Monsignor Paolo Ricciardi, Vescovo ausiliare di Roma e Delegato per la Pastorale Sanitaria, ha presieduto la Messa vespertina della III Domenica di Pasqua al Santuario romano della Madonna del Divino Amore.

L’episodio di Emmaus – ha detto il presule nell’omelia - !è una pagina di Vangelo che più lo ascolti e più la scopri perché ci riguarda tutti da vicino, infatti chi non ha camminato su quella strada una sera che tutto pareva perduto, a chi di noi la locanda di Emmaus è familiare, sono 11 km che a passo d'uomo si percorrono tranquilli in tre ore, le tre ore tra le più faticose e le più belle del giorno più bello di sempre e infatti la prima domenica della storia della Chiesa è quella che vivranno quei due in una locanda o in una casa è la prima messa di Pasqua, da allora ogni 8 giorni c'è di nuovo un primo giorno come oggi a distanza di quasi 2000 anni nella sera di questa bella e silenziosa - pure troppo silenziosa - giornata di primavera”.

“Chi di noi in qualche ora della vita, in questo tempo, non è stato deluso, arrabbiato, inquieto, chi – ha aggiunto Monsignor Ricciardi - non ha pensato di essere stato ingannato, tradito, abbandonato: stiamo vivendo tutti settimane difficili che stanno mettendo tutti in crisi economica, sociale e psicologica, ecco siamo in difficoltà e anche come cristiani abbiamo passato momenti di smarrimento. Stasera mi viene da pensare a tutti quei bambini che aspettavano di celebrare con gioia la prima Comunione o a tanti giovani che dovevano sposarsi in questi giorni, come anche a tanti sacerdoti che stanno facendo di tutto per rimanere accanto in modo nuovo ai loro parrocchiani. Eppure in tutto questo tempo imprevisto non è mancata la forza della Parola di Dio, di Colui che ha risuscitato Gesù dai morti e che fa risorgere anche noi e di questo noi tutti ne siamo testimoni. La nostra fede e la nostra speranza sono rivolte in Dio”.

“Anch'io – ha concluso il celebrante - ho riscontrato in questi mesi come tante persone, tante famiglie, tanti ammalati, tante comunità nell’impossibilità di vivere l'Eucarestia hanno riscoperto comunque la bellezza della Parola condivisa, comunicata, letta, meditata e magari tra qualche settimana quando speriamo di poter finalmente celebrare di nuovo insieme l'Eucarestia ci diremo: ma non ci siamo accorti come Gesù ci ha riscaldato il cuore nel petto in questo tempo mentre eravamo chiusi in casa, mentre non potevamo andare in chiesa, mentre desideravamo di comunicare al suo Corpo e al suo Sangue. Provate a pensare se noi dedicassimo tre ore a settimana a mettersi in ascolto di Dio, mezz'ora al giorno, quanto avremmo il cuore riscaldato dal Risorto”.