Il prossimo 20 giugno a piazza San Giovanni a Roma, “mandateci le famiglie”. Non vogliono enumerare le sigle gli organizzatori della “mobilitazione nazionale” promossa dal comitato “Difendiamo i nostri figli”. Presentata ieri mattina, l’iniziativa non vuole essere un nuovo “Family day”, ma una “grande realtà di popolo”, per “fermare l’ideologia del gender”.

Proprio mentre si svolgeva la presentazione Papa Francesco era tornato sulla questione. Nel testo consegnato ai vescovi del Porto Rico c’era scritto: “Permettetemi di portare la vostra attenzione al valore e alla bellezza del matrimonio. La complementarietà di uomo e donna, vertice della creazione divina, è messa in discussione per quella che viene chiamata ideologia del gender, in nome di una società più libera e più giusta. Le differenze tra uomo e donna – le parole di Bergoglio - non sono per la contrapposizione o la subordinazione ma piuttosto per la comunione e la generazione, sempre a immagine e somiglianza di Dio”.

D’altronde erano  state le “penultime” parole di Papa Francesco, che ha definito il gender una “colonizzazione ideologica” e “sbaglio della mente umana”  a chiamare alla mobilitazione parte del mondo cattolico, ma anche “di altre fedi, laiche”, spiegano dal Comitato. Anche se non è più tempo, evidentemente, di un’adesione compatta di tutto l’asse cattolico, come avvenne per il grande Famiy day dell’epoca ruiniana. Anche nella gerarchia italiana, infatti, ci sono vari distinguo sulla “strategia” da adottare sulla questione. I ben informati spiegano di un’asse “dialogante”, anche nella Chiesa italiana, contrapposto ad un asse più fermo sulla difesa della legge naturale e sulla “questione antropologica”.

Fatto sta che, anche a causa di queste diverse posizioni, non tutta la compagine del variegato mondo cattolico aveva gradito lo strumento della mobilitazione, e non ha aderito all’invito del comitato “Difendiamo i nostri figli”, promosso da alcuni intellettuali tra cui Simone Pillon, Gianfranco Amato, Giusy D′Amico, Toni Brandi, Filippo Savarese, Costanza Miriano, Mario Adinolfi, Jacopo Coghe, Maria Rachele Ruiu, Paolo Maria Floris, Alfredo Mantovano, Nicola Di Matteo.

Portavoce del comitato è il neurochirurgo Massimo Gandolfini, che ieri è stato chiaro, quasi rispondendo nei fatti ai distinguo: “non abbiamo e non vogliamo un elenco di associazioni; non abbiamo raccolto firme non vogliamo un’adesione di liste ma di persone”.

D’altronde, già nei giorni scorsi non si erano pronunciate o si erano sfilate - formalmente o informalmente - diverse realtà come Azione cattolica, Comunione e liberazione, Acli, Rinnovamento nello Spirito Santo. A differenza di altre che hanno aderito convintamente, come il Movimento per la Vita e Famiglie numerose. Fermo sostenitore della manifestazione il Cammino Neocatecumenale; sembra infatti che sia stato proprio Kiko Arguello a stimolare e garantire un grande sostegno all’evento nella sua primissima fase organizzativa.

Si è sfilato, a metà, anche il Forum delle Associazioni Familiari, che racchiude in sé moltissime sigle cattoliche, che si occupa da sempre di “gender” e che nei giorni scorsi ha pubblicato una lettera aperta ai parlamentari contro il Ddl Cirinnà.

In una nota il presidente Francesco Belletti spiega in maniera ufficiale: “abbiamo scelto di non aderire direttamente come Forum. E' un evento di famiglie, a favore della famiglia, e la presenza di sigle sembrerebbe voler condizionare ciò che appare una diretta espressione di cittadinanza attiva.  Anche i membri del Comitato promotore sono in effetti presenti a titolo personale”. “Come Forum - prosegue - guardiamo comunque con grande attenzione e simpatia a questa iniziativa, perché dà ulteriore voce ad un sentire di popolo”.

Ma nei giorni scorsi era stato proprio Belletti a cercare di sanare i distinguo interni attraverso una lettera alle realtà che compongono il Forum. “In questa circostanza – aveva scritto alle associazioni che hanno sottoscritto il ‘patto associativo’ -, in considerazione della delicatezza del momento storico e dell’urgenza delle scadenze, i soci del Forum credo che debbano e possano ipotizzare scelte strategiche differenti, anche di fronte all’evidenza che già diverse associazioni nazionali membri del Forum hanno manifestato orientamenti diversi, rispetto a questo appuntamento”.

Tuttavia non mancava nella lettera una dose di “simpatia” per la manifestazione, delegando alle associazioni il compito di muoversi in autonomia. “Ritengo che la pluralità di orientamenti delle associazioni nazionali non sia, in questo preciso momento storico, una violazione del patto associativo, quanto piuttosto la legittima possibilità di scegliere posizioni diverse, su un evento così rapidamente innescato”.

Un’autonomia che non è sembrata un limite per gli organizzatori del 20 giugno romano, nato ″per promuovere il diritto del bambino a crescere con mamma e papà”. “Vogliamo difendere la famiglia naturale dall′assalto a cui è costantemente sottoposta da questo Parlamento – spiegano dal Comitato -, vogliamo difendere i nostri figli dalla propaganda delle teorie gender che sta avanzando surrettiziamente e in maniera sempre più preoccupante nelle scuole″.

“Siamo un comitato di liberi cittadini – ha detto il portavoce Gandolfini -, apartitico e aconfessionale. Qualcuno ha cercato di mettere il cappello all’iniziativa, ma non glielo abbiamo consentito”. Invece, la mobilitazione sarà una scelta che viene dal basso. “Abbiamo incontrato famiglie di ogni ceto sociale e di tutto il territorio e abbiamo riscontrato disinformazione sul tema. Non sapevano che cosa sta accadendo. Quando abbiamo prospettato loro cosa vuol dire ‘scelta dell’identità sessuale’ hanno capito l’ideologia/antropologia che c’è dietro e si sono molto allarmati”.

Dalla richiesta di aiuto di queste famiglie è nato un comitato “per dare loro voce attraverso una grande manifestazione che dica questo disagio di milioni di famiglie, e che il comune sentire della popolazione italiana non è quello dell’ideologia gender, dell’indifferentismo sessuale”.