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Vita consacrata: a Tirana l'incontro europeo dei superiori

La statua di Madre Teresa davanti alla Cattedrale di Tirana  | La statua di Madre Teresa davanti alla Cattedrale di Tirana  | CNA/- Daniel Ibáñez 
La statua di Madre Teresa davanti alla Cattedrale di Tirana | La statua di Madre Teresa davanti alla Cattedrale di Tirana | CNA/- Daniel Ibáñez

“Voglio pensare all’Anno della Vita Consacrata come all’occasione propizia per voi di trovarvi un ulteriore motivo di rinnovamento e per la Chiesa tutta di lasciarsi “condire” dalla vostra presenza umile, ma incisiva”. Sono queste le parole con cui Mons. Angelo Massafra, Presidente della Conferenza episcopale albanese e Vice Presidente del CCEE, si è rivolto ai partecipanti all’Assemblea Generale dell’UCESM - l’Unione delle Conferenze Europee dei e delle Superiori/e Maggiori riuniti per il loro incontro annuale a Tirana fino a sabato 28 marzo.

Nell’Anno della Vita Consacrata, il vescovo francescano ha incentrato il suo intervento sulla corretta interpretazione dei rapporti tra vescovi e vita consacrata, e in particolare sul carisma dell’unità del vescovo nel rapporto con le varie realtà ecclesiali. “Il vescovo, nell’esercizio della sua paternità spirituale, propria del ministero che ha ricevuto, ha esattamente il dovere principale di discernere, riconoscere, accettare e favorire lo sviluppo dei carismi che lo Spirito Santo suscita in mezzo al suo popolo, tanto nei singoli, quanto negli Istituti di vita consacrata, quanto nei Movimenti o Associazioni”. Mons. Massafra, di origine pugliese, ricorda come lo “scopo della Chiesa è di ‘essere’ quella comunione stessa che lo Spirito ha realizzato a Pentecoste in antitesi con Babele... è ‘vivere e riprodurre’ in modo speciale quella comunione sussistente nella vita della Trinità…” Così, il vescovo di Scutari invita a “ripartire dalla retta considerazione e ridefinizione dei ruoli all’interno della Chiesa, a partire proprio da una corretta presa di coscienza della propria identità istituzionale o carismatica, oltre che, naturalmente dai numerosi documenti che, dal Concilio Vaticano II in poi, ci sono stati offerti”.

Infatti, insiste il Vice Presidente CCEE – “non è ammissibile pensare alla Vita Consacrata come ad un modello alternativo di Chiesa (una sorta di Chiesa nella Chiesa), ma piuttosto a quella parte di Chiesa che, con spirito profetico, muove l’intero corpo ecclesiale alla perfetta sequela del Maestro nelle mutate situazioni dei tempi”.

Per Mons. Massafra il modello che più rispecchia il legame tra il vescovo e le congregazioni o istituti di vita consacrata – e gli stessi rapporti tra i diversi membri di queste realtà ecclesiali – è l’istituzione famigliare. “Si sa quanto fallimentare possa rivelarsi il rapporto genitori/figli quando questi ultimi sono costretti a diventare ciò che i genitori desiderano fare di loro; quando, piuttosto che favorire e incanalare le risorse proprie di ciascuno, i genitori obbligano i figli a comportamenti e scelte che, invece, distruggono il dono che Dio ha fatto loro; un dono che, piuttosto, va scoperto, riconosciuto, accettato e favorito nel suo sviluppo: la vocazione personale. È proprio questo il compito principale di un genitore nei confronti dei figli”. Pertanto, dice il Vice Presidente CCEE, è importante che comunità di vita consacrata, famiglia e vescovo trovino e realizzino punti di incontro che favoriscono la relazione: ne risulterebbe “una vita ecclesiale vivace, capace di attingere alle risorse di ciascuno, nella valorizzazione delle singole vocazioni e carismi”.  “Mi domando come mai ancora oggi, dopo anni di studi, di convegni, di sinodi e documenti non si sia ancora giunti a quest’armonia tra le parti del corpo ecclesiale che pure sogniamo, desideriamo ed auspichiamo. “Un problema – conclude mons. Massafra - che, forse, non va risolto in termini dottrinali, ma nell’ambito di un’umanità informata dalla spiritualità”.

 

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