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Verso la Settimana Sociale 2021. Per ritrovare l’esperienza del limite umano

Pubblicato l’Instrumentum Laboris della 49esima Settimana Sociale, che si terrà a Taranto dal 21 al 24 ottobre 2021. Guarda al “Pianeta che speriamo” e ha obiettivi ambiziosi

Arcivescovo Filippo Santoro | L'arcivescovo Filippo Santoro di Taranto, presidente del Comitato della Settimana sociale dei Cattolici Italiani | ACI Stampa Arcivescovo Filippo Santoro | L'arcivescovo Filippo Santoro di Taranto, presidente del Comitato della Settimana sociale dei Cattolici Italiani | ACI Stampa

Gli obiettivi sono ambiziosi: “riconciliare il Cristianesimo con la modernità”, “proporre un nuovo modello di sviluppo”, passare dall’idea di “una decrescita felice a quella di una sostenibilità integrale”, superare l’idea di “una crescita infinita e illimitata” riportando l’uomo a fare esperienza del suo limite. La 49esima Settimana Sociale dei Cattolici italiani si propone, così, di inserirsi e guidare quello che Papa Francesco ha definito “un cambiamento di epoca”, e lo farà prima di tutto guardando all’impegno ecologico, ma con l’idea che “tutto è connesso”.

Soprattutto, lo farà da Taranto, città-simbolo con la sua storia dell’Ilva che combina problema ambientale e problema lavorativo, inquinamento e sviluppo. Lo farà dalla città in cui Paolo VI, nel 1965, andò a celebrare la notte di Natale, proprio nell’Ilva, a testimoniare, in un gesto senza precedenti nella storia della Chiesa, solidarietà agli operai.

La Settimana Sociale si terrà, dunque, a Taranto dal 21 al 24 ottobre 2021, e il tema sarà “Il Pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro e futuro. #Tuttoèconnesso”. Un tema pensato soprattutto per dare seguito alla Laudato Si, ma che ora va anche riletto alla luce della Fratelli Tutti di Papa Francesco. Un tema pensato soprattutto per una situazione “normale”, ma che invece deve fare i conti con una pandemia mondiale che, in fondo, ha profondamente intaccato anche i modelli di sviluppo.

Ci sono alcuni temi di fondo, nell’Instrumentum Laboris. Il primo, e forse più importante, è la necessità di tornare a considerare il limite umano. “L’intervento dell’essere umano sulla natura – si legge al punto 15 – è spesso dominato da interessi che mirano allo sfruttamento della natura e delle persone. Da qui nasce anche l’idea di una crescita infinita e illimitata”.

Questo mancato concetto del limite è direttamente collegato allo smarrimento del “senso autentico della trascendenza di Dio e della natura”, che porta anche alla “menzogna circa la disponibilità infinita di beni nel pianete, che conduce a spremerlo fino al limite e oltre il limite”, mentre “l’attività umana si trasforma in un idolo”.

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L’Instrumentum Laboris nota che “quella ecologica è una questione spirituale”, sottolinea che c’è “bisogno di un nuovo umanesimo che abbracci anche la cura della casa comune”, chiede di andare oltre “la rigida separazione dei saperi” per abbracciare un modello di comprensione più integrale, che permetta di far comprendere correlazioni e interdipendenze, punta a “sostenere e orientare la formazione di un nuovo modello di sviluppo capace di ridefinire il rapporto tra economica ed ecosistema, ambiente e lavoro, vita personale e organizzazione sociale”.

Ci vuole, insomma “una transizione ecologica”, che porti ad una economia di tipo circolare (si rimette nel ciclo di produzione ciò che è stato già prodotto e scartato e non utilizzato), per andare oltre lo sfruttamento, che dall’ambiente diventa facilmente sfruttamento dell’uomo, che reca in sé il demone della cultura dello scarto.

Ma c’è anche da considerare “una precisa relazione tra il degrado ambientale e i cambiamenti climatici e i flussi migratori”, tanto che l’instrumentum laboris parla di “un debito ecologico” tra Nord e Sud. Una correlazione che viene messa ancora più in luce dalla pandemia, da cui è chiaro che “ambiente, salute e lavoro sono collegati”.

Per questo, si sottolinea che la sanità è un bene pubblico diffuso, e si mette in risalto che questa riguarda anche la situazione umana. Da qui, la necessità di pensare a un nuovo equilibrio tra famiglia e lavoro, tra tempo libero e produttività.

Per il comitato della Settimana Sociale, questo è possibile solo se c’è una politica “realmente orientata al bene comune”, in grado di mettere insieme tutte le istanze, rispettando i paradigmi della sussidiarietà. In fondo, ci si trova di fronte ad una “occasione unica”, che è quella data dalla crisi della pandemia e il conseguente recovery fund, che può permettere di “accelerare in positivo il cambiamento del paradigma economico”.

Ci vuole “un progetto ambizioso, che, da un lato, punti a modificare le strutture di peccato che ne impediscono la realizzazione e, dall’altro, realizzi un piano pluriennale di investimenti capace di organizzare il cosa, il come e il chi della nostra economia”.

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Il documento loda il fatto che la finanza stia andando verso modelli di sviluppo sostenibile, sottolinea che “inclusione, giustizia sociale, lotta alla disuguaglianza” sono “fondamenti per una azione sociale e civile che promuove la persona e le sue libere espressione”, guarda al progresso digitale come “uno strumento utile a rafforzare l’inclusività, la sostenibilità e il bene comune”.

Nella Settimana Sociale saranno presentate diverse buone pratiche, si cercherà di coinvolgere i giovani, si opererà secondo “uno stile sinodale”, si punterà a far sedimentare nelle diocesi la Laudato Si e la Fratelli Tutti, si svilupperà un dialogo costruttivo con le istituzioni locali.