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Papa Francesco in Thailandia, un laboratorio di dialogo interreligioso

In un Paese dalle mille contraddizioni, ma anche dalle mille culture, il lavoro di movimenti come quello dei Focolari aiuta a portare avanti un dialogo tra tutte le religioni

Bangkok | Bambini thailandesi in attesa di Papa Francesco, Bangkok, 20 novembre 2019 | Hannah Brockhaus / ACI Group Bangkok | Bambini thailandesi in attesa di Papa Francesco, Bangkok, 20 novembre 2019 | Hannah Brockhaus / ACI Group

Entrare nella pelle dell’altro: è l’obiettivo del lavoro del movimento dei Focolari in Thailandia, impegnati nel loro carisma dell’unità e affinché tutti siano uno. La Thailandia è infatti una società plurale, considerata un esempio di armonia nel continente asiatico tanto che viene chiamata “la nazione del sorriso” o la “terra della libertà”, ma anche “la terra dei vestiti gialli”, prendendo in considerazione il colore delle tonache dei monaci buddhisti. Eppure, è anche una società dalle mille contraddizioni, con una moneta forte, un governo guidato da un militare ma democratico dopo anni in cui i militari hanno dominato la scena, e un re che ha fatto del dialogo una cifra del suo lavoro di governo. Tutto questo trova Papa Francesco in Thailandia.

E trova, soprattutto, il lavoro del dialogo interreligioso, portato avanti dalla Chiesa Cattolica, e da molti movimenti sul terreno. In particolare, dal Movimento dei Focolari, di cui fa parte lo stesso arcivescovo di Bangkok, il Cardinale Francis Xavier Kriengsak Kovithavanij, che è anche il coordinatore del gruppo “vescovi amici del Movimento dei Focolari”.

Il dialogo interreligioso deve operare in una nazione in cui il buddhismo ha stabilito per 2000 anni profonde radici negli strati sociali, economici, artistici, architettonici e religiosi, tanto che i “thai” combatto per distinguere chiaramente tra quello che viene dall’incrocio di diverse culture che hanno formato il Paese e quello che viene dalla lunga influenza della tradizione religiosa buddhista.

I cattolici sono presenti nella società thailandese da più di 500 anni, e rappresentano circa lo 0,58 per cento della popolazione. I missionari si sono fortemente impegnati per l’evangelizzazione sin dal loro arrivo nella società, e questo ha creato molte difficoltà per la crescita della Chiesa, in particolare quando hanno sottolineato la necessità del Battesimo per essere salvati, tanto che per un periodo di tempo furono espulsi dalla nazione.

Nonostante gli incidenti della storia, è stata costruita una migliore immagine della Chiesa, specialmente con la tradizionale missione nel campo dell’educazione, della cura sanitaria e della scienza che ha contribuito a una migliore immagine e integrazione della Chiesa.

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Il problema maggiore per il dialogo interreligioso è dato dal fatto che il buddhismo, la presenza religiosa ultra maggioritaria nella nazione, non ha molto interesse a impegnarsi nel dialogo interreligioso, e anche le parrocchie a volte sono particolarmente focalizzate sulla preservazione della loro identità.

Il movimento del Focolare, con il suo particolare carisma per l’unità, porta sul territorio un metodo dialogico pragmatico, basato sulle idee di fratellanza universale, Regola d’Oro, prassi di amore reciproco e rispecchiamento nell’immagine di Gesù Crocifisso.

Questo modo di vivere il dialogo ha portato il movimento del Focolare ad essere un fattore cruciale nell’esperienza del dialogo interreligioso. A differenza delle prime missioni in Thailandia, che – come tutte le missioni degli inizi – avevano posto problemi sulle reali intenzioni dell’evangelizzazione, la missione del Focolare ha portato una mutua fiducia.

Oltre al dialogo interreligioso come piattaforma per costruire tolleranza e pace nella nazione, si è lavorato molto anche su una prassi e reciprocità di amore e compassione. In particolare, si è fatto un lavoro nel praticare il Brahmavihara e l’Arte dell’Amore, vale a dire le qualità dell’amore secondo il Buddhismo e il cristianesimo.

Il movimento ha organizzato molti incontri e simposi dal 2002 ad oggi, l’obiettivo è sempre stato quello di “entrare nella pelle dell’altro”, sviluppando mutua comprensione, accettazione e rispetto delle differenze, nonché una profonda comunione spirituale.

Ora, si punta soprattutto a portare avanti l’impegno concreto nelle realtà umanitarie, economiche, sociopolitiche e culturali.

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In più, il Movimento dei Focolari ha contribuito alla nascita di corsi sul dialogo interreligioso alla Scuola del Dialogo con le Religioni Orientali basata nella città di Tagaytay. Questo ha permesso di portare a una maggiore apertura al buddhismo e ad altre religioni.

La continua promozione degli incontri interreligiosi ha aiutato a rafforzare il dialogo interreligioso cattolico – buddista. Durante gli incontri, c’è sempre una mutua testimonianza, da parte di entrambe le parti.

Si punta ora a pensare nuove strategie e forme di impegno da parte dei partners nel dialogo. Gli obiettivi sono sei: creare un senso di fraternità universale in cui tutte le persone sono considerate parte della famiglia di Dio; promuovere apertura e accettazione umile delle diversità religiose; demolire le barriere, i pregiudizi e le idee preconcette dell’latra religione; impegnarsi a conoscere prima di tutto la propria religione in maniera più approfondita; rendere visibile una testimonianza cattolico buddista di fraternità.