Advertisement

Le stazioni quaresimali, Santa Pudenziana e i filippini di Roma

Il mosaico absidale di santa Pudenziana |  | www.stpudenziana.org Il mosaico absidale di santa Pudenziana | | www.stpudenziana.org

La basilica di Santa Pudenziana a pochi passi da Santa Maria Maggiore è la stazione quaresimale di oggi.

La chiesa ha origini antichissime, risale al IV secolo, e si inserisce in un precedente edificio romano del II secolo di un certo Pudente.

La sua antichità è dimostrata anche dal fatto che oggi si trova molto al di sotto del pieno stradale e si accede con una scalinata.

Il mosaico dell’abside è un vero gioiello dell’inizio del V secolo ed è un vero libro di teologia. In un periodo difficile per Roma il Papa Innocenzo I voleva sostenere la fede dei cristiani di Roma, in quei momenti difficilissimi, celebrando la signoria di Gesù Cristo, mostrando la Chiesa come la nuova "Città di Dio" in mezzo agli uomini che sostituiva l'ormai finita Roma, la "città degli uomini" e presentando ai Cristiani la tesi Cristologica di Cristo "vero Dio e vero uomo", appena definita nei due Concili di Nicea (325) e di Costantinopoli (381).

Ma oggi quello che rende la chiesa speciale è la presenza della comunità filippina di Roma.  Dal 1991, anno in cui Giovanni Paolo II eresse la Capellania Cattolica Filippina presso la Basilica di Santa Pudenziana, il "Sentro Pilipino" di via Urbana è il pricipale ritrovo dei numerosissimi filippini presenti nella capitale.

Advertisement

La Cappellania filippina è anche il punto di riferimento per le numerose altre comunità filippine (dei veri e propri centri pastorali) sparse in tutti gli angoli della città.

Nel febbraio del 2002 Giovanni Paolo II volle andare a visitare la parrocchia, ma lo stato di salute glielo impedì. Ma l’incontro di fece, nella’ Aula Nervi in Vaticano nella prima domenica di Avvento dello stesso anno.

Il Papa volle incoraggiare gli immigrati filippini: “Molti di voi hanno avuto la possibilità di trovare un'occupazione qui in Italia e hanno raggiunto un livello di vita che permette loro di aiutare i propri familiari rimasti nel loro Paese d'origine. Tuttavia, ad altri, che spero siano pochi, la condizione di immigrati ha causato gravi problemi, fra i quali la solitudine, la separazione delle famiglie, la perdita dei valori trasmessi dal passato, a volte perfino la perdita della fede.

Vorrei rinnovare a tutti voi, e in particolare alle donne presenti qui, le parole di incoraggiamento che abbiamo ascoltato nella liturgia di oggi: Non scoraggiatevi! Non dobbiamo lasciare che la nostra fede si indebolisca, perché il Signore è vicino”.