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Se il cristiano è donna, allora viene anche più perseguitato

Un rapporto di Aiuto alla Chiesa che Soffre Italia dedicato alle donne. Cifre, dati, storie che raccontano una realtà durissima. E che ricordano che le donne cristiane sono le più esposte agli attacchi

La copertina del rapporto |  | ACS La copertina del rapporto | | ACS

In Nigeria, il 90 per cento delle ragazze in mano agli estremisti islamici è di fede cristiana. In Pakistan, il 70 per cento delle ragazze costrette a convertirsi e a contrarre matrimonio è di fede cristiana. Sono solo due delle cifre, come sempre durissime, dell’ultimo rapporto di Aiuto alla Chiesa Che Soffre.

La sezione italiana ha infatti pubblicato un rapporto intitolato “Ascolta le sue grida. Rapimenti, conversioni forzate e violenze sessuali ai danni di donne e bambine cristiane”.

Sono sei le nazioni analizzate dal Rapporto: Egitto, Iraq, Mozambico, Nigeria, Pakistan e Siria. Ogni nazione presenta dei casi di studio, delle storie di vittime. Tre di questi casi sono in Egitto, due in Iraq, uno in Mozambico, tre in Nigeria e tre in Pakistan.

Dal Pakistan viene Maira Shahbaz, che firma la prefazione. Shahbaz scrive: “Sono stata torturata e violentata. I miei aguzzini hanno filmato le sevizie infertemi e mi hanno ricattata minacciando di diffondere il video. Sono quindi stata costretta a firmare un documento in cui dichiaravo di essermi convertita e di aver sposato il mio rapitore. Se avessi rifiutato di farlo, avrebbero ucciso i miei familiari”.

Lo studio di ACS si basa su fonti selezionate, e raccoglie i dati delle segnalazioni arrivate ad ACS dalle Chiese locali e da altri riferimenti di fiducia.

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Quali i risultati del rapporto? Prima di tutto, che le donne cristiane sono tra le più esposte agli attacchi. Ma non solo: vivono pressione sociale, paura di gettare un’onta sulla propria famiglia, minaccia di ritorsioni da parte di rapitori e complici, resistenza da parte di tribunali e forze di polizia a seguire i casi sono fattori che spiegano la difficoltà di indagare il fenomeno.

La pandemia ha dato terreno fertile per atti di violenza sessuale, ed è emersa – spiega Duquesne - “la maggiore incidenza di persecuzioni sessuali e religiose ai danni delle donne nelle situazioni di conflitto; ciò si è reso evidente durante la presa di potere da parte dell’ISIS (Daesh) in alcune aree della Siria e dell'Iraq; se ne ha notizia anche altrove, come ad esempio in Mozambico;

Secondo il rapporto, “casi sistematici di rapimenti, violenze sessuali, matrimoni e conversioni forzati di donne cristiane in Paesi come la Nigeria, possono essere classificati come casi di genocidio”.