“Si tratta di polemiche in larga parte fuor d’opera e che sembrano dimenticare come la questione sia stata oggetto di un’indagine comunitaria per sospetti aiuti di Stato agli enti della Chiesa, che sarebbero potuti derivare da una interpretazione della predetta esenzione non rigorosa e in possibile contraddizione con i principi della concorrenza”. Così in una nota, ieri, la Corte Suprema di Cassazione ha replicato alla netta presa di posizione di Mons. Nunzio Galantino, Segretario Generale della Cei, in merito alla sentenza della stessa Corte che obbliga al pagamento dell’Ici le scuole paritarie di Livorono.

Vogliamo – prosegue la nota – “evitare qualsiasi strumentalizzazione. Nel fine settimana hanno trovato notevole eco sugli organi di stampa polemiche, anche aspre, su una sentenza della Corte di Cassazione che obbligherebbe le scuole paritarie cattoliche al pagamento dell’Ici (questo è il caso specifico deciso) e, in prospettiva, anche dell’Imu (che tuttavia la sentenza non tocca). L’interpretazione sostenuta dalla sentenza è che l’esenzione spetti laddove l’attività cui l’immobile è destinato, pur rientrando tra quelle astrattamente previste dalla norma come suscettibili di andare esenti, non sia svolta in concreto con le modalità di un’attività commerciale. L’onere di provare tale ultima circostanza spetta, secondo le regole generali, al contribuente”.

“La Corte – conclude il comunicato – ha ritenuto che il giudice d’appello non avesse congruamente motivato in ordine al conseguimento in giudizio di siffatta prova da parte dell’istituto religioso, tenuto conto di quanto la giurisprudenza della Corte ha affermato circa gli elementi che contraddistinguono l’attività d’impresa. Tant’è che la Corte ha cassato la sentenza impugnata con rinvio: sarà pertanto il giudice di merito a dover decidere, in ultima analisi, alla luce di una rinnovata e più circostanziata valutazione delle risultanze processuali, se l’esenzione spettasse o meno per l’attività didattica come concretamente svolta”.