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Stazioni quaresimali, San Giovanni a Porta Latina

La chiesa dei rosminiani e delle monache turchine

San Giovanni a Porta Latina  |  | Aci Stampa
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San Giovanni a Porta Latina | | Aci Stampa

Il sabato precedente la Domenica delle Palme si arriva sull’ Appia a San Giovanni a Porta Latina. Una piccola chiesa del XII secolo che conserva l’abside di una chiesa molto più antica, forse del VI secolo, anche se la chiesa viene menzionata la prima volta nel 683. E’ il Sacramentario Gregoriano che a maggio riporta la festa di S. Giovanni “ante Portam Latinam”. Un’iscrizione nella navata ricorda la consacrazione della chiesa ricostruita nel 1191.

Le pareti della navata conservano delle bellissime pitture medievali. La chiesa sarà poi trasformata nel Barocco, ma viene riportata alla sua forma medievale tra il 1913 e il 1915. Dopo il restauro la chiesa ha l’aspetto che doveva avere nel 1191. L’abside è unica a Roma perché è esternamente poligonale come quelle delle chiese di Costantinopoli nel V e VI secolo.

Sopra la porta, un’iscrizione commemora la costruzione della cappella nel 1509 sotto Papa Giulio II da parte del prelato francese Benoît Adam, che fa incidere anche la frase francese “Au plaisir de Dieue”; secondo la volontà di Dio. Molti secoli più tardi, nei primi anni Settanta, passa qui in visita lo scrittore francese Jean-D’Ormesson, scomparso nel 2017. Lo scrittore legge la scritta e gli sembra che questa frase possa essere il motto di suo nonno, un uomo aristocratico che apparteneva ad un mondo scomparso segnato dalla lealtà al Re e alla Chiesa nella Francia dell’Ottocento. Ha poi usato la frase come titolo di un libro in cui racconta la storia di una famiglia dell’alta aristocrazia francese dal XIX secolo alla stagione del terrorismo. Il libro è diventato un bestseller e trasformato in una serie tv francese, girato nel castello dove era cresciuto.

Nel 1940 la chiesa viene assegnata ai Rosminiani, che nell’antico convento accanto alla chiesa hanno la loro curia generalizia e lo studentato internazionale. La congregazione dei Rosminiani viene fondata nel 1828 dal sacerdote e filosofo italiano Antonio Rosmini Serbati. Lo scopo della congregazione è l'esercizio della carità universale, che è l'unione delle forme che Rosmini ordina in: carità spirituale, carità intellettuale e carità temporale. La chiesa non è parrocchia, ma appartiene a quella del battistero di San Giovanni in Laterano.

Dal convento attiguo un tempo delle Monache Turchine della beata Fornari, ora dei Servi della Carità (Rosminiani) parte la processione stazionale dal piccolo sacello bramantesco di “S.Giovanni in oleo” nel luogo tradizionale dello stesso martirio. Oggi si presenta in una ricostruzione del XVI secolo, ma esisteva già nel XIII secolo. Si tratta di un curioso luogo di martirio di S. Giovanni, al quale sarebbe sopravvissuto prima di essere esiliato a Patmos.

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