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Stazioni quaresimali, Santa Prassede all'Esquilino

I monaci vallombrosani e la tavola di San Carlo Borromeo

L'arco trionfale  |  | OB
L'arco trionfale | | OB
La tavola di San Carlo Borromeo  |  | pd
La tavola di San Carlo Borromeo | | pd

E si arriva a Santa Prassede, di nuovo all’ Esquilino. La  parrocchia è un “titulus”, che appare nelle fonti antiche già nel 491, ma la chiesa attuale viene costruita solo nel IX secolo da Papa Pasquale I (817-824). Pasquale decide di sostituire la vecchia chiesa con una nuova ”non lontano” dalla prima, ma della chiesa più antica si è persa ogni traccia.

Prassede e Pudenziana erano, secondo la leggenda, due figlie sante del senatore, Pudente. I due figli, erano lontani dalla fede.

San Carlo Borromeo fu titolare di questa chiesa e vi fece compiere grandi lavori. Ma non solo. Il cardinale aveva l’abitudine di servire i poveri su una tavola che è stata conservata ed è in una cappella della chiesa.

Oggi a curare la pastorale sono i monaci Vallombrosiani, benedettini della famiglia fondata da San Giovanni Gualberto nel 1039, che prende il nome dalla località di Vallombrosa, oggi in provincia di Firenze.

Celebri per la farmacia e per i liquori i vallombrosani in effetti si sono distinti, nel corso dei secoli, per la lotta contro la simonia, contro la corruzione e la mondanità della Chiesa; è attribuita a loro l'istituzione della figura dei monaci conversi.

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I Vallombrosani sono da sempre sensibili alla tutela del creato e, in particolare, possono ritenersi dei veri e propri "monaci forestali" dato che per lungo tempo hanno gestito la Foresta di Vallombrosa.

I monaci coltivavano l'abete bianco in purezza, applicando la tecnica selvicolturale - da loro codificata - del "taglio raso con rinnovazione artificiale posticipata", che da Vallombrosa si irradiò in tutta Europa.

La Foresta di Vallombrosa divenne dello Stato italiano dopo il 1866, a seguito dell'incameramento dei beni ecclesiastici da parte del Regno d'Italia.

La chiesa oggi appare un po’ nascosta in una stradina a pochi passi da Santa Maria Maggiore. Ma all’interno oltre alla bellezza della struttura architettonica c’è un vero piccolo gioiello di arte musiva: la Cappella di san Zenone. Un piccolo scrigno completamente ricoperto di mosaici del IX secolo.

Domani si arriva a Santa Prisca all'Aventino alle 18.00