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Natale a Betlemme, alla scoperta della basilica della Natività e delle sue grotte

La prima tappa di un cammino tra fede e tradizione

L'angelo bizantino  |  | pd
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Alcune immagini della Basilica della Natività a Betlemme |  | OB
Alcune immagini della Basilica della Natività a Betlemme | | OB
Alcune immagini della Basilica della Natività a Betlemme  |  | OB
Alcune immagini della Basilica della Natività a Betlemme | | OB
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Alcune immagini della Basilica della Natività a Betlemme | | OB
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La grotta di Betlemme |  | OB
La grotta di Betlemme | | OB

Nel tempo di Natale non si può che essere pellegrini a Betlemme. Anche se solo con il pensiero da oggi nel nostro appuntamento con l’arte e la fede visiteremo tre luoghi simboli di Betlemme: la basilica della Natività, il campo dei Pastori e la Cappella della Grotta del Latte. 

La tradizione cristiana le ha segnate fin dall’inizio come tappe dei primissimi momenti della vita di Gesù legate alla narrazione dei Vangeli, e ancora oggi i fedeli si fermano a pregare in questi luoghi.

La basilica della Natività è certamente il monumento più importante non solo per la memoria della fede ma per l’arte. 

Una storia che ha inizio ben prima della costruzione della basilica di epoca giustinianea che vediamo adesso.

Il martire Giustino di Eblus nel 150 scriveva che Gesù era stato partorito in una grotta presso Betlemme, nelle zona le stalle erano sistemate nelle grotte e spesso altre grotte vicine erano abitate. 

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Lo dimostra proprio il fitto complesso di grotte al di sotto della basilica e a fianco di quella ritenuta  il luogo di nascita di Gesù. 

Nonostante i tentativi degli imperatori romani, ancora pagani,  di “coprire” il luogo anche con un boschetto sacro agli dei, il luogo fu sempre meta di pellegrinaggi e venne ben presto costruita una prima basilica sostituita dall’Imperatore Giustiniano a metà del VI secolo da un complesso più grande fondato sulle ceneri, in senso letterale, di quello precedente.

Dai primi anni del 600 in poi la basilica che custodisce la Grotta della Natività è stata più volte saccheggiata e derubata, con alcune eccezioni. 

I Persiani che nel 614 distrussero quasi tutte le chiese salvarono la basilica perché nelle immagini c’erano i Magi vestiti appunto con i costumi persiani. 

Neanche nel 1009 Al - Hakim il califfo egiziano che aveva distrutto la basilica del Santo Sepolcro,  la distrusse. Ma nessuno sa il perché. 

I Sovrani del Regno Latino si fecero incoronare in questa splendida basilica che intanto si arricchiva di arredi e mosaici e si costruì il monastero per gli agostiniani che servivano la liturgia e i pellegrini. Nel 1335 arrivarono i francescani, ma con il tempo la chiesa era andata viva via in rovina anche a causa di furti e saccheggi. I pellegrini avevano bisogno del consenso del Sultano locale per vistare la Grotta. Intervennero i francescani e la Repubblica di Venezia e fino al 1757 la custodia rimase a loro. 

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Fu allora che intervennero i monaci ortodossi greci che presero il sopravvento tanto che nel 1847 rimossero la stella d’argento che segnava il luogo della nascita di Gesù e resero impossibile ai francescani celebrare nella chiesa. 

La politica si intreccia con la storia dei pellegrinaggi e la Russia degli Zar esercita la sua egemonia anche su Betlemme tramite la Chiesa ortodossa. Alla fine è il Sultano dell’epoca a trovare un accordo per la “spartizione” liturgica della Basilica.

Ma anche ai nostri giorni la Basilica ha attirato vicende violente. Nel 2002 il complesso viene assediato perché nella chiesa si sono asserragliati 13 terroristi. Ancora una volta sono i francescani a cercare una soluzione pacifica. 

Nel 2012 la basilica entra nel Patrimonio dell’ Unesco e nel 2014 iniziano i lavori di restauro dei magnifici mosaici bizantini con vere e proprie riscoperte di immagini nascoste dall’incuria, come il volto di un angelo. 

L’entrata della basilica sorprende. Non un magnifico portale ma un contrafforte e una porticina per cui ci si deve abbassare entrando. Un tentativo di difesa dai saccheggi, non sempre efficace. 

All’interno le colonne dipinte, i mosaici e gli arredi liturgici ortodossi riempiono lo spazio e gli occhi. 

Sotto l’altare centrale due scale portano alla stella dove ci si inginocchia a pregare. Alcune volte scoppiano incendi per le troppe candele e a salvare tutto c’è il materiale ignifugo donato dai francesi a fine ‘800. 

Per celebrare la messa in rito cattolica si deve essere mattinieri e si va all’altare dei Magi o ancora meglio nella contigua chiesa di Santa Caterina che si raggiunge anche attraverso un percorso tra le grotte. In alcune di esse c’è anche il ricordo di Santa Paola Romana, nobildonna discepola di San Girolamo. Nella Chiesa di Santa Caterina le cui porte bronzee sono dell’artista italiano Joppolo, la Betlemme cattolica celebra la messa della Notte di Natale. Perché la basilica è di fatto officiata dagli ortodossi. 

Le grotte sono davvero la caratteristica di questo luogo sacro e più volte dissacrato. Da quella della natività a quelle che visiteremo nelle nostre prossime tappe del cammino natalizio.