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Santa Sede: "Uguaglianza uomo-donna, sì. Gender, no."

Silvano Maria Tomasi | Silvano Maria Tomasi, Rimini, 25 agosto 2014 | Joaquín Peiró Pérez / ACI Group Silvano Maria Tomasi | Silvano Maria Tomasi, Rimini, 25 agosto 2014 | Joaquín Peiró Pérez / ACI Group

Sì all’eguaglianza uomo e donna. Ma no a qualunque approccio che mortifichi la naturale differenza tra i generi. Perché, con Papa Francesco, “la differenza è la soluzione, non il problema.” Il 19 giugno, il giorno prima che scendesse in piazza la manifestazione “Difendiamo i nostri figli,” si riuniva il Consiglio dei Diritti Umani per una giornata tutta dedicata ai diritti delle donne. La posizione della Santa Sede è stata espressa dall’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite.

“Il desiderio di buona parte della comunità internazionale di raggiungere un pari riconoscimento dei diritti umani delle donne non deve mancare di prendere in considerazione l’eguaglianza di ogni persona umana e la complementarietà tra uomo e donna,” ha detto l’arcivescovo Tomasi.

E aggiunge che tutti gli approcci che cercano di ottenere “uguaglianza e non discriminazione attraverso l’eliminazione delle distinzioni basate sul sesso non possono pienamente rispettare e apprezzare la dignità inerente di ogni persona umana.”

 

L’arcivescovo punta il dito contro le “ideologie che cercano di cancellare la distinzione tra uomo e donna per arrivare a un comune denominatore non gender,” perché queste ideologie diminuiscono sia il valore del sesso maschile che del sesso femminile.

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Insomma, l’approccio non dovrebbe tentare di trovare diritti umani uguali in modo “da eliminare la specificità dell’uomo e della donna, ma di mettere in luce la loro uguaglianza e complementarità.” Perché “sia ridurre il carattere della femminilità a un ruolo meramente sociale, o l’estremo opposto di emancipare le donne dai loro unici e preziosi attributi femminile si mostra essere un disservizio nella comprensione del vero ruolo della donna e delle loro indispensabili caratteristiche e contributi a tutti i livelli e aspetti della vita sociale.”

Il nunzio riconosce l’importanza del ruolo delle donne, e anzi sottolinea che il “ruolo necessario” che giocano “a livello di famiglia” non viene riconosciuto, mentre ci sono violazioni “dei diritti umani e della dignità delle donne in molte parti del mondo,” che includono la riduzione nelle moderne forme di schiavitù, come il traffico sessuale, i matrimoni forzati, la mancanza di eccesso all’educazione, la discriminazione sul posto di lavoro anche in termini di salario, la violenza domestica e la prostituzione forzata.”

Abusi che si aggiungono alle nuove, moderne forme di schiavitù, mettendo alla prova una comunità internazionale chiamata a cercare un “percorso per realizzare l’eguale rispetto della dignità delle donne e l’eliminazione della discriminazione.”

Ma ci vuole – sottolinea il nunzio – un nuovo sguardo alle “nostre prospettive sociali che a volte incorporano un non appropriato apprezzamento delle donne.”

 

Per questo “la Santa Sede è soprattutto convinta che la fondamentale eguaglianza tra uomini e donne, e perciò l’eguaglianza dei loro diritti umani fondamentali è radicata nell’inviolabile dignità della persona umana.”

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“Maschio e femmina differenziano due individui dalla stessa dignità, che non riflette tuttavia una eguaglianza statica, perché la specificità della femmina è differente dalla specificità del maschio, e questa differenza nell’eguaglianza è arricchente e indispensabile per l’armonia della vita nella società.”