Ultime Notizie: genocidio degli Armeni

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Salvatore di Cappadocia il santo abruzzese morto per il popolo armeno

Cappadocia non è soltanto il nome di una regione situata nel cuore della penisola anatolica, a cavallo fra l'Asia minore e la Mesopotamia, ma è anche un borgo abruzzese non troppo distante dai due maggiori centri della Marsica, Avezzano e Tagliacozzo.

Un momento della preghiera ecumenica per i martiri del genocidio armeno, San Bartolomeo all'Isola, Roma, 25 aprile 2021 / AG / ACI Group

Genocidio armeno, il Cardinale Koch: “Il martirio è il fulcro del cristianesimo”

I martiri del genocidio armeno “ci hanno ricordato che il martirio non è un fenomeno marginale nel cristianesimo, ma è il fulcro stesso della Chiesa”. Perché “il martirio è una caratteristica essenziale del cristianesimo, motivo per cui non può esserci cristianesimo esente dal martirio”. Il Cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, non ha paura di utilizzare il termine “genocidio” per riferirsi al massacro degli armeni nel 1915, e non ha paura di collegare questo termine a quella che è “la prima nazione cristiana”. E lo dice senza mezze misure, durante la preghiera per i Martiri del Genocidio Armeno organizzata dal Pontificio Consiglio da lui guidato insieme alla Rappresentanza della Chiesa Apostolica Armena presso la Santa Sede.  

Iscrizioni armene nel monastero di Gandsazar, in Nagorno Karabakh / Wikimedia Commons

Conflitto in Nagorno Karabakh, è in atto anche un genocidio culturale?

L’attacco dello scorso 8 ottobre alla cattedrale di Sushi, simbolo della cristianità armena in Nagorno Karabakh, era già un primo segnale. Il 13 ottobre, era stata una chiesa battista ad essere colpita dalle bombe. Ma, nel corso di questi anni di conflitto – un conflitto freddo e caldo alternato – sono stati tanti gli edifici della cultura armena nel territorio che gli armeni chiamano Artaskh ad essere colpito. Tanto che un recente studio ha parlato di un vero e proprio “genocidio culturale” in atto nel territorio.  

pubblico dominio

Il Cardinale Dolci, il porporato che si spese contro il genocidio armeno

Ricorre oggi l'80/mo anniversario della morte del Cardinale Angelo Maria Dolci, diplomatico di razza della Santa Sede, morto - per l'appunto - il 13 settembre 1939 all'età di 72 anni. 

pd

La croce di spighe dei poeti armeni uccisi nel "Grande Male"

“Il popolo armeno voleva vivere, voleva gettare sotto i suoi piedi le sue catene,

La Fortezza delle Rondini a Tsitsernakaberd / Andrea Gagliarducci / ACI Stampa

L’Armenia dopo il Papa, ancora alla ricerca del riconoscimento del genocidio

Tutto ruota intorno ad una parola: genocidio. Perché non c’è dubbio che milioni di armeni furono deportati, a più riprese, dal XIX secolo in poi, fino ai tragici fatti del 1915. C’è così poco dubbio che persino i turchi ne processarono e condannarono i responsabili, prima dell’arrivo della Turchia laica e moderna targata Kemal Ataturk. Tutto sta nel modo in cui definire quei “tragici fatti”. Come parlare della scomparsa di un milione e mezzo di persone. Per gli armeni non c’è dubbio: è genocidio. Per la comunità internazionale: dipende. Per i turchi, non fu genocidio, perché durante quei fatti non morirono solo gli armeni.  

OR

Il Papa e l'Armenia, vita di pietra, tenerezza di madre

Giustizia e pace. Francesco le augura all’Armenia, terra biblica di grandi contrasti come violento e contrastato è il clima, così la storia, la cultura, la vita.  “Vita di pietra” e  “tenerezza di madre” dice Francesco ai giornalisti che lo hanno seguito in queste 52 ore nel paese dove per la prima volta il cristianesimo è stato dichiarato religione di stato.

Edward Pentin Aci Group

Il Papa: "Genocidio? In Argentina ho sempre usato questa parola"

Al popolo armeno auguro "la giustizia e la pace e prego per questo, perché è un popolo coraggioso, e prego perché trovi la giustizia e la pace, io so che tanti lavorano per questo". E' un popolo che "ha portato croci, ma non ha perso la tenerezza, l’arte, la musica... un popolo che ha sofferto tanto nella sua storia e soltanto la fede lo ha mantenuto in piedi, perché il fatto che sia stata la prima nazione cristiana, questo non è sufficiente. E’ stata la prima nazione cristiana perché il Signore l’ha benedetta, perché ha avuto i santi, ha avuto i vescovi santi, martiri e per questo ha fatto della resistenza la pelle di pietra, diciamo così, ma non ha perso la tenerezza di un cuore materno. L’Armenia è anche madre". Sono le prime parole del Papa, nella consueta conferenza stampa con i giornalisti ammessi al volo papale, durante il viaggio di ritorno verso Roma.

