storia di questa martire del II secolo e di suo padre Quirino, l'arcivescovo ha detto che professare la fede in Cristo era allora una manifestazione di coraggio personale ed esigeva la forza di opporsi alla “propaganda pagana che si faceva apertamente beffa del cristianesimo”. In questo contesto, il metropolita ha parlato dell’antico graffito scolpito sul muro del palazzo sul Palatino a Roma, che è considerata la più antica immagine conosciuta di Gesù crocifisso. Tale graffito mostra un crocifisso con testa di asino, a fianco è raffigurato un uomo con un braccio alzato e tra le due figure un graffito greco con la scritta: "Alexamenos sebete theon", cioè Alexamenos adora il suo dio: l'autore del disegno si prende gioco di un cristiano, Alexamenos, che prega un dio con testa di asino.

Mons. Jedraszewski ha constatato che, purtroppo, tutta la storia della Chiesa, fin dall’antichità, è segnata da continui attacchi e persecuzioni dei seguaci di Cristo, ma, allo stesso tempo, è anche un tempo di testimonianza da parte dei cristiani fino all’effusione del sangue. “È una storia di persecuzione puramente fisica, ma anche una storia di continui scherni e bugie riguardanti il cristianesimo” - ha aggiunto l’arcivescovo.

Commentando la situazione attuale, il metropolita ha ricordato che l'attentato a Giovanni Paolo II del 13 maggio 1981 è stato un tentativo di chiudere la bocca a colui che predicava la verità su Cristo, che chiedeva il mondo di spalancare a Cristo le porte dei sistemi politici, sociali ed economici, che proclamava la verità sull'uomo creato da Dio e chiamato al matrimonio e alla famiglia, che vede nella sua prole una benedizione.

Secondo l'arcivescovo l'attuale attacco a Giovanni Paolo II con menzogne ​​e insinuazioni è il nuovo attentato al Pontefice e “un'operazione che ha come scopo distruggerlo, distruggere la sua luminosa memoria”. “Lui, difensore dell'uomo, difensore del matrimonio e della famiglia, è rimproverato di aver tollerato un male veramente disgustoso che è penetrato nella vita della Chiesa, ma sappiamo benissimo che proprio questo male terribile è spesso ben visto ed è diventato una sorta di ideologia” - ha detto l'arcivescovo Jędraszewski, osservando che san Giovanni Paolo II rimane ancora un nemico per chi diffonde l'ideologia gender, per sostenitori dell'aborto e dell'eutanasia. “La sua voce è ancora una voce di dissenso, quindi deve essere distrutta. La sua autorità deve essere indebolita. Il suo santo nome deve essere deriso. Dobbiamo strapparli dai nostri cuori” – ha aggiunto.

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Come sempre nella storia cristiani devono combattere, ma non con la violenza. E mons. Jedraszewski si è rivolto ai connazionali: “Dobbiamo combattere con la preghiera, dobbiamo rafforzare costantemente la solidarietà dei cuori polacchi. Perché questa storia riguarda la Polonia, riguarda noi. Si tratta di rimanere fedeli a tutti coloro che hanno versato sangue per la nostra patria nel nostro passato lontano e recente. Perciò, in questo momento difficile del secondo attentato a Giovanni Paolo II, dovremmo tornare alle nostre emozioni dei viaggi del Papa in Patria e gridargli come allora: Resta con noi!”.