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Padre Pietro Cavazza, un apostolo del Sacro Cuore

P. Pietro Cavazza  |  | © Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù (dehoniani) P. Pietro Cavazza | | © Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù (dehoniani)

Nella chiesa romana di Cristo Re a Piazza Mazzini, retta dai Padri Dehoniani, ha vissuto come rettore padre Pietro Cavazza S.C.J (1929-2010). Questo ministro di Dio colpiva per la sua accoglienza e per una delle sue doti: l'umiltà. Il suo nome lo conosciamo, ma si faceva chiamare Pierino. Si sentiva piccolo pur essendo grande. Spesso la sapienza evangelica rende cosi.

Sempre accogliente e con il sorriso sulle labbra era disponibile con tutti e verso tutti. Anche nei confronti di chi si approfittava della sua generosità. Per lui non era un problema. Aveva appreso dal Vangelo a dare senza sperare di ottenere.

Non conosceva il distinguo dell'egoismo, ma la fermezza del dono. Aveva imparato alla scuola del Sacro Cuore, di cui si sentì sempre orgoglioso di appartenere, che come il cuore pulsa amore cosi sarebbe dovuta essere la sua esistenza . E cosi è stata.

Nato a Pegognaga (MN) prestissimo entrò nell'educandato dei Sacerdoti del Sacro Cuore, fondati da padre Leone Dehon, e vi completò tutto l'iter fino ad arrivare al sacerdozio il 24 settembre 1955, ordinato dalle mani del cardinale Arcivescovo di Bologna Giacomo Lercaro.

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Spesso ricordava questa straordinario prelato con sentimenti di stima e di ammirazione. Soprattutto per la sua azione nei confronti degli ultimi e degli abbandonati, che alle volte, per padre Pietro furono i primi ed i soli.

Si senti sempre un vero dehoniano: consapevole della spiritualità oblativa voluta dal padre fondatore e di ciò fu sempre grato al Signore. Considerò la sua vocazione un dono per gli altri, mai per se stesso.

Padre provinciale, superiore di comunità, maestro dei novizi, vice postulatore delle cause dei santi dehoniani, nella sua esistenza di incarichi e responsabilità ne ha avuti sempre molti, ma li ha sempre eseguiti come un servizio alla sua Provincia .

Povero, obbediente e casto, aveva la libertà del cuore, in tutte le sue più espressioni.

Nel corso della vita religiosa è stato inviato in varie comunità (Monza, Bologna, Albisola, Roma) ma in tutte si è sempre distinto per accoglienza; disponibilità; mitezza e gioia. Tanta gioia.

Anche durante la sua dolorosa malattia, mai perse queste doti. Ti accoglieva con il suo abituale sorriso e ti parlava, con molta serenità, del suo stato di salute.

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Padre Cavazza amava la preghiera. Era costantemente assorto in questa attività. Un parrocchiano lo ricorda una volta in chiesa davanti al Santissimo Sacramento esposto, totalmente preso da ciò che stava recitando che sembrava parlasse a Qualcuno. Non sapremo mai cosa dicesse.

Però siamo certi che da lassù, avrà continuato quel colloquio con Colui che ha fatto del suo Cuore, il centro di irradiazione del dono di sè. E questo padre Pietro lo ha sperimentato, nel corso della sua esistenza alla sequela di quel sentimento che nacque sotto la croce del Cristo.