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San Giuseppe al Trionfale, arrivano le suore e si apre l'asilo

"Andate casa per casa" dice Don Guanella a suor Paolina e che poi manda a diplomarsi dalla Montessori

Scolari negli anni '50 |  | Parrocchia San Giuseppe al Trionfale/ Storie di uomini e donne
Scolari negli anni '50 | | Parrocchia San Giuseppe al Trionfale/ Storie di uomini e donne
Bambine della Prima Comunione a San Pietro  |  | San Giuseppe al Trionfale / Storie di Uomini e donne
Bambine della Prima Comunione a San Pietro | | San Giuseppe al Trionfale / Storie di Uomini e donne
Scolari negli anni '50 |  | Parrocchia San Giuseppe al Trionfale/ Storie di uomini e donne
Scolari negli anni '50 | | Parrocchia San Giuseppe al Trionfale/ Storie di uomini e donne
La " basilichetta"  |  | San Giuseppe al Trionfale / Storie di Uomini e donne
La " basilichetta" | | San Giuseppe al Trionfale / Storie di Uomini e donne

Non sarebbe stata facile la trasformazione delle baracche in quartiere al Trionfale se con Don Guanella non ci fossero state le suore. 

Nella breve storia del quartiere romano dedicato a San Giuseppe a pochi passi dal Vaticano il ruolo delle suore è stato decisivo.

Quando arrivano le prime da Como in un freddo giorno di gennaio del 1909 dalla Stazione Termini vanno a Porta San Pancrazio dove c’è la casa femminile dell’Opera di Don Guanella appena aperta. 

Come racconta Gabriele Cantalupi nel libro “ Storia di uomini e donne. I cent’anni di san Giuseppe al Trionfale” le suore hanno subito una visione netta della realtà. Dai palazzi maestosi del centro si arriva alle baracche di periferia dove si sono ammassati i poveri creati dalle speculazioni. “ Qualche casolare, con varie catapecchie disperse nella campagna”. 

Una delle suore descrive nel suo diario l’arrivo al capannone che doveva accoglierle al Trionfale: “ ci troviamo di fronte ad una porticina in condizioni molto pietose. Il sudiciume di ogni specie di cui è adorna ci fa esitare, ma ci viene affermato che l’ingresso è proprio quello”.

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Le suore non si spaventano. Al centro del capannone c’è un locale che per tre anni sarà la cappella che i romani umoristicamente già chiamano “basilichetta”. Poi due altri locali servono all’asilo e al refettorio. 

Non era solo un povertà materiale quella che si doveva combattere però. Alla prima messa parteciparono solo tre persone. Ma don Guanella sapeva cosa avrebbero dovuto fare le suore: “ andate per le case, segnate più bambini che potete e fate del bene”.

L’apertura dell’asilo fu subito un successo. Le madri erano felici di affidare i piccoli a qualcuno mentre lavoravano. Era stata quella in fondo anche la chiave dello sviluppo dei “santi sociali” in ogni parte d’Italia. 

Gli aiuti arrivavano da diverse parti per quell’asilo. E spesso dal Vaticano anche in modo insolito.

Come un grosso carro carico di mobili vecchi ma funzionali. E se le suore pensavano magari di scartare qualcosa Don Guanella le rimproverava. “ E’ questo il rispetto che avete per le cose che ricevete in dono dal Vaticano? Tenetevelo per norma: tutto ciò che ricevete dal Vaticano va tenuto in considerazione.”

In effetti ad aiutare le suore arrivava anche il segretario del Papa monsignor Attilio Bianchi che spesso faceva catechismo ai fanciulli del Trionfale. Bianchi era davvero un prete speciale tanto che alla morte di Pio X decise di ritirarsi nella trappa. 

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La giornata tipo dell’asilo nei primi anni la descrive molto bene suor Paolina Bertani. Era nata nel 1877 nella comasca, a  22 anni era entrata tra le Suore Guanelliane e diventa religiosa nel 1901.

Din Guanella manda lei a fondare diversi asili in Lombardia e alle fine arriva a Roma in quel rigido gennaio 1909. In una baracca e una stalla inizia a quella che oggi é l’opera guanelliana di San Giuseppe al Trionfale a Roma. Suor Paolina aveva allora trent’anni e vi rimase per oltre sedici anni. Roma per don Luigi era l’anticamera del Paradiso ed essere arrivato lì era stato il regalo più bello di Dio. Suor Paolina è stata il suo volto e il suo cuore tra i bimbi di un quartiere povero, raccogliticcio, senza servizi, esposto ai pericoli della strada e sotto la morsa della miseria.

 

Il diario di suor Paolina ha pagine commoventi: “Siamo nell’inverno-scrive-bisogna pensare al modo onde poter riscaldare questi poveri piccoli che sono tutti intirizziti dal freddo. Si va in cerca di qualche pezzo di legna che si trova or qua or là; si fa un braciere”.

E ancora: “ Si comincia con un po’ di religione e di canto, di conversazione cercando di istillare nel cuore di questi piccoli l’amore al buono e al bello”. Finisce così la prima settimana di asilo al Trionfale. 

Poi arrivano i “cavalloni del Vaticano” che su un grosso carro portano 80 banchi per i bambini, sono di seconda mano ma vanno bene. “Un altro favore di monsignor Bianchi” che li ha ottenuti dagli asili pontifici.

Nel 1910 le suore per volontà di Pio X frequentano i corsi della Montessori  che si tiene presso le Suore Missionarie francescane di Maria vicino a San Giovanni. 

Certo per il “metodo” serve materiale pedagogico che costa. Ma la Provvidenza è formidabile e si trova una certa contessa Valter che pensa a tutto. 

In Vaticano le suore vanno regolarmente a “dare relazione “ sul corso. La Montessori ha per loro un occhio di riguardo e le sceglie quando arriva la visita della Regina Madre per far parte della lezione pratica come tirocinanti. 

Dopo il diploma arriva anche il materiale didattico. E arriva con i soliti “cavalloni” da tiro del Vaticano. Sui pacchi l’indirizzo è “ A Sua Santità Pio X”. É ancora una volta il Papa che ha intercesso per la “sua”  parrocchia di San Giuseppe al Trionfale.