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Chiesa Cattolica e Patriarcato di Mosca, tre anni dopo l’Avana

Cardinale Koch e Metropolita Hilarion | Il Cardinale Koch e il Metropolita Hilarion in uno dei loro passati incontri  | mospat.ru Cardinale Koch e Metropolita Hilarion | Il Cardinale Koch e il Metropolita Hilarion in uno dei loro passati incontri | mospat.ru

La difesa della vita come luogo di scambio ecumenico: tre anni dopo lo storico incontro dell’Avana tra Papa Francesco e il Patriarca Kirill, il Cardinale Kurt Koch e il metropolita Hilarion si incontrano a Mosca, il prossimo 12 febbraio, per portare avanti il dialogo che è nato da quell’incontro.

L’incontro di Mosca non è ancora riportato in nessuna agenda ufficiale, ma è confermato da ambienti del Pontificio Consiglio per la Promozione per l’Unità dei Cristiani. Per il programma, si rinvia al Patriarcato di Mosca, organizzatore del dibattito.

Il primo anniversario dell’incontro tra Papa Francesco e Kirill era stato celebrato a Friburgo, in Svizzera. Il secondo a Vienna, in Austria. In entrambi i casi, il capo delle Relazioni Esterne del Patriarcato di Mosca aveva dialogato con il Cardinale Koch. E, in particolare, lo scorso anno a Vienna, si era trovato uno spiraglio per il dialogo ecumenico nella difficile situazione in Siria.

Quest’anno, il luogo di incontro ecumenico è il tema della difesa della vita, che è molto sviluppata nella dichiarazione congiunta dell’Avana.

Nella dichiarazione, Papa Francesco e il Patriarca Kirill chiedono “a tutti di rispettare il diritto inalienabile alla vita”, in quanto “milioni di bambini sono privati della possibilità stessa di nascere nel mondo”; denunciano che “lo sviluppo della cosiddetta eutanasia fa sì che le persone anziane e gli infermi inizino a sentirsi un peso eccessivo per le loro famiglie e la società in generale”; mostrano preoccupazione per “lo sviluppo delle tecniche di procreazione medicalmente assistita, perché la manipolazione della vita umana è un attacco ai fondamenti dell’esistenza dell’uomo, creato ad immagine di Dio”.

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Sono questi i temi che rientreranno nel dialogo di Mosca. Un modo per non entrare in temi politici – la questione ucraina era prepotentemente entrata nel dibattito nell’incontro del primo anniversario nel 2017 – e allo stesso tempo di mantenersi sulle questioni teologiche sulle quali tutti sono d’accordo.

È l’ecumenismo pratico sviluppato da Papa Francesco, il quale, dopo l’incontro dell’Avana, ha accettato che parte delle reliquie di San Nicola fossero traslate in Russia nell’estate del 2017, cosa che ha creato un ulteriore ponte con il Patriarcato di Mosca.

Un dialogo che si basa più sulle cose da fare in comune che sul dibattito teologico. E non potrebbe essere altrimenti: a seguito dello scisma ortodosso, e delle frizioni con il Patriarcato di Costantinopoli con cui aveva rotto la comunione, il Patriarcato di Mosca ha deciso di non partecipare al tavolo teologico cattolico-ortodosso, che ha comunque continuato i suoi lavori. Sebbene la posizione neutrale della Santa Sede sia stata apprezzata dagli ortodossi di Mosca, si preferisce evitare di entrare nelle questioni di taglio più politico, per concentrarsi sul rapporto bilaterale.

La difesa della vita diventa, così, un luogo di dialogo ecumenico.