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Canneto, una nuova Basilica minore. Nel cuore delle montagne

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C’è una Madonna nera, la Vergine Bruna, fatta con legno di tiglio, che risale al XII secolo. Il santuario, quello no, non sa di antico, visto che quasi tutto quello che si vede oggi è opera di ristrutturazioni e ricostruzioni recenti. Però il Santuario di Canneto attrae ancora oggi centinaia, migliaia di fedeli, specialmente nei giorni che vanno dal 20 al 22 agosto. Proprio questo 22 agosto il Cardinale Giuseppe Bertello, governatore dello Stato di Città del Vaticano, sarà sulle colline al confine tra Lazio, Campania, Abruzzo e Molise, per celebrare il solenne pontificale che consacrerà il Santuario come basilica minore.

L’annuncio è stato dato lo scorso 26 luglio dal vescovo Gerardo Antonazzo, della diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo, sotto cui ricade la giurisdizione del santuario. Così, il Santuario di Maria Santissima di Canneto (questo il nome ufficiale) diventa una delle circa 1600 chiese (di cui 550 solo in Italia) che possono fregiarsi del titolo di basilica minore, segnalando così il legame speciale con Roma ma anche la straordinaria importanza locale.

Una importanza che mescola storia antica ma anche moderna. Nella valle di Canneto sono stati ritrovati resti di un tempio di una divinità femminile, con tutta probabilità la dea Mefite, che risaliva al III-IV secolo a.C. Già allora, c’era un pellegrinaggio nella zona, per invocare la dea affinché le terre fossero fertili e le donne feconde.

Perché allora si è sviluppato il culto della Madonna in quelle terre? Quali gli accadimenti? C’è una leggenda che si è diffusa soprattutto a partire dalla seconda metà del XIX secolo sulla base del racconto del benedettino inglese padre Beda, ma che in fondo non si sa quanto sia antica. La leggenda vuole che una pastorella di nome Silvana, mentre pascolava le sue pecore, vide una Signora splendente. Questa le ordinò di andare dall’arciprete di Settefrati (Canneto è nel territorio della piccola cittadina) per chiedergli di edificare una chiesa dedicata alla Madonna.

La bambina fa qualche resistenza, dice che deve occuparsi del gregge, che lo deve portare a bere. “All’acqua penserò io,” risponde la Signora, e subito infila la mano nella base della roccia, da cui sgorga una sorgente freschissima. A quel punto, Silvana non fece più resistenza e corse verso il paese, invitando tutti a vedere il miracolo. La seguirono in pochi. Ma trovarono la sorgente, che prima non c’era, e una statua in luogo della Signora, davanti alla quale si misero a pregare. Erano ancora in preghiera quando gli altri compaesani, non avendoli visti tornare, li andarono a cercare.

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Nessuno voleva lasciare la statua lì, perché era molto bella. Vollero portarla in paese. Ma non poterono. La statua si appesantì appena imboccato il sentiero, e ad ogni passo si faceva più pesante. I portatori la appoggiarono ad una roccia, e lì rimase impressa l’impronta del capo: quel luogo c’è ancora, ed è chiamato Capo della Madonna, a poche centinaia di metri dal santuario.

È una leggenda suggestiva, che include anche molte narrazioni popolari, e forse anche tracce del culto pagano, tanto che la Madonna apparirebbe nel luogo dove c’è il santuario della dea Mefite, e non dove oggi è situato il santuario mariano. Ma si parla addirittura di una “trazione inventata,” secondo la catalogazione di Eric Hosbawn. Mons. Dionigi Antonelli, che al santuario ha dedicato studi e volumi, afferma che la leggenda nasce nel clima che si è creato “dopo gli eventi strepitosi di Lourdes,” e in effetti prima del 1869 non ce n’è traccia.

Di certo, una chiesa a Canneto c’era già nel XIII secolo, come mostra un rescritto di Papa Niccolò IV del 1288 che conferma per il monastero di Santa Maria di Canneto la regola benedettina. Ma il monastero – che già durante il rigido inverno veniva abitualmente lasciato dai frati, che scendevano a valle, a Settefrati – fu abbandonato nel 1392, e poi la chiesa fu legata ad un eremita, una usanza che si è estesa dal XVII ai primi decenni del XX secolo.

Il santuario è stato sempre legato ai benedettini. Nel 1475, i cardinali Bartolomeo Roverella e Giuliano Della Rovere concessero con la bolla Dum Placare una indulgenza di cento giorni ai pellegrini che si recavano a Canneto in determinati giorni festivi, tra cui l’ottava dell’Assunta, cioè il 21-22 agosto, e facevano una offerta per il mantenimento dell’edificio. La festa durava cinque giorni, e il 22 agosto ne è sempre stato il culmine.

Ancora oggi, i pellegrini scendono dalle montagne per venerare la Madonna, secondo una tradizione antichissima e suggestiva. Il santuario è quasi tutto nuovo, ma la statua della Madonna è sempre lì, scura di legno di tiglio, e da poco rivestita da un manto di seta ricamato in oro e da una corona d’oro. Sembra sia uno dei prodotti dell’arte medievale abruzzese.

La leggenda del Capo della Madonna proibiva di spostare la statua, perché era stata la Vergine stessa a chiedere di non essere allontanata da Canneto. Ma nel 1948, la statua fu portata in pellegrinaggio nei paesi dei dintorni, che avevano subito le devastazioni della Guerra. Poi, la statua è stata portata in giro in occasione del Giubileo del 2000, e infine dal 27 settembre 2014 al 26 luglio, quando la Vergine Bruna ha attraversato tutte le parrocchie della diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo e anche alcune parrocchie che partecipano al pellegrinaggio del 22 agosto della diocesi di Isernia-Venafro. Al termine di questa peregrinatio, il vescovo ha annunciato l’elevazione a Basilica minore.

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