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Vescovi del Salvador dal Papa: le sfide pastorali dopo il Beato Romero

Papa Francesco e i Vescovi del Salvador |  | L'Osservatore Romano, ACI Group
Papa Francesco e i Vescovi del Salvador | | L'Osservatore Romano, ACI Group
Papa Francesco e i Vescovi del Salvador |  | L'Osservatore Romano,ACI Group
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Papa Francesco ha ricevuto stamattina i vescovi del Salvador in occasione della “visita ad Limina”. A guidarli, c’era Monsignor José Luis Escobar Alas, arcivescovo di San Salvador e presidente della Conferenza episcopale. La visita è avvenuta in coincidenza con il 24 marzo, la memoria liturgica del Beato Romero, l’arcivescovo di San Salvador ucciso nel marzo del 1980 mentre celebrava la messa.

Si parla principalmente del vescovo martire nell’incontro con il Papa. E soprattutto della sua causa di canonizzazione. In un’intervista alla Radio Vaticana monsignor Escobar Alas spiega: “Il 28 febbraio scorso abbiamo concluso l’istruzione del processo per il miracolo. Certo, noi vorremmo che il Papa canonizzasse Romero qui in Salvador e lo abbiamo invitato a venire il 15 agosto, giorno del centenario della sua nascita. Magari, se lo vuole la Divina Provvidenza, il miracolo verrà approvato dalla Santa Sede e il Papa lo canonizzerà il 15 agosto. Sarebbe per noi una benedizione molto grande. Noi vorremmo che fosse anche beatificato padre Rutilio Grande, il sacerdote gesuita morto martire come Romero nel 1977. La fase diocesana della sua causa di beatificazione è finita l’anno scorso e la documentazione è già arrivata alla Congregazione per le Cause dei Santi”.

Molti i temi trattati con il Papa nell’incontro di oggi: la violenza nel Paese, il fenomeno migratorio, le sfide pastorali della Chiesa del Salvador.

Riguardo la violenza del Paese l’arcivescovo commenta: “Abbiamo scritto una lettera pastorale dedicata proprio al tema della violenza. Nel documento abbiamo espresso il nostro punto di vista con un’analisi storica che evidenzia come purtroppo questo Paese abbia sofferto la violenza dai tempi della Conquista fino al conflitto armato della fine del secolo scorso, finito con un accordo di pace che non è stato pienamente rispettato. Non c’è stata una vera giustizia, se non una legge di amnistia inappropriata, illegittima, che ha insabbiato tutto, anche i crimini contro l’umanità. Parallelamente è sorto questo fenomeno delle bande.  Qual è la causa di questo fenomeno? Nella lettera sosteniamo che è sempre un problema di emarginazione, di esclusione sociale, di idolatria del denaro”.

Poi c’è il fenomeno migratorio, sempre molto vivo nel paese. Monsignor Escobar Alas a tal proposito afferma: “Il problema di fondo resta sempre quello economico: la povertà, o meglio la miseria, l’impossibilità di andare avanti. Quando emigra una parte della famiglia, si rompe l’unità familiare e ne derivano conseguenze terribili. Adesso a questo si somma la problematica negli Stati Uniti: come sappiamo, con il nuovo Governo e il nuovo Presidente americano si è creato un clima di inquietudine e di timore per le deportazioni. I nostri Paesi non sono nelle condizioni di reggere a un rimpatrio massiccio di nostri concittadini. Sarebbe un disastro per loro e per quelli che li accolgono. Sicuramente, come Chiesa abbiamo le braccia aperte e lavoreremo instancabilmente per i nostri fratelli”.

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Quali sono dunque le sfide della Chiesa del San Salvador di cui oggi hanno parlato i vescovi con il Papa? L’arcivescovo risponde: “Per noi sono principalmente la difesa della vita, intesa in senso ampio come giustizia, verità e pace in una società segnata dalla violenza. Siamo impegnati per il recupero dei valori della famiglia, di una famiglia solida e responsabile che può salvare tutta la società. Questo è lo sforzo che stiamo facendo”.