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L'Arcivescovo Satriano: "Il Vangelo da proclamare è quello dell’Amore di Dio"

A Bari ieri l'insediamento del nuovo Arcivescovo

L'Arcivescovo Giuseppe Satriano |  | Arcidiocesi di Bari-Bitonto - YouTube L'Arcivescovo Giuseppe Satriano | | Arcidiocesi di Bari-Bitonto - YouTube

Monsignor Giuseppe Satriano si è insediato ieri come nuovo Arcivescovo di Bari-Bitonto, succedendo così all’Arcivescovo ormai emerito Francesco Cacucci.

“Nel contesto sofferto della pandemia – ha detto il nuovo Arcivescovo nell’omelia della Messa celebrata ieri sera nella Cattedrale di Bari – siamo chiamati a vivere un giorno di grazia, gravido di attese. Oggi tutto rifulge e si apre all’inedito di Dio, che si esprime nell’arrivo di un piccolo uomo, chiamato ad essere vostro pastore, forte solo del desiderio di onorare l’impegno affidatogli nella totale consapevolezza di fede che il suo aiuto è nel nome del Signore”.

Commentando il Vangelo Monsignor Satriano ha ricordato che “andare, proclamare il Vangelo e battezzare sono i tre verbi che rendono possibile l’incontro con il Risorto. Il mondo è l’orizzonte da solcare, sapendo uscire da quella dimensione rassicurante del vivere e accettando la logica precaria della strada, del cammino. Il Vangelo da proclamare è quello dell’Amore di Dio, che in Cristo Gesù si è fatto carne e desidera abbracciare ogni esistenza, ogni dimensione del vivere, per riscattare la dignità di ciascuno dalle tenebre del peccato”.

“Solo se la nostra fede nel nome di Gesù sarà vera, autentica, libera da quelle che sono le impalcature culturali, i pregiudizi e i legacci di stili di vita spesso rattrappiti – ha poi ammonito – potremo con cuore sincero fare nostre le domande di Paolo e interloquire col Risorto, sapendo accogliere la novità di vita a cui il Vangelo ci chiama” per “divenire artigiani di comunione e costruttori di unità”.

Nell’omelia l’Arcivescovo ha poi sottolineato l’importanza dell’elemento comunitario.” La fede – ha osservato - si manifesta allora non solo come dono scaturito dall’incontro con il Risorto, ma anche come esperienza comunitaria, nella quale l’alterità diviene elemento imprescindibile per la maturazione del proprio cammino. Quando la Comunità cristiana è capace di vincere la paura dell’altro e di fare un gesto di gratuità verso il nemico, l’azione del Signore può rendersi presente”.

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