Osservatore Romano

Il Papa a Gyumri ricorda l'importanza della memoria

La seconda giornata armena di Papa Francesco ha avuto inizio con la visita al Mausoleo di Tzitzernakaberd, dedicato alla memoria delle vittime del Metz Yeghérn, il genocidio del popolo armeno avvenuto per mano dell’Impero Ottomano a partire dal 1915. Insieme al Catholicos Karekin II e al presidente della Repubblica Armena, il Papa ha omaggiato le vittime e recitato una preghiera per poi innaffiare un albero a memoria della visita.   

Memoriale del Genocidio, Erevan: la fiamma eterna in ricordo delle vittime / Andrea Gagliarducci / ACI Stampa

Il Papa in Armenia, per esplorare il filo rosso tra il Grande Male ed Echmiadzin

Il vuoto di generazioni: è questo il segno più profondo che ha lasciato il Metz Yeghern, il “Grande Male”, come gli armeni chiamano l’uccisione sistematica del loro popolo che a più ondate si è scatenato a partire dal XIX secolo. Ma è anche il segno profondo che hanno lasciato 70 anni di regime comunista. Prima la distruzione di un popolo, poi il tentativo di distruggere la loro religiosità: è una qualcosa che va ben oltre la definizione del genocidio.  

I volumi sulla questione armena curati da padre Georges-Henri Ruyssen  / news.am

Ecumenismo del sangue: sarà questa la frase chiave del Papa in Armenia?

La parola chiave è “genocidio”. Così dovrebbe essere definito il massacro degli armeni, che furono deportati dalla parte orientale della Turchia e uccisi in massa durante la I Guerra Mondiale. Gli armeni lo chiamano “il Grande Male”, la Turchia rifiuta la definizione tanto che ogni volta che uno stato la usa, c’è crisi diplomatica. Ma Papa Francesco non ha avuto paura a dirlo. E lo potrebbe dire ancora, secondo padre Georges-Henry Ruyssen, gesuita, canonista, che si è avvicinato alla questione armena grazie ad un incontro, e che ha curato sette volumi fitti di documenti, dispacci diplomatici, lettere che dimostrano come la Santa Sede non solo fosse al corrente, ma fosse anche l’unica potenza ad essersi davvero attivata per fermare quel massacro dimenticato. Papa Francesco sarà in Armenia dal 24 al 26 giugno, e per padre Ruyssen è possibile che il Papa userà di nuovo il termine genocidio. Come è anche possibile che il Papa parlerà di ecumenismo del sangue, un tema che a lui sta molto a cuore. Perché in fondo la storia si ripete sempre. E sono molti i punti in comune con i fatti di cento anni fa.

pd

La giornata dei martiri armeni in attesa di Francesco

Quella parola: genocidio. Quella parola che la storia sembrava non voler pronunciare e che invece hanno scritto e pronunciato i Papi e che forse Francesco userà di nuovo proprio là, in Armenia. Domani si ricorda quello che c’è dietro “il grande male” la grande persecuzione.  

Rinaldo Marmara presenta il libro "La squadra pontificia ai Dardanelli" a Papa Francesco, 3 febbraio 2016 / L'Osservatore Romano

Turchia-Santa Sede, un libro crea l'occasione per il disgelo delle relazioni

“Io voglio bene al popolo turco e lo apprezzo”. Lo ha detto Papa Francesco a Rinaldo Marmara, presidente di Caritas Turchia e addetto culturale della Conferenza Episcopale Turca. Marmara ha incontrato Papa Francesco al termine dell’udienza generale del 3 febbraio, e gli ha presentato il libro “La squadra pontificia ai Dardanelli 1657”. Una presentazione che ha creato l’occasione di un comunicato stampa più ampio sulla storia della Turchia, in cui la Santa Sede parlava dei “tragici fatti” del 1915 in relazione al massacro degli armeni. Il fatto che non si sia parlato più del termine genocidio ha di fatto creato il disgelo delle relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Turchia, la quale ha reinviato in Italia il suo ambasciatore accreditato presso la Santa Sede.