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Perché il presidente polacco non era a Yad Vashem? Parla il cardinale Zenon Grocholewski

I polacchi, ebrei e cristiani non accettano il tentativo di manipolare la storia

La celebrazione della messa a Auschwitz-Birkenau presieduta dal vescovo Piotr Greger, vescovo ausiliare della diocesi di Bielsko-Żywiec nel  Centro pe |  | Episcopato polacco La celebrazione della messa a Auschwitz-Birkenau presieduta dal vescovo Piotr Greger, vescovo ausiliare della diocesi di Bielsko-Żywiec nel Centro pe | | Episcopato polacco

La celebrazione del 75° anniversario della liberazione del campo tedesco di Auschwitz-Birkenau si è svolta il 27 gennaio, presso il Memoriale con l’accensione di candele e la deposizione di corone al Muro dell’Esecuzione nell’ex campo di Auschwitz, il cardinale Zenon Grocholewski  è stato il delegato speciale di Papa Francesco per le celebrazioni.

All’Eucaristia hanno partecipato circa 30 ex detenuti di Auschwitz, il Presidente della Repubblica di Polonia Andrzej Duda e sua consorte, i rappresentanti della comunità locale di Oświęcim e i dipendenti del Museo statale di Auschwitz-Birkenau e del Centro per il dialogo e la preghiera, nonché l’ex primo ministro Beata Szydło.

Ma c'è stata un'altra celebrazione il 23 gennaio che ha suscitato dure polemiche nel mondo cattolico ed ebraico. 

Eminenza, ieri, 27 gennaio, Lei ha partecipato come rappresentante della Santa Sede alle celebrazioni del 75-mo anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau.

Ma qualche giorno fa, il 23 gennaio, anche a Gerusalemme, nell’Istituto Yad Vashem si è voluto celebrare lo stesso anniversario ed anche la V Giornata Mondiale della Memoria delle Vittime dell’Olocausto. Come mai?

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"Le celebrazioni a Gerusalemme le organizza la Fondazione del Forum Mondiale dell’Olocausto con la collaborazione dell’Istituto della Memoria dei Martiri ed Eroi dell’Olocausto Yad Vashem, sotto il patrocinio del presidente d’Israele. Quest’anno si è scelto il tema: “Ricordare l’Olocausto, lottando contro l’antisemitismo”.

Va ricordato che la Giornata Mondiale della Memoria delle Vittime dell’Olocausto è stata istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2005. Come data per tale Giornata è stato scelto proprio il giorno della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, il 27 gennaio. Invece la celebrazione del 23 gennaio svoltasi a Gerusalemme ha suscitato in Polonia una certa meraviglia, in quanto il luogo naturale per una tale celebrazione è proprio Auschwitz-Birkenau, dove i fatti sono accaduti".

Questo spiega perché il Presidente polacco non ha preso parte alle celebrazioni a Gerusalemme?

"Il Presidente polacco Andrzej Duda è stato invitato e avrebbe voluto partecipare alle celebrazioni a Gerusalemme, ma poi ha rinunciato per un motivo ben preciso. Il programma prevedeva i discorsi, tra altri, dei presidenti: della Germania, il Paese che scatenò la II guerra mondiale e responsabile dell’olocausto, della Russia, altrettanto colpevole dei crimini di guerra (basta ricordare il genocidio di 20 mila ufficiali polacchi a Katyn) e della Francia il cui governo durante la guerra inviava gli ebrei ai campi di concentramento. Invece al presidente della Polonia è stata rifiutata tale possibilità e ciò è apparso al presidente Duda inaccettabile. Infatti, la Polonia non ha mai collaborato con la Germania nazista e le strutture dello stato che agivano in clandestinità difesero gli ebrei con tutti i mezzi possibili. Fra le persone alle quali lo Stato d’Israele ha conferito l’onorificenza “Giusti tra le Nazioni”, per aver difeso gli ebrei, rischiando la vita, il più grande numero è costituito proprio dai polacchi (6706 persone). Secondo un rapporto pubblicato nel 2011 tra i mille e i 5 mila polacchi sono stati uccisi per aver nascosto gli ebrei. Inoltre, il più grande numero delle vittime dell’olocausto erano ebrei di cittadinanza polacca. Tenendo conto di questi fatti, rifiutare la parola al presidente polacco, anche per presentare il proprio punto di vista, sembrava un tentativo di “distorcere la verità storica”.

In ogni caso bisogna dire chiaramente che l’organizzatore del Forum Mondiale dell’Olocausto a Gerusalemme non è lo Stato d’Israele, ma una fondazione privata. Quindi la questione non viene percepita come un conflitto nelle relazioni Polonia-Israele (il Presidente d’Israele è presente alle celebrazioni ad Auschwitz) e neppure minimamente come ostilità verso gli ebrei, ma semplicemente si tratta delle circostanze che sono apparse problematiche".

Appunto, cosa pensano gli ebrei polacchi di questo atteggiamento del presidente Duda?

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"Gli ebrei polacchi hanno generalmente condiviso questo atteggiamento. Ciò è apparso molto chiaramente durante l’annuale incontro del presidente con i rappresentanti delle comunità ebraiche che ha avuto luogo l’8 gennaio scorso. Vorrei citare alcune dichiarazioni a riguardo. L’ex-ambasciatore dello Stato di Israele in Polonia, il rabbino prof. Szewach Weiss, ha dichiarato che - essendo lui stesso per molti anni a capo dell’Istituto Yad Vashem, sa “che l’iniziativa [dell’organizzazione del Forum Mondiale dell’Olocausto] non era dell’Istituto Yad Vashem […] questa conferenza è stata organizzata da un signore che si chiama [Moshe] Kantor […] si tratta della manipolazione della storia. E questo non è giusto”.

Avner Shalev, direttore di Yad Vashem, ha spiegato che il presidente polacco non poteva parlare per mancanza di tempo. Paweł Jędrzejewski, del Forum degli Ebrei Polacchi, ha così commentato questa spiegazione: “Le parole del direttore Shalev e la sua decisione [di non far parlate il presidente polacco] non sono – secondo la mia opinione – spiegazione e atteggiamento degni di una istituzione come Yad Vashem. Questa è una scusa poco seria, giustificazione poco credibile che indica chiaramente che le motivazioni della decisione erano politiche”".

Fuori della Polonia si sono sentite voci che hanno appoggiato l’atteggiamento del Presidente polacco?

"Si, è tante. Nel giornale israeliano “Haaretz” lo hanno fatto sia Ofer Aderet che Anszel Pfefer. Inoltre il Presidente polacco da Davos, dove partecipava al Foro Mondiale Economico, da una parte, ha espresso la gratitudine per quello che a Yad Vashem ha detto il vicepresidente degli USA Mike Pence sulla Polonia e l’aggressione da essa subita durante la seconda guerra mondiale; d’altra parte, si è dimostrato amareggiato per la evidente falsificazione della storia realizzata dagli organizzatori dell’avvenimento".