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Un arazzo di Raffaello ci insegna come fare missione anche oggi

La copia della predicazione di Paolo ad Atene è una catechesi per i missionari di tutti i tempi

La Predica di Paolo  |  | Museo Pontificio di Loreto La Predica di Paolo | | Museo Pontificio di Loreto

Si conclude oggi il mese dedicato alle Missioni. La Chiesa è missionaria per vocazione ed è una vocazione che è nata subito, come racconta anche l'arte. 

Il primo grande missionario è stato l'Apostolo Paolo. Missione ed apostolato nei primi secoli della Chiesa erano di fatto la stessa cosa. E così proprio Paolo volle tentare la missione anche tra gli intellettuali ateniesi. Non fu certo un successo immediato. Ma il racconto di quella predicazione ispirò artisti e Pontefici. Come Leone X che nel 1514 chiese a Raffaello Sanzio di preparare dei disegni per la realizzazione di 10 arazzi da far realizzare a Bruxelles. 

Come racconta suor Maria Gloria Riva su Il Messaggio della Santa Casa di Loreto, la pubblicazione del santuario marchigiano, gli arazzi erano stati commissionati per la Cappella Sistina in Vaticano. 

E ne furono esposti sette il 29 dicembre del 1519 nella cappella, tra la meraviglia dei presenti: tota cappella stupefacta Este in aspectu illurum" nota il cerimoniere del tempo.

Nel tempo da quei disegni di Raffaello il tessitore fiammingo fece molte copie, e una di quelle copie oggi è ancora a Loreto. E rappresenta la predicazione di San Paolo ad Atene. 

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Nell'arazzo Paolo ha le braccia verso il cielo, e l' Areopago di Atene è rappresentato come un luogo ricco di acqua e vegetazione. L'insuccesso di Paolo è descritto al capitolo 27 degli Atti degli Apostoli. E Raffaello lo descrive con lo sconcerto e l'indifferenza degli uditori con le facce accigliate. Ma la Parola predicata non rimase senza effetto. 

Ci sono Dionigi e Damaris che restano conquistati e Raffaello li rappresenta mentre arrivano ad ascoltare l' Apostolo in atteggiamento quasi adorante.  La scena è identica a quella del Palazzo vaticano, ma nella cornice appaiono delle donne che rappresentano le virtù cardinali, e le virtù teologali. Scrive suor Maria Gloria Riva delle Adoratrici Perpetue del SS. Sacramento che accanto alla sua passione per l'arte, coltiva lo studio della Sacra Scrittura, della Patristica e della spiritualità di Madre Maria Maddalena dell'Incarnazione, fondatrice dell'Ordine: "Se fu la voce di Paolo ad appassionare Dionigi e Damaris, sarà però il Verbo di Dio stesso che attraverso le Verità divine  infiammerà i loro cuori di fede speranza e carità. Così quanti, come loro, aderiranno alla Parola di Dio saranno capaci di vera giustizia; di prudenza, di temperanze e di fortezza. E lo stesso Paolo da qual fallimento imparerà che, più dell'erudizione, è la croce a conquistare gli uomini alla Salvezza. Così l'arazzo diventa un monito per i missionari di oggi: l'inculturazione del Vangelo è certo necessaria, ma è il Kerigma, e cioè l'annuncio della passione, morte e resurrezione del Signore ad attirare gli uomini al Vangelo". 

Dal febbraio del 2007 suor Maria Gloria si è trasferita nella Diocesi di San Marino-Montefeltro dove ha fondato una comunità Monastica che, accanto all'Adorazione Perpetua si propone di educare lo sguardo alla Bellezza.