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Diplomazia pontificia. Il Vaticano nella famiglia delle nazioni

Arcivescovo Silvano Maria Tomasi | L'arcivescovo Silvano Maria Tomasi durante una delle sessioni alle Nazioni Unite | UN.org Arcivescovo Silvano Maria Tomasi | L'arcivescovo Silvano Maria Tomasi durante una delle sessioni alle Nazioni Unite | UN.org

Quale è il ruolo della diplomazia del Papa in era moderna? Se, da sempre, la Santa Sede ha avuto una sua rete diplomatica, con cui intratteneva rapporti con gli Stati, è nell’epoca moderna che la Santa Sede arricchisce il suo lavoro con le cosiddette relazioni “multilaterali”, quelle che si fanno all’interno degli organismi internazionali. Per questo, la Santa Sede ha una missione permanente presso le Nazioni Unite, con osservatori nelle sedi ONU di New York, Nairobi, Ginevra, ma è anche presente con un osservatore all’UNESCO, all’OSCE, al Consiglio d’Europa ed è membro di importanti consessi internazionali.

Ma quale è la ragione profonda di questo impegno e in che modo si è sviluppato? Lo racconta ad ACI Stampa l’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, oggi consigliere del Dicastero per il Servizio allo Sviluppo Umano Integrale, ma per 13 anni osservatore della Santa Sede presso la sede ONU di Ginevra. I suoi interventi più significativi nel corso di 13 anni sono raccolti in un libro, “Il Vaticano nella famiglia delle Nazioni”, edito dalla Cambridge University Press. Una sorta di “summa” del pensiero cristiano della diplomazia multilaterale, che si snoda attraverso tre pontificati.

Eccellenza, come nasce l’impegno della Santa Sede nella famiglia delle nazioni?

L’esperienza degli orrori della Seconda Guerra Mondiale genera due movimenti paralleli a cominciare dalla seconda metà degli anni 1940. La facilità dei mezzi di trasporto e di comunicazione, il desiderio di collaborare per evitare il ripetersi in futuro di tragedie distruttrici di ogni senso di umanità accelerano un processo di globalizzazione in cui emergono nuove strutture economiche e politiche regionali e internazionali.

In che modo la Santa Sede partecipa a questo movimento?

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Con il delinearsi della moderna Comunità internazionale, la visione cristiana delle relazioni internazionali si sviluppa partendo dalla difesa dei diritti dei popoli e dei valori di cui è portatrice la persona, nell’integrità delle sue componenti, fisiche e spirituali. L’azione diplomatica della Santa Sede si inserisce in questa prospettiva per cui sollecita una presa di coscienza, da parte della Comunità Internazionale, del comune destino e dell’urgenza di una soluzione pacifica delle crisi. Inoltre contribuisce con il suo patrimonio dottrinale e di esperienza in umanità a rendere le relazioni internazionali un servizio alla solidarietà globale. Mi pare che l’ inadeguatezza e inefficacia delle Istituzioni e delle Relazioni Internazionali sono in buona parte ravvisabili nella mancanza di visione corretta della persona umana e di un’antropologia realista.

Una visione della persona umana che è portata avanti proprio dalla Chiesa…

Come esperta in umanità, la Chiesa cammina a fianco della gente e delle popolazioni, indipendentemente dal loro tipo di governo, di correnti politiche e idee di sicurezza nazionale e internazionale. Il suo potere è quello di risvegliare le coscienze e di mostrare come una comprensione completa della persona umana abbia conseguenze politiche fondamentali.

Quali sono queste conseguenze?

Prima di tutto, l’impegno per la pace, che diventa quindi inderogabile per la Santa Sede per ragioni dottrinali, storiche e umanitarie, e si basa sul messaggio evangelico di fraternità universale. La pace che si cerca non è solo mancanza di guerra, ma include l'spetto positivo della costruzione di un ordine sociale giusto. Dalla Pacem in Terris di San Giovanni XXIII al Concilio Vaticano II (Gaudium et Spes) all' attuale Pontefice, il mantenimento e il ritorno alla pace dominano gli interventi pubblici della Santa Sede e ne viene tracciata la strada per il loro conseguimento.

Da cosa è composta questa strada?

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Formazione di una nuova mentalità con le Giornate Mondiali della Pace; il coinvolgimento nelle discussioni sul disarmo; l' incoraggiamento per l' efficacia delle istituzioni internazionali.

Quali le maggiori difficoltà?

Nell’arena internazionale che sono le Nazioni Unite si incontrano filosofie e culture molto diverse. Il pensiero laico occidentale in particolare trova inaccettabile la posizione controcorrente della Santa Sede su alcuni aspetti dei diritti umani come l’orientamento sessuale, l’aborto, l’eutanasia, la manipolazione genetica. Nascono tensioni tra l’espediente pragmatico e politico e la difesa della dignità di ogni persona.

In pratica, una lotta tra i credenti e non credenti…

Ci troviamo di fronte a due antropologie tra le quali il dialogo non è facile. Ma la maggioranza dei Paesi, anche se in disaccordo sul piano pratico, capisce l’obiettivo della Santa Sede di essere voce della coscienza. La collocazione della Santa Sede nella Comunità internazionale mi sembra assumi un crescente prestigio con il messaggio di Papa Francesco che invita a guardare al mondo dalla periferia verso il centro, a creare ponti, a mettersi al posto delle vittime sia dei conflitti armati che dell’estrema povertà e della tratta delle persone. Dopo tutto, l’autorevolezza della Santa Sede non viene dalla forza ma dalla sua “esperienza in umanità”. Per questo anche i Rappresentanti di Paesi che non concordano con la posizione della Santa Sede ascoltano e vogliono conoscere le nostre motivazioni.

Quale è la posizione della Santa Sede negli organismi internazionali?

La Chiesa ha accompagnato e appoggiato lo sviluppo di istituzioni multilaterali ed ha proposto la creazione di un’autorità mondiale fondata sulla giustizia e la legge. Papa Giovanni XXIII e il Concilio Vaticano II hanno affrontato la questione dell’interdipendenza in cui viviamo e la necessità di una global governance, non un super stato, ma un’autorità capace di perseguire il bene comune.

Quale è la condizione perché questa autorità sia credibile?

La condizione richiesta per la credibilità ed efficacia di questa autorità globale è che abbia una dimensione etica radicata nella legge morale scritta nel cuore di ogni persona. La diplomazia mutilaterale della Santa Sede quindi è la voce che sostiene i valori della morale naturale e del Vangelo, la strada che porta alla convivenza pacifica e al rispetto della dignità di ogni persona. La ragion d'essere della presenza della Santa Sede nel seno della Comunità delle Nazioni è quella di essere la voce che aspetta la coscienza umana... Autorità spirituale e universale, la Santa Sede attraverso la sua azione intende rendere tale servizio all'umanità, senza altra preoccupazione che di ricordare instancabilmente le esigenze del bene comune, il rispetto della persona umana, la promozione dei piu’ alti valori spirituali. Come ricordava San Giovanni Paolo II “ciò che è in gioco è la dimensione trascendente dell'uomo. Essa non può essere sottomessa ai capricci degli uomini di Stato o delle ideologie. I responsabili della società sono anche al servizio dell'uomo e i loro concittadini aspettano da loro un attaccamento indefettibile al bene, la perseveranza nello sforzo, l'onestà nella gestione della cosa pubblica, nonché la capacità di ascolto di tutti senza discriminazione alcuna. Esiste una moralità al servizio della città, e la Santa Sede si considera al servizio di questo risveglio della coscienza.”