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Blonia, il prato di Giovanni Paolo II

Parco di Blonia | Preparazione al Parco di Blonia | Krakow2016 Parco di Blonia | Preparazione al Parco di Blonia | Krakow2016

La croce sull’altare è pronta, e aspetta solo Papa Francesco. Il parco di Blonia, 48 ettari di superficie in un posto che ormai è il cuore di Cracovia, è un posto caro ai polacchi. Un luogo di libertà, ma soprattutto di memoria. Perché è lì che Giovanni Paolo II, il loro Papa, ha tenuto sempre almeno un evento pubblico in tutti i suoi viaggi nella terra natale. Uno spazio enorme, tra due campi sportivi appartenenti a squadre di calcio che a Cracovia sono l’equivalente di Roma e Lazio. Uno spazio con una storia che si perde nei secoli, e va molto oltre il tempo del Papa polacco.

San Giovanni Paolo II, con la sua presenza, non ha fatto altro che esaltare un luogo già caro al popolo polacco.

La storia del prato di Blonia risale al 1162. Era un luogo per pascolare, ma poi il prato fu donato ai monastero di Norbertine da Jaska di Miechow, un nobile ricco e fondatore dell’Ordine del Santo Sepolcro in Polonia. Divenne subito un luogo importante. Tanto che nel 1254 il vescovo John Pandrota ha ricevuto lì la bolla di canonizzazione di Stanislao di Szczepanow.

È seguito, però, un periodo lungo in cui il prato è stato trascurato, e nel XIX secolo il parco si trasformò addirittura in una palude, che fu poi bonificata. Dopo la bonifica, il parco tornò all’antico splendore, e divenne località privilegiata per le grandi adunate di massa.

Così, nel 1809, quando Cracovia fu incorporata nel Ducato di Varsavia, fu Blonia il luogo deputato per una parata militare per la giornata di Napoleone. E nel 1849 lo zar Nicola I ha radunato in rassegna le truppe a Blonia prima di partire per l’Ungheria. Il primo aereo partito da Cracovia è partito da quel prato. E si stette con gli occhi rivolti al cielo anche tra il 16 e il 20 maggio 1910, quando nel prato fu organizzato un punto di osservazione della Cometa di Halley.

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Sempre a Blonia si è celebrato il 500esimo anniversario della vittoria a Gunwald e nel 1933 si tenne una parata militare per l’anniversario della vittoria di Giovanni III Sobieski a Vienna del 1683.

Logico che Giovanni Paolo II lo scegliesse come luogo dove celebrare la Santa Messa, sia nel 1979 che nel 1983, nel 1997 e nel 2002.

E da lì Giovanni Paolo II ha lanciato il suo messaggio di libertà per la nazione polacca. “Vi prego – disse il Papa nel 1979 - ad aver fiducia, malgrado ogni vostra debolezza, di cercare sempre la forza spirituale da Colui, presso il quale tante generazioni dei nostri padri e delle nostre madri la trovavano. Non staccatevi mai da lui. Non perdete mai la libertà di spirito, con la quale lui ‘fa libero’ l’uomo”.

Era una omelia potente, che in pratica legava l’uomo alla libertà di Dio e lo staccava dalla dominazione comunista, seppur senza mai prendere una posizione politica. Nel 2002, per l’ultimo pellegrinaggio del Papa santo, furono 2 milioni e mezzo i partecipanti alla Messa a Blonia. E a loro Giovanni Paolo II diede un po’ il suo testamento spirituale, la richiesta di testimoniare la misericordia che suona ancora viva in questo Giubileo della Misericordia voluto da Papa Francesco.

“Dio – disse Giovanni Paolo II - ha scelto per questo i nostri tempi. Forse perché il ventesimo secolo, nonostante indiscutibili successi in molti campi, è stato segnato, in modo particolare, dal "mistero dell'iniquità". Con questa eredità di bene ma anche di male, siamo entrati nel nuovo millennio. Davanti all'umanità si aprono nuove prospettive di sviluppo e, nel contempo, pericoli finora inediti".

Aggiungeva il Papa polacco: "Sovente l'uomo vive come se Dio non esistesse, e perfino mette se stesso al posto di Dio. Si arroga il diritto del Creatore di interferire nel mistero della vita umana. Vuole decidere, mediante manipolazioni genetiche, la vita dell'uomo e determinare il limite della morte. Respingendo le leggi divine e i principi morali, attenta apertamente alla famiglia. In vari modi tenta di far tacere la voce di Dio nel cuore degli uomini; vuol fare di Dio il 'grande assente' nella cultura e nella coscienza dei popoli. Il 'mistero dell'iniquità' continua a segnare la realtà del mondo”.

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Sono parole attualissime ancora oggi. E chissà che Papa Francesco non riprenda questo messaggio, nei suoi appuntamenti al parco, e in particolare durante la via Crucis di venerdì sera.