“Non lasciamoci irretire da esperienze e proposte di amori passeggeri, parziali e alla lunga privi di quella felicità che cerchiamo nell'esperienza dell'amore”. Per cercare “l’amore più grande”, “basta accogliere con convinzione l'invito di Gesù: rimanete nel mio amore. Perché lui ama per primo, ci ha amato da sempre, e continuerà ad amarci anche se noi non lo amassimo più”. L’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, partecipa alla notte bianca della fede. 6000 i giovani protagonisti della grande festa in occasione dell’Esposizione della Sacra Sindone in corso a Torino. Tra venerdì e sabato scorso pellegrinaggio a Valdocco, Cottolengo e Duomo, con il passaggio davanti al Sacro Telo, non senza aver partecipato alla veglia di preghiera presieduta da Nosiglia.

“Amare una persona – ha detto l’arcivescovo - significa non poter fare a meno di lei, desiderarla e investire su di lei la propria vita e il proprio futuro. Niente è più possessivo e coinvolgente dell'amore. Così è anche nei confronti di Gesù. Lui va continuamente cercato, e chiede di permeare la mente, il cuore, i pensieri e la vita di ogni giorno. Il suo amore è esigente e non può essere vissuto nella mediocrità e provvisorietà”.

C’è da combattere l’indifferenza di molti, ma per i credenti c’è anche il tema della superficialità: “Penso che molti giovani danno per scontato di credere in Cristo e di amarlo – ha spiegato Nosiglia -, e stemperano la ricerca appassionata e continua della sua persona per accontentarsi di qualche sprazzo di esperienza esteriore e deludente dell'incontro con Lui”. Ma “Egli si colloca nella loro vita come lo sfondo in un teatro, che è virtuale rispetto a quanto si sta svolgendo sulla scena della vita reale, che costruisce la trama dei loro giorni, a casa, a scuola o all'Università, al lavoro e con gli amici nel tempo libero”.

Spesso si nota, la “mancanza di una passione amorosa per Cristo e a una fede che non mette al centro la Sua Persona da conoscere, desiderare e frequentare. Si parla di tante cose, si discute di tanti problemi quando ci si incontra, si fanno esperienze anche belle insieme, ma Lui non c'è, o è considerato un presente-assente”.

Eppure, ha ricordato il custode della Sindone, “questa notte non è buia e triste, perché è illuminata dalla luce della Pasqua del Signore, ed è ricca di quell'Amore più grande di Gesù che ci ha amati come amici e che ci viene svelato in modo così vero e forte dalla Sindone e da Don Bosco il Santo dei giovani.

 “Nessuno può vivere senza amore – ha detto Nosiglia -. Eppure quanta gente persegue la via di un amore che non dà vera gioia ed è fonte di delusione, se non addirittura di sofferenza! L'amore cresce solo attraverso l'Amore più grande del Signore: e questo significa che solo chi ama in lui e come lui, può gustare fino in fondo il vero amore. Gesù lo ha insegnato, vissuto e testimoniato in tutta la sua vita”.