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Muore Felix del Blanco Prieto. Fu Elemosiniere di Benedetto XVI

Il prelato spagnolo, che ha avuto una lunga carriere nel corpo diplomatico, è morto lo scorso 10 aprile. Era ricoverato al Gemelli

L'arcivescovo Felix del Blanco Prieto nel 2003, presentando le credenziali all'allora presidente di Malta Guido de Marco | L'arcivescovo Felix del Blanco Prieto nel 2003, presentando le credenziali all'allora presidente di Malta Guido de Marco
 | Times of Malta L'arcivescovo Felix del Blanco Prieto nel 2003, presentando le credenziali all'allora presidente di Malta Guido de Marco | L'arcivescovo Felix del Blanco Prieto nel 2003, presentando le credenziali all'allora presidente di Malta Guido de Marco | Times of Malta

Descriveva il lavoro dell’Elemosineria pontificia come “una carità che non fa rumore”. L’arcivescovo Felix del Blanco Prieto, d’altronde, era arrivato a guidare l’ufficio della carità del Papa nel 2007, dopo una lunga carriera diplomatica spesa da fine anni Novanta a inizio 2000 come “ambasciatore del Papa” in Africa. In pensione dal 2012, l’ex Elemosiniere è morto sabato 10 aprile, all’età di 84 anni, mentre era ricoverato al Policlinico Gemelli, sembra per COVID 19.

Spagnolo di Mogrovejo, nato nel 1937 e sacerdote dal 1961, fu chiamato in Segreteria di Stato a collaborare con il Cardinale Agostino Casaroli, allora segretario di Stato vaticano.

Nel 1991, Giovanni Paolo II lo nominò prounzio apostolico a Sao Tomé e Principe e delegato apostolico in Angola. Ordinato arcivescovo da Casaroli, comincia un lungo peregrinare da ambasciatore del Papa nei Paesi africani: nel 1996 è nunzio in Camerun e Guinea Equatoriale, mentre nel 2003 viene assegnato alla nunziatura di Malta, ma all’incarico viene aggiunto quello di nunzio in Libia.

Nel 2007, Benedetto XVI lo nomina Elemosiniere Pontificio, al posto di Oscar Rizzato, che era stato l’Elemosiniere di Giovanni Paolo II e che, per una ironia della sorte, è morto anche lui a gennaio di quest’anno.

Parlando con l’Osservatore Romano, descrisse il lavoro dell’Elemosineria pontificia nei dettagli. “Le richieste – spiegò - arrivano in maggioranza da parte dei singoli, delle famiglie. Per essere prese in considerazione, richiediamo un visto del parroco. Dopodiché vagliamo le domande, controlliamo se la persona o la famiglia ha già ricevuto un sussidio, poi decidiamo l'importo della carità, che oscilla dai 100 ai 500 euro. La maggioranza, come già detto, sono singole persone che si rivolgono a noi. Preferiamo aiutare i singoli, le famiglie, piuttosto che i grandi progetti. Giungono a noi anche richieste da parte di istituzioni, ognuna con il suo lodevole fine, ma noi siamo qui per elargire un piccolo aiuto concreto, non per finanziare grandi opere. Per quello ci sono altri modi”.

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