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Monreale: i frutti della Quaresima per la Chiesa di Aleppo

 

La guerra che da anni ornai devasta la Siria vede tra le prime vittime la comunità cristiana che  da secoli vive nel paese. A raccontare le vicissiutidini dei cristiani è stato Jean-Clément Jeanbart, Arcivescovo greco-melkita di Aleppo, in una recente visita in Sicilia a Monreale.

“I cristiani soffrono- ha detto- perché hanno perso le case hanno perso i loro congiunti, hanno perso anche le loro chiese. Quella che era la classe media non ha più di che vivere. Tutto è stato corrotto, principalmente la stampa che non racconta la verità e mi pare che abbiano fatto a gara a costruire le torri di Babele, una vera azione di disinformazione. Ma se alla fine saremo liberi di pensare, se saremo liberi di esistere in una pluralità, in una convivialità di differenze, allora penso che il prezzo che abbiamo pagato fino ad oggi, ne sarà valsa la pena, perché potremmo di nuovo ritornare a pensare insieme, per stare insieme.”

Non ha peli sulla lingua il prelato e parla anche del provvidenziale intervento di Papa Francesco: 

“Quando le potenze d’occidente volevano inizialmente mettere mano alle armi per affrontare la questione siriana è stato il Papa Francesco a riaprire il tavolo del dialogo svelando il sottile complotto di sgombrare i cristiani dal Medioriente. Una situazione complessa in cui i cristiani rappresentano una sorta di spina nel fianco. Perché i cristiani sono gli unici che hanno un certo tipo di rapporto con l’Occidente e sono in grado di svelare il grande imbroglio che sta sotto questa guerra e i tanti interessi che si vogliono tutelare. E non si pensi solo al petrolio dell’Arabia Saudita, ma anche a tutti i luoghi santi, in cui l’industria del turismo religioso ha interessi economici molto elevati, e a cui nessuno intende rinunciare, anzi, preferisce accaparrarseli.”

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Religione o politica dietro la guerra?

“La religione centra solo perché alcuni hanno tentato di coprire gli interessi economici con quelli presunti religiosi, ma questo non corrisponde alla realtà. Io ho rapporti con tantissimi esponenti religiosi anche autorevoli e di essi, nessuno è convinto che in nome di Dio si possa uccidere. È la violenza di pochi che prevale sulla volontà alla pace di molti. Ecco ciò che rimane: una Chiesa rinnovata e giovane che rinasca dalla speranza cristiana che mai sarà delusa, perché il suo sacrifico è anche il prezzo del suo riscatto. Ripeto mi sono messo nelle mani del Signore, sento chiaramente in ciò un forte richiamo missionario, apostolico per mantenere la presenza della Chiesa lì dove è nata nel giorno di Pentecoste.”

L’arcivescovo di Aleppo ha spiegato anche quali sono le iniziative umanitarie gestite dalal Chiesa:  “Abbiamo messo in campo alcune iniziative umanitarie per sostenere la popolazione nei bisogni primari quali il costo dell’energia dei generi alimentari e dell’educazione. In particolare abbiamo fatto di tutto per non far chiudere le scuole cattoliche che esistevano e abbiamo istituito specifiche borse di studio. 450 padri di famiglia ricevono dalla diocesi l’equivalente di mezzo salario che avevano prima dell’inizio della guerra e questo già da tre anni; ogni mese sono distribuiti 1600 cesti con beni alimentari di prima necessità; Il freddo invernale mette a dura prova la popolazione, la diocesi ha istaurato 1000 contratti di sovvenzioni per fornire il gasolio pagando metà del prezzo necessario; abbiamo assicurato a 4 scuole e 3 istituti cattolici lo stipendio per gli insegnati per continuare a ricevere gli alunni; abbiamo istituito 600 borse di studio per assicurare la retta di iscrizione visto solo le scuole statali hanno delle agevolazioni mentre quelle cattoliche devono reggersi da sole.”

Cosa resta da sperare?

“Che finisca la guerra e ci stiamo preparando a questo momento creando le risorse umane necessarie per la futura ricostruzione. Abbiamo per questo iniziato un movimento ecclesiale che si intitola “Costruire per restare” cioè per non abbandonare il paese. È un movimento che raduna tutti i cristiani da ogni situazione e ha come scopo quello di creare scuole professionali legate all’edilizia, perché sarà certamente il settore economico che ripartirà per primo.” 

 

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Quest’anno, la Quaresima nella Diocesi di Monreale sarà l’occasione per una raccolta fondi per la Chiesa di Aleppo.