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Opus Dei, chi sarà il nuovo prelato?

Opus Dei, chiesa prelatizia di Santa Maria della Pace | La sede del prelato nella Chiesa prelatizia di Santa Maria della Pace, Roma | www.opusdei.it Opus Dei, chiesa prelatizia di Santa Maria della Pace | La sede del prelato nella Chiesa prelatizia di Santa Maria della Pace, Roma | www.opusdei.it

Sarà Fernando Ocàriz o Mariano Fazio? Sarà, cioè, il vicario chiamato a prendere anche alcuni dei compiti del prelato, oppure il nuovo vicario generale che conosce Papa Francesco dai tempi dell’Argentina? Sembra oscilli tra queste due possibilità la possibile successione di Monsignor Javier Echevarrìa, il prelato mancato improvvisamente lo scorso 12 dicembre per una insufficienza respiratoria, appena 40 giorni dopo aver incontrato Papa Francesco.

Si tratta comunque un processo ben strutturato, che già una volta la Prelatura Personale si è trovata ad affrontare nel corso della storia. Sono stati due i passaggi che hanno interessato l’Opus Dei. Il primo, quando il fondatore, Sant’Escrivà de Balaguer, è morto, e la guida dell’Opus Dei è passata al Beato Alvaro del Portillo, che era già segretario generale dell’Opera e che già coadiuvava il fondatore nel governo di quella che sotto la sua guida sarebbe diventata una Prelatura Personale. Fu infatti Alvaro del Portillo il primo “Prelato”, e alla sua morte l’incarico fu conferito ad Javier Echevarria, che era stato vicario generale dell’Opus Dei dal 1982. 

Si potrebbe dire che per consuetudine, il nuovo prelato fino ad ora è stato il più stretto collaboratore del Prelato precedente. Oggi ci sono però due personalità forti che possono prendere il posto del prelato, che è l’unico incarico conferito “a vita” nella galassia di congregazioni, ordini religiosi e movimenti del mondo cattolico. Il “Papa nero” gesuita ha infatti un incarico conferito “ad vitalitatem”, e questo spiega la consuetudine che è invalsa dai tempi del generalato di padre Hans Kolvenbach di lasciare la guida dei gesuiti ad 80 anni.

La nomina del nuovo prelato si gioca dunque tra i profili del Vicario ausiliare Fernando Ocàriz e del vicario generale Mariano Fazio. Il primo, classe 1944, laureato in fisica prima e sacerdote dal 1971, consultore di diversi dicasteri della Curia Romana e membro della Pontificia Accademia Teologica dal 1989, autore di numerose pubblicazioni, è vicario generale dal 1994 e vicario ausiliare dal dicembre 2014. Il vicario ausiliare, secondo il “Codex Iuris particularis” che stabilisce il regolamento dell’Opus Dei, include delle competenze riservate al Prelato, eccetto quelle che richiedono l’esercizio dell’ordine episcopale.

La nomina era avvenuta – spiegava il prelato nel decreto di nomina del 9 dicembre 2014 – perché "l'estensione del lavoro apostolico della Prelatura e la crescita del numero di circoscrizioni regionali, di centri e di iniziative la cui cura pastorale è affidata all'Opus Dei, hanno comportato un aumento del lavoro di governo che corrisponde al Prelato". Per questo — si aggiunge nel decreto — "considerando anche la mia età, ritengo conveniente procedere alla nomina di un Vicario ausiliare".

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Già insomma il Prelato Echevarria pensava ad una possibile successione, trasferendo a monsignor Ocariza dei compiti di governo.

Monsignor Ocariz fu affiancato da un nuovo vicario generale, Mariano Fazio, argentino di Buenos Aires, classe 1960, sacerdote dal 1991, primo decano della Facoltà di Comunicazione Istituzionale della Pontificia Università della Santa Croce dal 1996 al 2002 e rettore della stessa università del 2002 al 2008. Lo lega a Papa Francesco una amicizia di lunga data, rinsaldata dalla sua partecipazione come perito alla V Conferenza Generale del CELAM ad Aparecida nel 2007, conferenza di cui il Cardinale Bergoglio è stato relatore generale e cui Papa Francesco spesso si riferisce. Autore di più di venti libri sulla società moderna e i processi di secolarizzazione, monsignor Fazio è anche autore del best seller “Papa Francesco. Le chiavi del suo pensiero”, in cui spiega i capisaldi del pensiero di Papa Francesco.

Dovrebbe oscillare tra queste due personalità la scelta del nuovo Prelato, che avverrà al termine di un inter elettorale in cui intervengono uomini e donne legati all’Opera. L’elezione del Prelato dovrà essere confermata da parte del Papa.

Quale l’identikit del prossimo prelato? Ci sono una serie di caratteristiche, stabilite dagli statuti: il Prelato deve essere un sacerdote, di almeno 40 anni, che sia membro del Congresso, che faccia parte della Prelatura da almeno dieci anni e sia sacerdote da almeno cinque anni. Secondo gli statuti della prelatura, il prelato deve distinguersi in alcune virtù come la carità, la prudenza, la vita di pietà, l’amore per la Chiesa e il suo Magistero, e la fedeltà all’Opus Dei; deve possedere una profonda cultura, sia nelle scienze ecclesiastiche che nelle profane, e avere adeguate doti di governo pastorale. Sono requisiti analoghi a quelli che il diritto canonico richiede per la candidatura all’episcopato.

Il Congresso elettorale dell’Opus Dei è composto di circa 150 fedeli, sacerdoti e laici che hanno almeno 32 anni e fanno parte della prelatura da almeno 9 anni. Si riuniranno il prossimo 22 gennaio, ma prima – il 21 gennaio – ci sarà una riunione previa del plenum del Consiglio per le donne della prelatura, chiamato Assessorato Centrale, che è composto da donne di 20 nazionalità differenti, le quali formulano liberamente una proposta con il nome o i nomi dei sacerdoti che ritiene più adatti alla carica di prelato.