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Cattolici e Patriarcato di Mosca, il punto un anno dopo l’Avana

Il Cardinale Koch e il metropolita Hilarion | Il Cardinale Koch e il metropolita Hilarion si incontrano all'università di Friburgo | www3.unifr.ch Il Cardinale Koch e il metropolita Hilarion | Il Cardinale Koch e il metropolita Hilarion si incontrano all'università di Friburgo | www3.unifr.ch

C’è anche la solita questione dell’Ucraina, brandita come un grimaldello politico all’interno di un dialogo di stampo teologico. Ma, al di là di quello, l’incontro tra il Cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, e il Metropolita Hilarion, presidente del Dipartimento di Relazioni Estere del Patriarcato di Mosca, segna il punto del dialogo ecumenico in corso. Un dialogo che ha avuto nuova spinta e impulso dallo storico incontro dell’Avana tra Papa Francesco e il Patriarca Kirill.

In una intervista “doppia” concessa al sito dell’Università di Friburgo, in Svizzera, luogo dell’incontro del 12 febbraio, il metropolita Hilarion ha sottolineato che è stato il Patriarca Kirill a chiedere che l’incontro avvenisse a Cuba, lontano dal continente europeo dove avevano avuto luogo gli scontri tra cattolici e ortodossi.

Ed è la questione ucraina ad entrare prepotentemente nella conferenza stampa che fa seguito all’incontro. Una questione che per il Patriarcato di Mosca sembra essere ineludibile. Hilarion la inserì, del tutto a sorpresa, persino in un discorso del Sinodo 2014, con attacchi così diretti alla Chiesa Greco Cattolica – che lui continua a definire “uniate” – che il Cardinale Timothy Dolan di New York si sentì il dovere morale di ospitare l’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk nella sua trasmissione radio per permettergli di spiegare il suo punto di vista.

La questione è stata reiterata nella conferenza stampa, come riferisce il sito cattolico svizzero “cath.ch”. Il sito parla di “una filippica caustica contro la Chiesa Greco Cattolica dell’Ucraina”, e riporta che Hilarion ha detto che “l’uniatismo dimostra di avere la forza di seminare odio e inimicizia sistematicamente e deliberatamente, impedendo la riconciliazione tra Oriente e Occidente”. E ha poi sottolineato che “in queste circostanze tragiche, le Chiese sono chiamate ad agire insieme nel nome della pace. Non possiamo raggiungere questo obiettivo senza che gli ortodossi e i greco-cattolici si sforzino di superare la loro inimicizia storica.”

Da parte sua, il Cardinale Koch ha sottolineato che uno dei frutti della riunione all’Avana dovrebbe e potrebbe essere il ripristino del dialogo con l’Ucraina. E, sebbene la Chiesa Greco Cattolica Ucraina avesse avuto una reazione molto negativa alla dichiarazione comune firmata da Papa Francesco e il Patriarca Kirill, la Santa Sede ha poi mostrato una certa sollecitudine nei confronti dell’Ucraina, con le iniziative della Colletta Straordinaria voluta da Papa Francesco e poi con il viaggio in Ucraina del Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano.

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Il Cardinale Koch ha quindi proposto di stabilire una commissione storica congiunta per fare luce “sulle ferite subite dagli uni e dagli altri” al fine di purificare la memoria, e sottolineato “l’importanza di un dialogo sulle sfide attuali che sono di ordine nazionale e politico, non religioso o teologico”.

Si è giocata proprio su questi due registri la conferenza del Cardinale Koch e del Metropolita Hilarion, di fatto gli unici testimoni dell’incontro privato tra Papa Francesco e Kirill.

Così, di fronte a circa 200 ospiti e rappresentanti delle diverse Chiese cristiane, Hilarion ha detto che “l’incontro di Cuba è stato di fondamentale importanza socio-politico”. "Le condizioni storiche – ha detto il metropolita - ci impongono di imparare a vivere e ad agire in questo mondo non come concorrenti, ma come fratelli, anche prima che il ristabilimento della piena comunione, per difendere tutti i valori che abbiamo in comune". E ha citato le minacce dell’estremismo, del terrorismo, la violazione dei diritti umani e della libertà religiosa, e la comune sfida della famiglia, specialmente in Occidente, dove "con il pretesto di promuovere le idee di tolleranza, la democrazia, la diffusione di valori liberali ha scatenato una vera e propria persecuzione contro il cristianesimo e dei valori tradizionali." E menzionato in particolare l'aborto che ha interrotto un milione di vite in Russia nel 2013.

Ma se nella parole di Hilarion la dichiarazione congiunta è “un vero e proprio statuto”, e un “punto di riferimento” su cui regolare le azioni del futuro, il Cardinale Koch ha invece messo in luce che la dichiarazione è “un documento che non ha pretesa di perfezione”, né ha altra ambizione di “esprimere che in un contesto e in un determinato momento” è possibile dire una parola comune, sebbene non ci sia stata soddisfazione unanime.

I due hanno poi messo in luce le molte iniziative concrete emerse in questo anno, dalle quattro visite di Hilarion a Roma allo scambio di studenti, ai concerti, alla Mostra dei Musei vaticani a Mosca, seguendo il filo dell’articolo che padre Hyacinthe Destivelle aveva scritto sull’Osservatore Romano lo scorso 19 gennaio.

Sono tre, per il Cardinale Koch, le vie dell’ecumenismo nel futuro: l'ecumenismo dei santi, l'ecumenismo culturale ed ecumenico dell'azione comune.

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