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Santuari ai confini del mondo,"Fede, cultura e pellegrinaggi tra Atlantico e Mediterraneo"

Un convegno internazionale a Santa Maria di Leuca per ricordare la ricchezza culturale oltre che religiosa dei santuari

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Nel mese di settembre si è svolto al Santuario di Santa Maria di Leuca il Convegno Internazionale di Studi dal titolo ‘Fede, cultura e pellegrinaggi tra Atlantico e Mediterraneo. Da Finisterre a Santa Maria di Leuca de finibus terrae’,  promosso dalla diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca, dall’Università degli Studi di Bari ‘Aldo Moro’, dalla Fondazione ‘De Finibus Terrae’, dal Centro Italiano di Studi Compostellani di Perugia, in collaborazione con la Regione Puglia.

Infatti a Monte Sant’Angelo, in provincia di Foggia, il 9 maggio del 2019 in occasione della seconda edizione del ‘Festival Michael’, tra Amministrazioni locali e territoriali, Istituzioni religiose, Centri, Associazioni ed Istituti culturali di Puglia e Galizia (Spagna) è stato sottoscritto il ‘Patto di Amicizia’ con l’obiettivo di promuovere occasioni di incontro, confronto e scambio di esperienze tra santuari pugliesi ed europei, in particolare san Michele Arcangelo a Monte Sant’Angelo, san Nicola di Bari, Santa Maria di Leuca, Santiago de Compostela e i luoghi di culto nell’area di Finisterre.

L’incontro ha permesso la conoscenza dei due santuari di Finisterre e Santa Maria de finibus terrae, importanti centri consacrati al culto di san Giacomo Maggiore e della Vergine ed accomunati dalla loro posizione agli estremi dell’Occidente, sull’Oceano Atlantico, e all’estremità orientale della penisola italiana.

Per questo motivo, nel corso dei lavori sono state proposte in maniera innovativa tematiche collegate alla rete viaria e santuariale la quale vede proprio in Santa Maria di Leuca ‘il punto terminale di un lungo itinerario di fede’ attraverso l’Europa, dall’Atlantico al Mediterraneo, legando la Puglia al contesto europeo e al mondo bizantino.

Nel saluto iniziale mons. Vito Angiuli, vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca, ha affermato che il Santuario è un faro nel mar Mediterraneo: “Il Capo di Leuca ha una missione da compiere sulla base di quanto già avvenuto in passato, e sul fondamento di quei movimenti storici che hanno riproposto ai nostri giorni il mar Mediterraneo come un nuovo e inevitabile punto centrale della storia contemporanea...

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La peculiarità di questo mare consiste nel fatto di essere un vero e proprio ‘mare fra le terre’ attraverso il quale tradizioni, religioni e culture differenti possono interagire ed arricchirsi dal confronto reciproco. E’ un mare di frontiera nell’accezione più positiva del termine, un confine aperto verso l’altro dove l’esclusività si perde a favore di una contaminazione continua”.

Alla professoress Rosanna Bianco, docente di Storia dell’arte medievale all’università ‘A. Moro’ di Bari e fra gli organizzatori del convegno, abbiamo chiesto di spiegarci il legame tra il santuario di san Giacomo a quello di santa Maria di Leuca: “Sono due santuari posti rispettivamente al confine occidentale e orientale dell’Europa e la loro collocazione geografica li rende dei poli simbolici nell’organizzazione dello spazio sacro. Santiago de Compostela è nel Nord-ovest della Spagna, in Galizia, non si affaccia sul mare ma è nell’entroterra. Finisterre è invece sul mare e rappresenta per molti pellegrini (non per tutti) la prosecuzione e conclusione del pellegrinaggio a San Giacomo. 

Santa Maria di Leuca è nel Salento, nella parte più orientale dell’Italia, proiettata verso le terre d’Oriente. Emerge in entrambi i luoghi il rapporto con il mare, la presenza del culto mariano, il legame con la morte e con le indulgenze. E’ comune infatti alle due località la tradizione che a Finisterre (Galizia) e a Santa Maria de Finibus Terrae di Leuca si deve andare almeno una volta da vivi o da morti per ottenere il perdono. Quindi, accomuna i due luoghi la lontananza, il lungo viaggio e la fatica per raggiungerli, elementi che consentono di acquisire l’indulgenza”. 

Perché molti santuari nascono ai confini della terra?

“I santuari nascono spesso in luoghi suggestivi e aspri: sul mare, in montagna, nelle grotte, in campagna, luoghi che accolgono tradizioni e leggende di miracoli, di ritrovamenti di immagini sacre. Per quanto riguarda i confini della terra si può parlare di una forma di sacralizzazione dei punti estremi, quasi a definire un territorio sacro entro il quale si articolano strade, percorsi e si inseriscono luoghi di culto”. 

Quale patrimonio culturale e spirituale offrono oggi ai viandanti i santuari? 

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“Il patrimonio costituito dall’architettura, dall’apparato pittorico e scultoreo, dalle raccolte di ex voto a ricordo dei miracoli e delle grazie. C’è anche un patrimonio scritto e immateriale: leggenda di fondazione, libri di miracoli, testi celebrativi del santuario e della sua storia, rituali, tradizioni, canti, processioni. La recente riscoperta delle strade da percorrere a piedi, lentamente, ha fatto riscoprire le strade antiche e una dimensione più naturale, consentendo anche una maggiore e approfondita conoscenza del paesaggio, dei piccoli centri attraversati, delle tradizioni gastronomiche e popolari”. 

 

Quali opportunità offre il turismo spirituale al territorio?

“Il turismo in generale è una grande opportunità per il territorio e per la sua economia. Il turismo religioso ha una ricaduta positiva su alberghi e altre strutture ricettive, sulla ristorazione, sulla vendita di souvenir, oggetti sacri, libri sul santuario. Spesso è un turismo di gruppo, a volte rapido (due giorni e un pernottamento, a seconda delle destinazioni) ma sicuramente gli effetti e le ricadute sul territorio sono molto positivi. I cammini a piedi favoriscono anche lo sviluppo delle zone rurali, dei piccoli centri, dell’economia locale (prodotti agricoli, manufatti tradizionali…)”.