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Perché via di San Gregorio Armeno divenne la “strada dei presepi”?

La Via dei Presepi |  | pd La Via dei Presepi | | pd

“Te piace o presepio?”, questo il leitmotiv che accompagna una delle più belle commedie del drammaturgo e regista napoletano Eduardo De Filippo; una domanda che nella pièce teatrale si potrebbe definire - per sfiorare l’ironia, il tema la concede - quasi esistenziale al pari dell’ “essere o non essere” di shakespeariana memoria. Napoli e il suo presepe, binomio fra i più conosciuti: la tradizione artistica partenopea riesce a fondersi con la storia della città; la cultura popolare nostrana e la religiosità camminano assieme fino ai nostri giorni e oltre.

E se pensiamo a Napoli e ai suoi preziosi e affascinanti presepi, le immagini di una strada, in particolare, si proiettano nella mente: è via di San Gregorio Armeno, con i suoi banchetti di legno sui quali è esposta tutta la creatività artistica presepiale napoletana, trionfo di colori e volti, respiro a pieni polmoni del vero spirito natalizio.

La strada partenopea ha origini antiche. Ci troviamo in quello che la scrittrice e giornalista Matilde Serao, fine intellettuale del ‘900 napoletano e prima donna italiana ad aver fondato e diretto alcuni dei giornali più importanti di Napoli come Il Corriere di Roma e Il Mattino, definì il “ventre di Napoli”. Quella che oggi è chiamata via di San Gregorio Armeno era uno degli stenopori (passaggi, piccole strade) dell’antica Neapolis (così veniva chiamata dai greci la città di Napoli) che congiungeva perpendicolarmente due strade principali. Qui, sorgeva il tempio romano dedicato a Cerere, dea della terra e della fertilità, alla quale i cittadini donavano statuette di terracotta come buon auspicio. Successivamente, la strada fu chiamata “plateia nostriana”: il nome prende origine dal quindicesimo vescovo di Napoli, San Nostriano, che in questo luogo fece costruire delle terme per i poveri. Nel decimo secolo, sulle fondamenta dell’antico tempio romano, venne poi costruito un monastero: in questo luogo, alcune monache dell’ordine di San Basilio, fuggite da Costantinopoli a causa della persecuzione iconoclasta, depositarono le reliquie di San Gregorio Illuminatore, patriarca di Armenia: da ciò, il nuovo nome della strada.

Ma perché via di San Gregorio Armeno divenne la “strada dei presepi”? Ciò che potrebbe considerarsi l’embrione di questa storica tradizione risale proprio a quelle statuette di terracotta donate come voto alla dea Cerere; infatti, vicino al tempio a lei dedicato, sorgevano in questa zona le piccole botteghe artigiane che provvedevano alla creazione dei particolari voti pagani. I secoli passano, e la strada assumerà poi una diversa connotazione culturale e sociale; facendo un salto in avanti con il tempo, si giunge così al XIII secolo quando gli artigiani vennero incaricati dalle ricche famiglie napoletane di produrre i personaggi della Natività: nelle case aristocratiche incominciava la tradizione di ricreare le scene evangeliche del Natale di Gesù Bambino. Successivamente, con lo sviluppo del presepe napoletano nella metà del Settecento, San Gregorio Armeno divenne ciò che  conosciamo oggi come la famosa “via dei presepi” grazie ai maestri artigiani che lavoravano - e tutt’oggi lavorano - per creare sublimi opere famose di arte presepiale. 

Camminare in questa strada durante il periodo natalizio - le botteghe artigiane sono comunque aperte tutto l’anno -  è un viaggio indietro nel tempo: i colori, l’atmosfera, le voci sembrano condurci in quello spazio della memoria legato all’infanzia: si ritorna bambini in un solo colpo, venendo affascinati dalle montagne ricreate con arte dagli artisti delle molteplici botteghe artistiche disseminate lungo i marciapiedi della via; restiamo a bocca aperta di fronte alle statuette dei pastori, egregie riproduzioni dello storico presepe del ‘700 napoletano; veniamo catturati dagli abiti in seta di Maria o di Giuseppe, dai tanti animali che popolano la “piccola” campagna di Betlemme riprodotta grazie al muschio che fa da tappeto alle diverse scene riprodotte. Il cuore viaggia lontano e la mente lo segue: è il Natale che si vive a Napoli.

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Percorriamo, allora, questa strada, e incontriamo, subito, una delle botteghe artigianali più antiche di San Gregorio Armeno: è quella dei Di Virgilio, famiglia che tramanda la tradizione presepiale di padre in figlio. La loro particolarità? Fondere la storia del passato con le vicende del mondo di oggi: sono loro, infatti, ad avere inaugurato la riproduzione di pastori che incarnano personaggi della scena televisiva, politica e culturale contemporanea; sono note, ormai, le loro originali statuine con i volti di grandi calciatori (primo fra tutti, l'immancabile “napoletano d’adozione” Diego Armando Maradona) oppure dei politici in auge. Di seguito, ci troviamo immersi nelle magnifiche riproduzioni in sughero e in legno di scenari con montagne, cascate d’acqua, casette e casupole: a realizzare queste vere e proprie scenografie teatrali in miniatura sono i fratelli Capuano che portano avanti la loro bottega da più di due secoli. I fratelli Capuano hanno avuto modo di realizzare anche il presepe di Pietrelcina, la città natale di Padre Pio, e il presepe permanente a San Giovanni Rotondo; inoltre, nel 2002, hanno installato al Palazzo Reale di Madrid, su richiesta personale del re Juan Carlos, un magnifico e raffinato presepe. Queste, sono solo alcune delle botteghe storiche che animano via di San Gregorio Armeno. Passeggiando per questa strada, ci imbattiamo in una delle più belle chiese di Napoli, trionfo del barocco; in questo luogo, l’oro e il legno finemente  intarsiato(opera di Nicola Tagliacozzi Canale) si fondono assieme:  è la chiesa di San Gregorio Armeno; vicino vi è anche l’omonimo monastero. La chiesa di San Gregorio Armeno è anche  conosciuta da tutti i partenopei come la chiesa di Santa Patrizia, compatrona di Napoli e protettrice delle ragazze e dei bisognosi: dal 1864, infatti, proprio in questo luogo di culto, vi sono il corpo e il sangue della santa.

Via di San Gregorio Armeno, dove la religione si fonde con la tradizione popolare; dove gli echi lontani del tempio romano dedicato alla dea Cerere rivivono nei pittoreschi corni rossi appesi un po’ ovunque; dove è possibile ammirare, in quei volti di terracotta finemente lavorati dagli artigiani del luogo, la bellezza della Sacra Famiglia di Nazaret: una bellezza che può solo affascinare, e che non può che indurre a rispondere semplicemente con “sì” alla fatidica domanda “Te piace o presepio?”.