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San Clemente, la leggenda di un Papa

Una basilica che racconta la storia di uno dei Pontefici martiri del I secolo della cristianità

 Martirio di san Clemente Romano, opera di Bernardino Fungai, 1480 circa. |  | Wikipedia Martirio di san Clemente Romano, opera di Bernardino Fungai, 1480 circa. | | Wikipedia

Oggi, 23 novembre, ricorre la memoria di uno dei primi papi della storia: San Clemente Romano. Morto intorno all’anno 100 d.C. Papa Clemente è venerato come santo e martire sia dalla Chiesa cattolica che da quella ortodossa.

Della vita di questo pontefice si sa ben poco. Gli studi più recenti sembrano confermare la sua discendenza da una famiglia di origine ebraica, e che abbia fatto parte come liberto ebreo della casa di Tito Flavio Clemente, martirizzato da suo cugino e imperatore Domiziano (81-96 d.C.).

Secondo una leggenda, riportata negli Acta Sanctorum (una raccolta della vita dei santi del XVII-XVIII secolo), durante l’impero di Traiano (98-117) Papa Clemente fu condannato all’esilio in Crimea e costretto ai lavori forzati nelle miniere, dopo la sua attività apostolica nei ranghi più alti dell’aristocrazia romana. E il suo fervore missionario tra i soldati e i compagni di prigionia fu proprio una delle cause che lo portarono al martirio. 

La sua fama e il successo ottenuto dall’attività apostolica si scontrarono ben presto con quella dei romani, i quali gli legarono un’ancora al collo e lo gettarono nel Mar Nero. Qualche tempo dopo le acque si ritrassero rivelando una tomba costruita dagli angeli i quali avevano recuperato il corpo di San Clemente, dandogli una degna sepoltura in una piccola isola. Da allora in poi una volta all’anno, per un miracoloso ritirarsi del mare, questa tomba riappariva all’intera popolazione. Ed è proprio in una di queste occasioni - narra ancora la leggenda - un bambino fu inghiottito dall’ondata del mare, ma solo per essere ritrovato l’anno successivo sano e salvo nella tomba sommersa nell’acqua.

Questo racconto ebbe un tale successo tanto da indurre, 700 anni più tardi, i Santi Cirillo e Metodio - gli apostoli Slavi - ad intraprendere la ricerca del corpo di San Clemente nella regione del Mar Nero. Questo avvenne a seguito della loro missione evangelizzatrice in Moravia voluta dall’imperatore bizantino Michele III.

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Durante il soggiorno a Cherson (Crimea) nell’860-861 Cirillo aveva ritrovato in una piccola isola le reliquie che egli credette di papa Clemente con l’ancora utilizzata per il martirio. Prese una zattera, e accompagnato da alcuni membri del clero, andò verso il luogo dove dovevano trovarsi i resti del santo. Recuperato il corpo di Clemente, i due fratelli, sotto invito di Papa Nicola, portarono le sue spoglie nella città di Roma.

Dalla Crimea il santo fu sepolto nella Chiesa di San Clemente, a circa 300 metri al di là del Colosseo. La Chiesa Cattolica celebra la sua memoria il 23 novembre, data nella quale avvenne proprio la sepoltura del santo nella città eterna. 

L’unica fonte attendibile che abbiamo su San Clemente, è che egli fu l’autore di una famosa “Lettera ai Corinti”, redatta intorno al 96 a nome della Chiesa di Roma per porre fine ai disordini d’autorità avvenuti nella Chiesa di Corinto, dove alcuni sacerdoti erano stati deposti da alcuni contestatori. Clemente insisteva fermamente, a nome degli Apostoli, affinché i sacerdoti fossero reinseriti nelle loro cariche e i legittimi superiori fossero obbediti. L’efficacia di questo appello è notevole e offre una delle prime testimonianze dell’autorità e del prestigio della Chiesa di Roma. La “Lettera” infatti fu tenuta così in alta considerazione che, ancora nel corso del VI secolo, nella città greca veniva letta insieme con il Vangelo.

Papa Benedetto XVI durante un’udienza generale del 7 marzo 2007 riassumeva così l'importanza della lettera clementina inviata alla Chiesa di Corinto: «Al termine [della lettera], la “grande preghiera” conferisce un respiro cosmico alle argomentazioni precedenti. Clemente loda e ringrazia Dio per la sua meravigliosa provvidenza d’amore, che ha creato il mondo e continua a salvarlo e a santificarlo. Particolare rilievo assume l’invocazione per i governanti. Dopo i testi del Nuovo Testamento, essa rappresenta la più antica preghiera per le istituzioni politiche. Così, all’indomani della persecuzione i cristiani, ben sapendo che sarebbero continuate le persecuzioni, non cessano di pregare per quelle stesse autorità che li avevano condannati ingiustamente».

L’attuale Basilica di San Clemente al Laterano (Roma) è frutto di numerose ricostruzioni nel corso dei secoli. Possiamo dire che è essa composta da “tre strati” di diverse epoche: La basilica attuale del XII secolo; la Chiesa del IV secolo costruita sotto il pontificato di Papa Sirico (384-399); e la parte più antica risalente a delle costruzioni del I secolo d.C.

Nell’edificio, posto nelle immediate vicinanze delle caserme e dei campi di addestramento dei gladiatori, fu ricavato - alla fine del II secolo o inizio del III - un santuario dedicato al dio solare persiano Mitra (mitreo), culto misterico cui aderivano soprattutto funzionari e soldati. Mentre il grande complesso posto sotto la Chiesa dovrebbe identificarsi con qualche struttura legata alla moneta, la zecca o il suo deposito; i muri di quest’ultima costruzione furono utilizzati per l’edificazione della prima chiesa. Chiesa che, dopo l’incendio e il saccheggio del quartiere ad opera del condottiero normanno Roberto Guiscardo nel 1084, fu abbandonata e abbattuta. 

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Tuttavia la basilica ricostruita interamente nel XII secolo, unendo il Colosseo con il Laterano, custodisce la memoria di San Clemente, seppur adombrata dalle scarse fonti storiche. Questa rappresenta una chiara testimonianza della tradizione ecclesiale e una prima manifestazione del primato della Chiesa Roma che assumerà maggior potere solo a partire dal IV secolo d.C. con l’avvento dell’imperatore Costantino.