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Morto in Francia il missionario che organizzò la Chiesa di Cambogia

Il vescovo Ramousse, che ha dato una organizzazione e una struttura alla piccola Chiesa di Cambogia, oggetto di mille persecuzioni, si è spento all’età di 93 anni

Vescovo Ramousse | Il vescovo Ramousse, in una fotto recente | Missions Etrangeres Paris Vescovo Ramousse | Il vescovo Ramousse, in una fotto recente | Missions Etrangeres Paris

Era tornato in Francia all’età di 85 anni, dopo una vita spesa in Cambogia, prima ad organizzare la Chiesa locale, poi ad aiutarla a vivere i terribili anni della persecuzione, dei Khmer Rossi e di Pol Pot. Il vescovo Yves-George René Ramousse è morto lo scorso 26 febbraio in una casa di cura a Montbeton, nel Sud della Francia. Due terzi della sua vita sono stati, però, trascorsi in Cambogia, Paese che dovette lasciare nel 1975, alla presa del potere degli Khmer Rossi, e dove ritornò nel 1989, servendo da vicario apostolico nella capitale Phnom Pehn fino al 2001.

Nato il 23 febbraio 1928 nell’Alta Loira, nella Francia Centro Meridionale, il vescovo Ramousse entrò a far parte dell’Associazione delle Missioni Estere di Parigi e fu ordinato sacerdote il 4 aprila 1953. Quattro anni dopo venne inviato missionario in Cambogia, che divenne la sua casa.

San Giovanni XXIII ne apprezzò lo zelo pastorale, e lo nominò nel 1962, a soli 34 anni, vicario apostolico di Phnom Pehn. Il vescovo Ramousse scelse come motto episcopale Ut Vitam Habeant. Partecipò a tre sessioni del Concilio Vaticano II.

Fu sotto la sua influenza che nel 1968 venne stabilita la conferenza episcopale del Laos e della Cambogia. Fu lui ad incoraggiare l’uso della lingua khmer da parte dei sacerdoti locali al posto del vietnamita comunemente usato perché vietnamita era la grande maggioranza dei cattolici locali.

E fu lui a iniziare il lavoro di traduzione delle Sacre Scritture in Khmer, ad aprire la Chiesa al dialogo con il buddhismo, arrivando persino tra gli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso ad ordinare una dozzina di sacerdoti locali. Tutto questo sforzò portò Paolo VI alla decisione, nel 1968, di stabilire altri due vicariati nel Paese.

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A partire dal 1970, ha dovuto affrontare diversi problemi esterni e interni. Il 18 marzo 1970, ci fu un colpo di Stato delle forze non comuniste, cose che aggravò sia la situazione interna che le relazioni con il vicino Vietnam, anche perché a tutti i profughi vietnamiti è ordinato di lasciare il Paese.

Ad aprile 1975, il movimento maoista di estrema sinistra dei Khmer rossi, scatena un sanguinoso terrore, arrivando a cambiare il nome del Paese in Kampuchea. I missionari stranieri furono una della prime vittime del nuovo regime. Tutte le attività religiose vennero bandite e combattute duramente.

Era una possibilità che il vescovo Ramousse aveva più o meno previsto, chiedendo alla Santa Sede di nominare vescovo Chmar Salas, sacerdote locale. I khmer enrtarono a Phnom Pehn il 17 aprile 1975, ma il nuovo vescovo era stato già nominato Salas vescovo il 6 aprile e il 14 era stato consacrato vescovo, mentre già il 3 maggio era stato nominato amministratore apostolico della prefettura di Kampong Chanm.

Fu una ordinazione provvidenziale, perché proprio in quell’anno il missionario francese dovette lasciare il Paese. Ma il nuovo vescovo Salas fu arrestato poco dopo, e morì in un campo di lavoro, probabilmente nel 1977. Stessa sorte toccò a migliaia di cristiani.

Tornato in patria, il vescovo Ramousse fondò l’Ufficio per il sostegno dell’Apostolato tra i Cambogiani, che ha diretto fino al ritorno nella sua seconda patria nel 1989, pochi anni dopo la caduta della dittatura maoista. Al suo ritorno, la Chiesa era completamente devastata. Ricominciò il suo lavoro da capo. Nel 1992 fu riconfermato vicario apostolico della capitale, e nel 1994 Santa Sede e Cambogia aprirono relazioni diplomatiche anche grazie alla sua mediazione.

Tornò in Francia nel 2013, all’età di 85 anni. Fino alla morte, avvenuta pochi giorni fa, per COVID 19.

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