Sarà la “Porta Santa della Carità”, voluta da Papa Francesco per il Giubileo della Misericordia e che lui stesso aprirà il prossimo 18 dicembre. Ed è posta nel luogo d’accoglienza degli “ultimi”, nei pressi della Stazione Termini di Roma, dove “dal 1987 hanno trovato un riparo temporaneo più di 11mila senza dimora, 188 ogni notte”. Nell’Ostello “Don Luigi Di Liegro” e nella Mensa “San Giovanni Paolo II” di via Marsala, i poveri “oltre all’assistenza immediata – un letto, la doccia, il pasto, un cambio di vestiti – hanno incontrato persone disposte ad ascoltarli, a credere alla loro richiesta di aiuto, a dare una parola di conforto e, quando possibile, a trovar loro una sistemazione non temporanea”, fanno sapere dalla Caritas di Roma.

Per il cardinale vicario di Roma, Agostino Vallini, “Roma è l’esempio della carità” e la struttura riaperta rappresenta un punto importante delle numerose “forze positive” in campo nella città eterna. Per il segretario generale della Cei, quella romana è una nuova risposta, perché “le povertà e i bisogni aumentano sempre di più”. “Sento dappertutto che c’è davvero bisogno di accoglienza – ha detto il vescovo Nunzio Galantino -, dobbiamo tenere viva e desta questa attenzione”. “Questa è la prima Porta santa – ha detto ancora -, le altre hanno senso solo nella misura in cui riproducono l’atteggiamento di accoglienza, di condivisione, di solidarietà, di attenzione”.

Durante la cerimonia è stata anche svelata la Porta Santa della Carità, opera dell’artista padre Marko Ivan Rupnik, che sarà varcata dal Santo Padre. L’Ostello “Don Luigi Di Liegro” ha aperto ufficialmente il 2 giugno 1987 su iniziativa dell’allora direttore della Caritas a cui ora è dedicato, in un immobile messo a disposizione dalle Ferrovie dello Stato e fin dall’inizio opera in convenzione con il Comune di Roma. Pensato come luogo accogliente e confortevole per ospitare i senza dimora per brevi periodi, approdo da cui ripartire, in esso operano professionisti, operatori sociali e volontari.

Per Mons. Enrico Feroci, direttore della Caritas romana, quello riaperto ieri è un “piccolo villaggio della carità”, che si trova “nel cuore della Capitale, dove i fratelli e le sorelle in difficoltà, trovano accoglienza, ascolto e aiuto alle loro necessità. Un’opera fondata nel 1987 dal compianto monsignor Luigi Di Liegro – primo direttore della Caritas romana – che, con l’impegno di migliaia di volontari, in questi anni ha “parlato” alla città”.

“La “Porta Santa” che il Pontefice varcherà – spiega ancora Feroci - , non immette in un luogo ma fa entrare “in mezzo”, diventa il segno della disponibilità, della solidarietà, dell’amore, del luogo dove i poveri sono accolti e vivono; porta che conduce ad incontrare Dio nel povero, porta attraverso la quale ogni discepolo di Cristo deve entrare per gustare la “Misericordia” ottenuta. Un segno per affiancare, nel cammino del pellegrino, alla Cattedra del Vescovo anche il luogo in cui toccare la carne di Cristo presente nei bisognosi di questa città. Come Dio si è mosso per venire verso di noi, anche noi dobbiamo commuoverci, muoverci ed entrare nelle porte dell’amore, nel cuore di coloro che soffrono”.