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Tutela dei Minori, un fondo per garantire assistenza alle vittime nei Paesi più poveri

La plenaria della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori ha portato alla decisione del fondo, all’aggiornamento delle linee guida, a nuove partnership

Palazzo Maffei Marescotti | Palazzo Maffei Marescotti, nuova sede della Pontificia Commissione per la tutela dei Minori | Wikimedia Commons Palazzo Maffei Marescotti | Palazzo Maffei Marescotti, nuova sede della Pontificia Commissione per la tutela dei Minori | Wikimedia Commons

Incontrando i membri della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori il 5 maggio, Papa Francesco aveva lodato l’impegno per garantire assistenza alle vittime anche nei Paesi poveri. Ed erano parole che lasciavano preludere ad una delle decisioni che la commissione ha preso al termine della plenaria: quella di istituire un fondo, finanziato con contributi delle Conferenze Episcopali di tutto il mondo, che permette di stabilire programmi di formazione e salvaguardia anche in quei Paesi che non hanno risorse per poterseli permettere.

Combattere gli abusi, in fondo, è anche questione di risorse, ed eliminare questo ostacolo aiuta a costruire una cultura della salvaguardia. Quella del fondo non è, comunque, la sola decisione presa dalla Pontificia Commissione nel corso della sua plenaria, che si è tenuta dal 3 al 6 maggio: sono state definite nuove strategie per contrastare gli abusi online, si è definito come aggiornare le linee guida del Dicastero della Dottrina della Fede per il contrasto agli abusi; si è aggiunta la partnership con la fondazione GHR per la salvaguardia delle vittime, che si inserisce nella serie di partnership strategiche per la prevenzione e il contrasto degli abusi, come quella con il Dicastero per l’Evangelizzazione.

Il Cardinale Sean O’Malley, presidente della Commissione, ha parlato di “aggiustamenti” fatti alle linee guida stilate nel 2011 dall’allora Congregazione della dottrina della Fede. Questi aggiustamenti saranno inclusi in un “Framework universale delle linee guida”, disponibile a partire dal 31 maggio perché possa essere commentato ed eventualmente oggetto di proposte da parte di leader della Chiesa e gruppi di vittime prima dell’approvazione finale, che avverrà nel corso del 2023.

Il programma pilota del fondo, chiamato Memorare è stato firmato con la Chiesa in Rwanda, con tanto di protocollo di erogazione finanziaria che regola l’uso dei contributi donati.

L’accordo con GHR, fondazione che già aveva collaborato con il Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale per la risposta alla pandemia COVID 19, prevede che la fondazione supervisioni assunzione, contrattazione e il pagamento diretto del personale regionale.

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La commissione ha rivisto anche il quadro di riferimento per il rapporto annuale sulle politiche e procedure di salvaguardia della Chiesa, che – spiega una nota della Pontificia Commissione – “adotta una metodologia di progettazione incentrata sull'uomo che si concentra sul modo in cui i bisogni delle vittime e dei sopravvissuti possono essere considerati prioritari e affrontati nei meccanismi di rendicontazione della Chiesa, con l'obiettivo di offrire proposte al Santo Padre su come affrontare le lacune”.

In una dichiarazione, il Cardinale O’Malley ha detto che la commissione ha assunto “una direzione più incentrata nell’impatto”, e notato che “questo ritmo accelerato negli ultimi sei mesi ha causato dolori crescenti, poiché abbiamo cercato di rispondere a esigenze sia a breve che a lungo termine”. Tra i dolori, l’uscita di scena un po’ drammatica di padre Hans Zollenr, tra i fondatori della Commissione, che ha, tra le altre cose, lamentato una mancanza di trasparenza sull’uso delle risorse.

Quel tipo di lamentela, comunque, non si è ripetuta in altri membri di commissione, che sono ora impegnati in una nuova fase del lavoro per la salvaguardia dei minori e delle persone vulnerabili.