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Sinodo dei Vescovi, pubblicato il Documento preparatorio

La XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi si terrà nel 2023

Il Cardinale Grech, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, con il Papa |  | Vatican Media - ACI Group Il Cardinale Grech, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, con il Papa | | Vatican Media - ACI Group

Il cammino sinodale della Chiesa si aprirà solennemente il 9-10 ottobre 2021 a Roma e il 17 ottobre seguente in ogni Chiesa particolare. Una tappa fondamentale sarà la celebrazione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, nell’ottobre del 2023 , a cui farà seguito la fase attuativa, che coinvolgerà nuovamente le Chiese particolari. Lo si legge nel Documento preparatorio della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi pubblicato stamane.

Quello che si concluderà nel 2023, sarà un Sinodo diverso da quelli del passato, così come era nella idea iniziale di Paolo VI nel 1967. Da Assemblea puramente episcopale si passa adesso ad una vera e propria assemblea ecclesiale.

Il documento indica i parametri che “declinano la sinodalità come forma, come stile e come struttura della Chiesa: fare memoria di come lo Spirito ha guidato il cammino della Chiesa nella storia e ci chiama oggi a essere insieme testimoni dell’amore di Dio; vivere un processo ecclesiale partecipato e inclusivo, che offra a ciascuno – in particolare a quanti per diverse ragioni si trovano ai margini – l’opportunità di esprimersi e di essere ascoltato per contribuire alla costruzione del Popolo di Dio; riconoscere e apprezzare la ricchezza e varietà dei doni e dei carismi che lo Spirito elargisce in libertà, per il bene della comunità e in favore dell’intera famiglia umana; sperimentare modi partecipativi di esercitare la responsabilità nell’annuncio del Vangelo e nell’impegno per costruire un mondo più bello e più abitabile; esaminare come nella Chiesa vengono vissuti la responsabilità e il potere, e le strutture con cui sono gestiti, facendo emergere e provando a convertire pregiudizi e prassi distorte che non sono radicati nel Vangelo; accreditare la comunità cristiana come soggetto credibile e partner affidabile in percorsi di dialogo sociale, guarigione, riconciliazione, inclusione e partecipazione, ricostruzione della democrazia, promozione della fraternità e dell’amicizia sociale; rigenerare le relazioni tra i membri delle comunità cristiane come pure tra le comunità e gli altri gruppi sociali, ad esempio comunità di credenti di altre confessioni e religioni, organizzazioni della società civile, movimenti popolari; favorire la valorizzazione e l’appropriazione dei frutti delle recenti esperienze sinodali a livello universale, regionale, nazionale e locale”.

La pandemia – sottolinea il Documento – “pur tra grandi differenze, accomuna l’intera famiglia umana, sfida la capacità della Chiesa di accompagnare le persone e le comunità a rileggere esperienze di lutto e sofferenza, che hanno smascherato molte false sicurezze, e a coltivare la speranza e la fede nella bontà del Creatore e della sua creazione. Non possiamo però nasconderci che la Chiesa stessa deve affrontare la mancanza di fede e la corruzione anche al suo interno. In particolare non possiamo dimenticare la sofferenza vissuta da minori e persone vulnerabili: per troppo tempo quello delle vittime è stato un grido che la Chiesa non ha saputo ascoltare a sufficienza. Si tratta di ferite profonde, che difficilmente si rimarginano, per le quali non si chiederà mai abbastanza perdono e che costituiscono ostacoli, talvolta imponenti, a procedere nella direzione del camminare insieme. La Chiesa tutta è chiamata a fare i conti con il peso di una cultura impregnata di clericalismo, che eredita dalla sua storia, e di forme di esercizio dell’autorità su cui si innestano i diversi tipi di abuso. Insieme chiediamo al Signore la grazia della conversione e l’unzione interiore per poter esprimere, davanti a questi crimini di abuso, il nostro pentimento e la nostra decisione di lottare con coraggio”.

Il Sinodo guarda poi a laici e giovani, ricordando “l’istituzione del ministero laicale del catechista e l’apertura alle donne dell’accesso a quelli del lettorato e dell’accolitato”.

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La sinodalità – si ribadisce - rappresenta la strada maestra per la Chiesa, chiamata a rinnovarsi sotto l’azione dello Spirito e grazie all’ascolto della Parola. La capacità di immaginare un futuro diverso per la Chiesa e per le sue istituzioni all’altezza della missione ricevuta dipende in larga parte dalla scelta di avviare processi di ascolto, dialogo e discernimento comunitario, a cui tutti e ciascuno possano partecipare e contribuire”.

La sinodalità – si legge ancora -  non è una questione di semplice amministrazione interna alla Chiesa; essa indica lo specifico modus vivendi et operandi della Chiesa Popolo di Dio che manifesta e realizza in concreto il suo essere comunione nel camminare insieme, nel radunarsi in assemblea e nel partecipare attivamente di tutti i suoi membri alla sua missione evangelizzatrice”.

Parlando dei Vescovi, il Documento spiega che “i Pastori sono costituiti da Dio come autentici custodi, interpreti e testimoni della fede di tutta la Chiesa: si tratta di un processo ecclesiale che non può realizzarsi se non in seno a una comunità gerarchicamente strutturata. Ogni processo sinodale, in cui i Vescovi sono chiamati a discernere ciò che lo Spirito dice alla Chiesa non da soli, ma ascoltando il Popolo di Dio, forma evidente di quel camminare insieme che fa crescere la Chiesa. I Vescovi abbiano cura di raggiungere tutti. Il senso del cammino a cui tutti siamo chiamati è anzitutto quello di scoprire il volto e la forma di una Chiesa sinodale, in cui ciascuno ha qualcosa da imparare. Popolo fedele, Collegio episcopale, Vescovo di Roma: l’uno in ascolto degli altri; e tutti in ascolto dello Spirito Santo. Il Vescovo di Roma richiede a tutti i Vescovi e a tutte le Chiese particolari, nelle quali e a partire dalle quali esiste l’una e unica Chiesa cattolica di entrare con fiducia e coraggio nel cammino della sinodalità”.

Rivolgendosi ai Vescovi, il Documento ricorda anche “l’elezione degli apostoli non è il privilegio di una posizione esclusiva di potere e di separazione, bensì la grazia di un ministero inclusivo di benedizione e di comunione. Grazie al dono dello Spirito del Signore risorto, costoro devono custodire il posto di Gesù, senza sostituirlo: non per mettere filtri alla sua presenza, ma per rendere facile incontrarlo”.

“L’azione apostolica – recita ancora il testo - realizza la volontà di Dio creando comunità, abbattendo steccati e promovendo l’incontro. Illuminato dalla Parola e fondato nella Tradizione, il cammino sinodale si radica nella vita concreta del Popolo di Dio. Presenta infatti una peculiarità che è anche una straordinaria risorsa: il suo oggetto – la sinodalità – è anche il suo metodo”.

Il Documento offre poi un vademecum per offrire strumenti, percorsi e suggerimenti invitando nello specifico a guardare ai “compagni di viaggio” del cammino sinodale, all’ascolto, a “parlare con coraggio e parresia”, a fondarsi “sull’ascolto comunitario della Parola e sulla celebrazione dell’Eucaristia”, alla corresponsabilità, al dialogo con la società e con le altre confessioni cristiane, a sapere discernere.

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