Advertisement

Sinodo 2018, il documento dei vescovi si conclude con una chiamata alla santità

Il Papa e i Padri sinodali lasciano l'aula dei lavori  |  | Daniel Ibanez/ ACI Group Il Papa e i Padri sinodali lasciano l'aula dei lavori | | Daniel Ibanez/ ACI Group

La conclusione del documento del Sinodo dei vescovi dedicato ai giovani e alla vocazione  è anche l’unica vera indicazione che emerge: la santità è la chiave di tutto.

Quello che i padri hanno votato quasi sempre a larga maggioranza è un testo molto amplio e poco specifico. La terza parte del testo mette al centro l’idea di sinodalità con un riferimento al testo della Commissione teologica internazionale del 2017.

Parrocchie, migranti, sessualità, liturgia, formazione al matrimonio, formazione al matrimonio, comunicazione digitale, missionarietà e una richiesta di centralizzazione della pastorale giovanile sono questioni che sembrano un po’ “ammucchiate” alla fine del testo nato dal Sinodo. In molti casi, come per la formazione sacerdotale  e per la questione della sessualità si fa riferimento a documenti già esistenti,

Sembra ai padri che soprattutto i giovani abbiano bisogno di “decifrabilità” della vita delle gerarchie ecclesiali, dei preti, delle suore, dei vescovi e dei religiosi.

E serve anche una formazione più forte per tutti i giovani nelle varie situazioni di vita e per questo occorre “un ripensamento pastorale della parrocchia, in una logica di corresponsabilità ecclesiale e di slancio missionario, sviluppando sinergie sul territorio. Solo così essa potrà apparire un ambiente significativo che intercetta la vita dei giovani”.

Advertisement

Importante la passione per la liturgia con “l’impegno a celebrare con nobile semplicità e con il coinvolgimento dei diversi ministeri laicali, costituisce un momento essenziale della conversione missionaria della Chiesa. I giovani hanno mostrato di saper apprezzare e vivere con intensità celebrazioni autentiche in cui la bellezza dei segni, la cura della predicazione e il coinvolgimento comunitario parlano realmente di Dio”.

Solo un piccolo paragrafo parla delle Giornate Mondiali della Gioventù che pure “per tanti giovani sono state un’esperienza di trasfigurazione, in cui hanno sperimentato  bellezza del volto del Signore e fatto scelte di vita importanti. I frutti migliori di queste esperienze si raccolgono nella vita quotidiana. Diviene quindi importante progettare e realizzare queste convocazioni come tappe significative di un processo virtuoso più ampio”.

Tre proposte per la formazione sacerdotale come la formazione congiunta di laici, consacrati e sacerdoti; l’inserimento nel curriculum di preparazione al ministero ordinato e alla vita consacrata di una preparazione specifica riguardante la pastorale dei giovani e la valutazione di un “cammino formativo in senso esperienziale e comunitario”.

Una nota anche sugli abusi: “Purtroppo il mondo è indignato dagli abusi di alcune persone della Chiesa piuttosto che ravvivato dalla santità dei suoi membri: per questo la Chiesa nel suo insieme deve compiere un deciso, immediato e radicale cambio di prospettiva! I giovani hanno bisogno di santi che formino altri santi, mostrando così che «la santità è il volto più bello della Chiesa» (FRANCESCO, Gaudete et exsultate, n. 9). Esiste un linguaggio che tutti gli uomini e le donne di ogni tempo, luogo e cultura possono comprendere, perché è immediato e luminoso: è il linguaggio della santità”.