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Stazioni quaresimali, San Clemente al Colosseo

Dal mitreo alla tomba del Cardinale Cicognani uno scrigno di storia romana

Il rito stazionale  |  | Basilica di San Clemente / FB
Il rito stazionale | | Basilica di San Clemente / FB
Basilica di San Clemente | Basilica di San Clemente | Stefano_Valeri | Shutterstock
Basilica di San Clemente | Basilica di San Clemente | Stefano_Valeri | Shutterstock

Secondo un’antichissima tradizione, il lunedì della seconda settimana di Quaresima la stazione quaresimale si celebra nella chiesa di San Clemente, vicino al Colosseo, che è dedicata a quel Clemente che secondo la tradizione era il primo successore di San Pietro. Già alla fine del IV secolo, San Girolamo scrive che “una chiesa a Roma custodisce ancora oggi il suo nome.”

La sua storia inizia dalle viscere di Roma, dal piccolo corso d’acqua sul quale è costruito un mitreo e un quartiere romano, e poi due livelli di chiese fino a quello dove oggi si svolge la vita pastorale.

Dal ‘400 a San Clemente ci sono delle comunità monastiche, Papa Bonifacio IX vi introdusse la congregazione agostiniana di S. Ambrogio di Milano, ma nel 1643  l’intera congregazione fu soppressa da Urbano VIII.

Nel 1645 Camillo Pamphili, Cardinal nipote di Innocenzo X, affidò la custodia della basilica ai Domenicani di San Sisto Vecchio (Roma) e l’intera proprietà fu poi trasferita in perpetuità all’ordine Domenicano nel 1667.

Dieci anni dopo, a causa della persecuzione religiosa in Irlanda, la basilica e il convento di San Clemente, insieme con quelli di San Sisto Vecchio, furono assegnati ai Domenicani Irlandesi, che ancor oggi amministrano la basilica, vivono la vita religiosa.

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E’ solo nella seconda metà dell’ ‘800 che iniziarono gli scavi archeologici che hanno riportato alla luce la basilica del IV secolo e gli altri edifici romani.

Nel 1912 i domenicani  iniziarono un progetto per prosciugare l’acqua grazie ad un canale di scolo lungo 700 metri sotto terra.

Titolo cardinalizio vi è sepolto il cardinale Amedeo Amleto Cicognani, segretario di stato vaticano nel periodo del Concilio Vaticano II.

Tra il 1954 e il 1956 gli affreschi della Cappella di Santa Caterina di Alessandria furono restaurati dall’Istituto Centrale per il Restauro. Nei decenni ottanta e novanta il mosaico absidale del XII secolo e la Sala Capitolare medievale furono restaurati in collaborazione con il Ministero per i Beni Culturali, e il battistero della basilica paleocristiana fu portato alla luce.

Nel 2005 i Padri hanno iniziato, a proprie spese, lavori per un nuovo impianto illumino tecnico per il vantaggio e per la sicurezza dei visitatori. Attualmente l’impianto è funzionante e aiuta a conservare il patrimonio artistico degli scavi e della basilica.

A causa della pandemia gli scavi al di sotto della basilica sono chiusi e nella chiesa si celebrano solo le liturgie ordinarie. Interessante la pagina Facebook. 

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Domani appuntamento alle 18 a San Saba all’Aventino.