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Papa Francesco, un pranzo in “stile francescano” a Rakovsky

Tavola di Papa Francesco a Rakovsky | La tavola dove Papa Francesco ha mangiato nel convento delle Missionarie Francescane del Sacro Cuore a Rakovsky | AG / ACI Group
Tavola di Papa Francesco a Rakovsky | La tavola dove Papa Francesco ha mangiato nel convento delle Missionarie Francescane del Sacro Cuore a Rakovsky | AG / ACI Group
Giuseppe Lomuscio | Il cuoco Giuseppe Lomuscio mette a punto gli ultimi dettagli del piatto che presenterà a Papa Francesco  | AG / ACI Group
Giuseppe Lomuscio | Il cuoco Giuseppe Lomuscio mette a punto gli ultimi dettagli del piatto che presenterà a Papa Francesco | AG / ACI Group
Cucchiaini San Giovanni XXIII | I cucchiaini usati da San Giovanni XXIII in nunziatura ad Istanbul, quando era delegato apostolico, e portati a Rakovsky da suor Luigia Miglioranza  | AG / ACI Group
Cucchiaini San Giovanni XXIII | I cucchiaini usati da San Giovanni XXIII in nunziatura ad Istanbul, quando era delegato apostolico, e portati a Rakovsky da suor Luigia Miglioranza | AG / ACI Group

Suor Luigia Miglioranza ha 89 anni ed è ancora missionaria. Ha conosciuto Paolo VI e Giovanni XXIII, ha lavorato a Cipro, in Turchia e poi è arrivata in Bulgaria nel 1993, perché – racconta ad ACI Stampa – “quando c’è stato il cambiamento e si sono aperte le porte, hanno scelto di inviare me, perché avevo la fama di una persona concreta”.

Ed è stata molto concreta per l’arrivo di Papa Francesco nel convento delle Missionarie Francescane di Rakovsky: per il pranzo, ha ammassato personalmente un chilo di pasta “all’uovo di pollo ruspante”, e un sughetto. Ci teneva che Papa Francesco assaggiasse la sua cucina, perché “l’arrivo di un Papa è una cosa straordinaria e va celebrato”.

Per cucinare, è arrivato ieri notte Giuseppe Lomuscio, cuoco italiano molto famoso in Bulgaria, dove lavora da dieci anni a Plovdiv. “Ha cucinato tutta la notte”, racconta Suor Krasi, una delle tre missionarie francescane che si è alternata nel servizio della tavola a Papa Francesco e ai vescovi.

“È un pranzo francescano – prosegue suor Krasi – con un menu italiano e bulgaro, e con la pasta di Suor Luigia - una pasta al forno. Tutto molto semplice. Frutta di stagione, un dolcetto. Abbiamo voluto offrire a Papa Francesco anche lo yogurt bulgaro, di cui parla spesso”.

Anche la tavola, continua suor Krasi, è stata decorata “con temi italiani e bulgari, e in particolare con le rose. Si sa, infatti, che la Bulgaria è il Paese delle rose, e noi abbiamo regalato a Papa Francesco una rosa appena entrato nel nostro convento. E c’è anche il rosso, per ricordare la valle di Tracia.”.

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Le storie delle Francescane del Sacro Cuore di Rakovsky sono storie di missionarie dal cuore aperto. Suor Krasi è da due mesi in Bulgaria ad aiutare a preparare per l’arrivo di Papa Francesco, ma in realtà la sua missione è in Libano, nel Nord del Paese al confine della Siria, con i piccoli rifugiati. La sua speranza è che Papa Francesco possa visitare presto la nazione.

Suor Luigia Miglioranza, invece, ha conosciuto tre Papi includendo Papa Francesco. Originaria da Morgano, un piccolo paese del Veneto nella diocesi di Treviso, dove i genitori avevano una trattoria, è partita missionaria per Istanbul nel 1960, dove ha lavorato anche alla Nunziatura Apostolica. Ebbe modo di conoscere Papa Giovanni XXIII e gli raccontò del suo lavoro in nunziatura.

“Giovanni XXIII – dice ad ACI Stampa – l’ho conosciuto e ho parlato con lui quando era già a Roma ed era Papa. Io lavoravo in nunziatura e gli ho parlato. Lui era ad Istanbul quando le Suore Francescane Missionarie del Sacro Cuore hanno lasciato la città. Quando seppe che ero una francescana missionaria, mi disse: ‘Sono contento che le suore sono tornate’.”

Di Giovanni XXIII, Suor Luigia ha tenuto anche alcune posate che usava a Istanbul. Alcune sono in un Museo di Rakovsky, ma due cucchiaini sono rimasti nel convento. Sono stati lucidati, con l’intenzione d mostrarli a Papa Francesco.

Suor Luigia racconta poi di aver conosciuto Paolo VI quando è andato in viaggio ad Istanbul nel 1967. “Ho parlato con lui, ho fatto il letto della sua stanza, ho preparato tutto. Lui ha dormito nella stanza che era di San Giovanni XXIII”.